Il vino italiano piace ai russi ed ha notevoli margini di crescita, con un incremento che arriva fino al 40% all’anno. La conferma arriva da Vinitaly Moscow, l’iniziativa organizzata ieri a Mosca da Veronafiere in collaborazione con Ice ed Enoteca d’Italia nell’ambito del progetto Origine per la promozione del vino italiano di qualità nel mondo. Al workshop, a cui hanno partecipato una trentina tra le migliori aziende nazionali e l’Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi Marche, erano attesi duecento tra operatori e professionisti del settore, ne sono arrivati seicento. Segno che l’interesse per le produzioni italiane è molto elevato e che questo mercato può rivelarsi una grande opportunità commerciale per molte imprese del comparto.
"Abbiamo registrato una notevole partecipazione", spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, "consentendo ai nostri espositori di entrare in contatto con i più qualificati importatori russi. Far conoscere il prodotto italiano di qualità è l’obiettivo della nostra struttura, che proprio nel mercato russo ha intravisto delle importanti occasioni di sviluppo e di penetrazione per il sistema enologico nazionale".
"Il mercato del vino italiano in Russia va molto bene", afferma Fabrizio Camastra, responsabile della sezione sviluppo scambi dell’Ice di Mosca presso l’ambasciata d’Italia. "Per ora è concentrato soprattutto a Mosca, ma stanno prendendo piede anche San Pietroburgo e Soci in Crimea, luogo di villeggiatura dove stanno aprendo molti ristoranti. I tassi di crescita dei nostri vini oscillano tra il 20% ed il 40% annui, ed in particolare sono i rossi ben strutturati e con una marca ben identificata, gli spumanti ed i vini da meditazione sono quelli che incontrano le preferenze dei consumatori".
"L’Italia – prosegue -, non ha per ora una quota di mercato molto elevata in termini di volume, ma detiene una nicchia di alta qualità. Il mercato è appannaggio dei vini moldavi, seguiti da quelli bulgari, dalla Georgia, Francia e Spagna, ma a Mosca ci sono 150 ristoranti di eccellenza, 90 dei quali sono italiani ed il canale della ristorazione può rivelarsi molto importante non solo per la promozione ma per accrescere la quota di mercato del vino italiano".
Enrico Nappini, uno dei responsabili della MBG (Moscow Business Group) di Mosca, che si occupa soprattutto di importazione di vini italiani, conferma questi dati. "Il prodotto italiano piace, tanto che l’incremento annuo si attesta a circa il 40%. Finora l’Italia ha sviluppato solamente il 10% del proprio potenziale, ma ha enormi possibilità di crescita, in particolare per i vini di fascia media, compresi tra i 10 ed i 30 euro a bottiglia. Noi importiamo vini di 60 aziende di cui 25 aziende italiane per un fatturato complessivo di 35 milioni di euro, di cui il 45% generato proprio dal vino italiano. Fino a cinque anni fa pesava per non più del 10% sul nostro volume d’affari".
"Il 90% del mercato è attualmente concentrato su Mosca", continua, "ma altre città stanno cominciando a dimostrare sempre maggiore interesse. Di sicuro il canale della ristorazione è il più sicuro, e finora maggioritario, per le vendite, tanto che il 30% delle carte dei vini dei ristoranti internazionali è composta da vini italiani. Nel giro di tre quattro anni, però, riteniamo la Gdo supererà la ristorazione".
Anatole Korneev, direttore commerciale della Simple C.O. Ltd, un’azienda di importazione e distribuzione di vini italiani in Russia attiva da dieci anni (rappresenta una sessantina di aziende, tra cui Frescobaldi, Tenuta San Guido – Incisa della Rocchetta, Conterno, Ceretto, Ca’ del Bosco, Allegrini, Anselmi, La Scolca, Felluga, Schioppetto, ecc.), mette l’accento proprio sulla ristorazione. "Occorre puntare molto su tale canale e sull’abbinamento cibo vino. Al momento i vini di fascia alta hanno quota limitata nel consumo anche nelle aree dove c’è molta disponibilità economica a causa della mancanza di cultura enologica. Per farla crescere servono strutture adeguate. In alcune zone, ad esempio, come San Pietroburgo sono solo due i ristoranti italiani e quindi si fa più fatica a far conoscere il vino italiano. Il vino è inoltre gravato da dazi piuttosto pesanti, ma paradossalmente più care sono le bottiglie, meno tasse si pagano. La situazione comunque, nonostante queste difficoltà, è positiva e certo iniziative quali Vinitaly Moscow aiutano a penetrare nel mercato e ad informare coloro che faranno poi da tramite con il consumatore russo".
Nicola Fabiano, produttore, presidente ed amministratore delegato dell’omonima società, sottolinea l’importanza di questo mercato ed evidenzia la necessità di non fermarsi solamente a Mosca. "La nostra azienda è probabilmente il primo esportatore italiano per valore e volume con 50mila casse annue pari a 300mila bottiglie. Dal 2001 la crescita del nostro export è stata di un 40% annuo. Non ci fermiamo però all’area metropolitana di Mosca, ma siamo ormai presenti in molte città come San Pietroburgo, Samara, Togliattigrad, Ekaterinenburg, Rostov e Soci. Amarone, Valpolicella Classico Superiore, Bardolino e Pinot Grigio sono le tipologie più apprezzate dai consumatori russi, ai quali il vino italiano va però fatto conoscere".
Cristian Lamorte