E’ breve il tratto in salita che da dietro il Duomo di San Gimignano porta alla storica Rocca di Montestaffoli, dove siamo andati in visita al Museo del vino, che da alcuni mesi ha sede presso l’antica Villa di proprietà comunale. Visto da fuori ha tutta l’aria di un caffè per turisti ricercati, con musica soft di sottofondo e tavolini per sorseggiare un aperitivo con vista sulla città dalle belle torri. Ci avviciniamo alla porta principale, con l’insegna in pietra sul muro a fianco: "Consorzio della denominazione del vino di San Gimignano, Museo del vino Vernaccia di San Gimignano". Dalla sala di ingresso si intravedono file ordinate di bottiglie di vino, in bella mostra dentro vetrine che circondano le pareti in pietra. Viene ad accoglierci il direttore del museo, Andrea Chiti, al quale abbiamo chiesto un’intervista e che ci ha gentilmente ricevuti alcuni minuti prima dell’apertura al pubblico: perfetto stile da sommelier, camicia bianca e cravatta in linea con l’ambiente volutamente chic. Siamo pronti per cominciare la visita. "Non so quanto sia indicato parlare di museo nel senso tradizionale del termine – siamo avvertiti prima di cominciare – ciò che vedrete è in gran parte costituito da illustrazioni e filmati sulla storia della Vernaccia e dei vini di San Gimignano e varie nozioni tecniche sulla degustazione". Da una porta laterale entriamo nella prima sala del percorso seguito abitualmente dai turisti. Spicca al centro un vecchio torchio per la spremitura dell’uva, che è stato donato al museo in occasione dell’inaugurazione da un’azienda agricola del posto, ci spiega sempre il direttore. Le illustrazioni e le scritte che tappezzano le pareti hanno un ordine: dall’origine medievale di San Gimignano si arriva all’incontro della città con la Vernaccia, seguendo una storia lunga 700 anni che arriva fino ad oggi. Dall’etimologia (da "vernaculus", vino di un luogo), all’importanza della Vernaccia alla corte del Magnifico e passando per citazioni dantesche si arriva ai giorni nostri e alla fondazione del museo, poco più di tre mesi fa. Una finestra ad arco sul cortile esterno non ci fa perdere d’occhio il panorama. La stanza successiva è volutamente senza luce: un filmato proiettato su uno schermo riassume la storia del vino più famoso di San Gimignano. I pannelli alle pareti descrivono i sensi coinvolti nella degustazione: dalla vista, all’olfatto, al gusto. Un forte odore di vaniglia arriva da una piccola porta a fianco: siamo nello "spazio per le sensazioni", un locale a forma di botte dove si cerca di ricreare una vera e propria immersione nel vino. L’odore della vinaccia, le immagini dell’uva che viene spremuta, il gorgoglio del vino che fermenta…I nostri sensi sono abbastanza solleticati da convincerci a passare alla fase successiva: la degustazione, nella prima sala da cui siamo entrati. In una vetrina notiamo l’originale linea di calici di cristallo creati a Colle Val d’Elsa per i vini di San Gimignano. Possiamo accomodarci nei tavolini fuori, se vogliamo: un bicchiere di Vernaccia classica costa due euro, un po’ di più se desideriamo assaggiare una riserva.
Il museo e le sue attività
Il Museo del Vino Vernaccia di San Gimignano è situato presso la Rocca di Montestaffoli ed è stato inaugurato il 6 giugno 2003. Il complesso, che comprende anche una sala conferenze e uno spazio per il cinema estivo, è stato progettato dall’architetto colligiano Duccio Santini e realizzato da Comune in collaborazione con il Consorzio della Denominazione San Gimignano e l’Associazione Strade del Vino, di cui fanno parte settanta operatori del mondo agricolo e turistico sangimignanese, fra aziende, agriturismi, ristoranti, enoteche, eccetera. La sala degustazioni ospita approssimativamente 450 bottiglie di vino, tutte in commercio, di cui circa 240 di Vernaccia (classica, riserva, selezione e spumante) e il resto di vini rossi prodotti sempre nel territorio di San Gimignano. I costi delle degustazioni vanno dai due fino ai cinque euro in base ai vari tipi di vino. Dal museo partono una serie di iniziative collaterali, come corsi di degustazione e di avvicinamento al vino o serate che abbinano vino e cultura. Per ulteriori informazioni contattare l’Ufficio Turistico Pro loco di San Gimignano (0577/940008).
Quando è nato esattamente il museo della Vernaccia?
“Il 6 giugno dello scorso anno, in occasione della manifestazione “L’Ebbrezza di Noè”, una giornata in cui tredici artisti hanno presentato le loro opere sul filo conduttore del vino e si sono svolte varie iniziative in tema.”
Vino ed arte, un binomio inscindibile a San Gimignano?
“Senza dubbio, basti pensare che la tradizione della Vernaccia ha nella nostra città ha una storia lunga settecento anni e si è sempre intrecciata con avvenimenti di carattere culturale. Il vino stesso poi è arte, che coinvolge tutti i sensi”.
Da ciò, dunque, l’idea di un museo dedicato al vino?
“San Gimignano possiede uno dei vini più antichi prodotti in tutta Italia e molto apprezzato per le sue qualità a livello mondiale. Era ovvio che la comunità si facesse carico di difendere e valorizzare questa importante risorsa.”
Quale è il bilancio di questi primi tre mesi di attività?
“Decisamente positivo, anche considerando che ancora non è molto conosciuta l’esistenza di un museo del vino a San Gimignano. Non abbiamo i dati precisi sul numero dei visitatori anche perché l’ingresso è libero, si paga solo la degustazione, che è ovviamente facoltativa: dall’11 giugno si conta che ne siano state fatte in media 2.500.”
C’è molta affluenza di stranieri?
“Gli stranieri costituiscono forse la parte più consistente dei visitatori. Da giugno ad ora abbiamo avuto soprattutto francesi, spagnoli, tedeschi e giapponesi, ora comincia ad arrivare qualche americano.”
Il visitatore tipo del museo ha un palato abituato al vino?
“Molti si trovano qui per caso ed entrano spinti da curiosità, altri sono informati che San Gimignano è una delle capitali più importanti del vino, anche grazie al forte movimento di enoturismo degli ultimi tempi. Il maggiore afflusso di esperti del settore si è avuto comunque tra giugno e luglio.”
E’ molto giovane, quale è il suo tipo di formazione?
“Mi sono diplomato diversi anni fa alla scuola alberghiera di Chianciano, successivamente ho svolto vari lavori sempre nel settore enogastronomico, e poi ho seguito i corsi dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier), che è la più accreditata fra le scuole di questo genere in Italia. Ci vogliono tre anni di corsi ed esami per diventare sommelier a tutti gli effetti”.
Michela Nencini
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