Un patrimonio naturale che si è sviluppato in perfetta simbiosi con l’intervento dell’uomo e con il cambiare delle sue esigenze nel corso dei secoli. Siamo in Alta Val di Merse (nella foto l’abbazia di San Galgano). Pietre, vegetazione, ruderi di pievi e castelli e antichi mulini, qui tutto porta il segno di una storia fatta dai protagonisti di un passato rurale e del dominio di signori fondatori di fortezze e nuclei religiosi. Da essi presero vita i villaggi sparsi tra questi boschi incontaminati. Intreccio di antiche strade che collegavano la periferia del territorio senese alla Maremma, la riserva è oggi una delle undici aree protette in tutta la provincia, che racchiude un lungo tratto del fiume Merse e comprende anche il torrente Ricausa, una buona parte del torrente Rosia e l’ultimo tratto del torrente La Gonna, tutti affluenti del Merse, in un’area che abbraccia i comuni di Chiusdino, Monticiano e Sovicille. E’ l’acqua che scorre nei rivoli e nei torrenti la linfa pulsante di una flora e di una fauna rigogliose, con esemplari rari e unici in tutta la penisola italiana. Si pensi ad esempio al gambero di fiume, un crosteceo divenuto rarissimo nell’intera Europa a causa dell’intensa cattura a scopo alimentare, e considerato per questo una specie di particolare interesse per L’Unione Europea. Pressochè unica in provincia di Siena la sua presenza nelle acque del La Gonna, uno dei vari corsi d’acqua dalle acque limpide e fresche che ospitano specie indicatrici di ambienti non inquinati, come la salamandrina dagli occhiali e la rana italica. Ben quattro specie ittiche endemiche conta invece il fiume Merse: il ghiozzo dell’Arno, il cavedano dell’Ombrone, il barbo appenninico e la rovella. Oltre i pioppi e i faggi alti e rigogliosi che costeggiano i corsi d’acqua, riserve di bosco incontaminate ricche di alberi poderosi e secolari, sono dimora privilegiata di animali adatti ad un habitat forestale, come il picchio rosso e il torcicollo, che scelgono i tronchi più grossi per ricavare i loro nidi, e di mammiferi di estrema importanza conservazionistica, come il gatto selvatico, la martora e la puzzola. I boschi che ricoprono la Riserva si portano dietro una lunga una lunga storia di utilizzazione da parte dell’uomo, che ha favorito la diffusione di alcune specie a scapito di altre. Le vaste aree coperte di castagneti, la cui presenza è documentata in Italia nel periodo antecedente le glaciazioni quaternarie, sono il frutto di vere e proprie piantumazioni da parte dell’uomo, che ha riportato questo tipo di albero anche a quote più basse rispetto a quelle abituali. Protagonista incontrastato il verde in queste colline dove i centri abitativi trovano una loro collocazione nel panorama di antichi percorsi segnati da archi e selciati divenuti in certi casi letti di fiumo ponti per il loro passaggio. Gli antichi indicatori di mete e percorsi verso le mete principali ricco di fascino sfumano ormai in un territorio dove gli agglomerati del passato sono raggiungibili attraverso strade asfaltate in auto o in bicicletta. Nelle sere estive strade, piazze, monasteri e luoghi storici a cavallo di queste colline diventano spesso teatro di manifestazioni, sagre, musica e folclore in un alternarsi di avvenimenti che uniscono la cultura al divertimento alla riscoperta di antiche tradizioni popolari. Nei mesi di luglio e agosto la musica la vera protagonista, con l’ormai affermato festival organizzato dal Comune di Chiusdino in collaborazione con l’associazione Coro di Vico Alto per offrire un intrattenimento dai risvolti inediti e interessati, con la presenza di talenti e orchestre provenienti da tutto il mondo. La prossima data domenica 1 agosto nello splendido borgo ristrutturato del Residence Hapimag Italia a Pentolina, con le musiche popolari e folkloristiche suonate dall’orchestra brasiliana Jovem de Contagem, diretta dal bravissimo Renato A. de Almeida. E ancora fino al 22 agosto, ancora tanti appuntamenti musicali a cielo aperto dall’Abbazia di San Galgano fino al centro medievale chiusdinese, che il 7 e l’8 agosto si vestira di ruralità e sapore di altri tempi, con la mostra mercato dedicata alla riscoperta di antichi mestieri e dei piatti cucinati dalle esperte mani delle massaie toscane.
Michela Nencini
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