Settore in difficoltà, a causa di frequenti eccessivi prelievi e non osservanza di regole, che fa registrare in Italia una sostanziale diminuzione della risorsa ittica, con conseguente, ovvia diminuzione del prelievo e di reddito per i pescatori. La pesca si divide sostanzialmente in due grandi branche, diverse per metodologie e strumentazioni: la pesca industriale e la pesca artigianale. La prima richiede investimenti elevati e si effettua con navi di stazza medio grande. Talvolta l’attività è integrata da infrastrutture a terra, nei settori della trasformazione, conservazione e commercializzazione del pescato. La seconda, invece, è caratterizzata da bassi investimenti e da un impiego di manodopera (1 o 2 pescatori per imbarcazione, di più in caso di pesche specializzate) che può essere fisso o a tempo parziale. Le imbarcazioni utilizzate sono relativamente piccole, di età variabile, spesso obsoleta (si parla di meno di 40 anni), con un numero molto limitato di imbarcazioni recenti. Una componente particolarmente importante della pesca artigianale, in termini numerici ed occupazionali, e’ rappresentata dalla piccola pesca che viene generalmente esercitata a poca distanza dalla costa, mentre diversi sono i sistemi impiegati: posta, palangari, circuizione, sciabica. Anche i sistemi di pesca più comunemente impiegati si differenziano per procedimenti e mezzi. Tra questi, quindi, lo strascico: realizzato con reti che pescano sul fondo. In Toscana generalmente catturano scampi, triglie, naselli, moscardini. La circuizione, invece, nota anche come lampara o cianciolo, prevede l’uso di una rete di grandi dimensioni per “recingere” e catturare un branco di pesci, principalmente costituito da pesce azzurro (alici, sarde, sgombri). Questa pesca si svolge soprattutto di notte, in spedizioni durante le quali l’imbarcazione principale viene coadiuvata da due o tre piccole barche di appoggio dotate di generatori di corrente e fonti luminose impiegate per attrarre il pesce e concentrarlo in banchi. Un altro noto sistema è quello definito volante a coppia, in cui si impiegano reti rimorchiate da due motopesca in superficie senza mai toccare il fondo. E’ un genere di pesca, però, non diffuso soltanto in alcune zone d’Italia. Il metodo delle reti da posta si svolge senza traino, la rete viene disposta perpendicolarmente sul fondo estesa verso la superficie. I palangari: quest’ultimo tipo di pesca si avvale di attrezzi con ami fissi o derivanti. I fissi vengono ancorati sul fondo mentre i derivanti sono lasciati all’azione dei venti e delle correnti oppure possono essere trainati. I palangari derivanti sono utilizzati per la cattura dei grandi scombroidei (tonno e pesce spada). Un occhio particolare all’analisi della pesca toscana: il 74% delle imbarcazioni effettua pesca artigianale, il 24% pesca a strascico, il rimanente 2% pesca a circuizione. Le imbarcazioni che effettuano pesca a strascico rappresentano però il 65% del tonnellaggio della flotta toscana, le flottiglie più consistenti sono nei porti di Viareggio, Livorno, Piombino, Castiglione della Pescaia, Porto Santo Stefano e Porto Ercole. Le imbarcazioni che effettuano la pesca artigianale sono diffuse in tutte le località. Quelle che effettuano pesca a circuizione sono registrate solo a Livorno, Portoferraio e Marina di Campo. Lungo le coste toscane sono presenti 25 porti che ospitano naviglio da pesca. Complessivamente le flottiglie più importanti sono quelle di Viareggio, Livorno e Porto Santo Stefano. Per quanto riguarda, infine, il mercato toscano dei prodotti della pesca, la maggiore produttività si riscontra presso la marineria di Viareggio ed è dovuta prevalentemente alla cattura di pesce azzurro. Seguono Castiglione della Pescaia e Monte Argentario. Oltre al pesce azzurro le specie toscane maggiormente pescate sono: nasello, triglia, scampo e moscardino. Complessivamente sono stati censiti 19 impianti di acquacoltura marina o salmastra, comprendenti vari tipi di allevamenti, intensivi, misti, estensivi, in laguna, off shore.
Camilla Magnelli
(nella foto le "bilance" in Bocca d’Arno, alla foce del fiume, caratteristiche reti da pesca manovrate da costruzioni in legno simili a palafitte. Nel pomeriggio arrivano i pescherecci che attraccano ai vecchi pontili in legno per la vendita diretta del pesce)