Nessun cibo biotech risulta fino ad ora essere prodotto dall’industria alimentare nazionale per essere commercializzato sugli scaffali dei supermercati del Belpaese e finire sulle tavole dei consumatori italiani, secondo quanto è emerso da monitoraggio effettuato a distanza di oltre sei mesi dall’entrata in vigore il 18 aprile scorso dei Regolamenti CE 1829/2003 e 1830/2003 relativi all’obbligo di etichettatura e tracciabilità degli alimenti geneticamente modificati (OGM). E’ quanto afferma la Coldiretti, in occasione dell’iniziativa di Federalimentare, nel sottolineare che la grande diffidenza dei consumatori italiani nei confronti dei cibi biotech ha scoraggiato le industrie alimentari a produrli e la distribuzione commerciale a venderli perché non avrebbero trovato sbocchi di mercato in Italia. D’altra parte – continua la Coldiretti – nonostante le norme comunitarie prevedano che la presenza di organismi geneticamente modificati debba essere obbligatoriamente indicata in etichetta, molti italiani non si fidano e rispetto allo scorso anno aumentano del 12% coloro che comprano alimenti garantiti per l’assenza di organismi geneticamente modificati e oggi ben un italiano su due non si accontenta delle normali garanzie e acquista cibi che sono certificati come Ogm free. Una percentuale che secondo l’"Indagine 2004 COLDIRETTI-ISPO sulle opinioni degli italiani sull’alimentazione cresce con l’aumentare del livello di istruzione tanto e più di due laureati su tre (69,3) acquistano alimenti garantiti come Ogm free. A questo punto – conclude la Coldiretti – è necessario che per gli Ogm si adotti un percorso di trasparenza e di chiarezza. Se ci sono soggetti che vogliono che gli alimenti transgenici siano reperibili sui banconi dei supermercati, non restino nell’ombra, nascosti dietro lettere-appello, ma dichiarino il loro favore agli Ogm nel piatto. I consumatori, poi, decideranno.
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