La situazione economica resta delicata ma c’e’ qualcosa di nuovo all’orizzonte della zootecnia italiana. Dopo anni di scarsa considerazione e di un atteggiamento critico sembra stia cambiando nell’opinione pubblica il modo di giudicare il lavoro degli allevatori. «Dopo anni trascorsi sul banco degli imputati, vittime incolpevoli di una serie di eventi negativi quanto imprevedibili, finalmente nella società c’è consapevolezza che l’allevatore è il primo alleato del consumatore e che la zootecnia non rappresenta un problema ma invece una grande risorsa multifunzionale al servizio del paese». Nino Andena, presidente dell’Associazione Italiana Allevatori (Aia), ha espresso particolare soddisfazione per la nuova situazione del mondo allevatoriale e del nuovo rapporto che si sta instaurando tra allevatore e consumatore, soprattutto da parte delle giovani generazioni. A questa nuova alleanza è legato in gran parte il futuro sviluppo della zootecnia italiana, comparto vitale dell’agroalimentare nazionale. «Un consumatore moderno ed esigente – ho sottolineato Andana – che gli allevatori, per quanto di loro competenza, vogliono mettere in condizione di far scelte libere e consapevoli, quindi di conoscere percorso e caratteristiche dei prodotti che acquista e lo stretto ed indissolubile legame tra miglioramento genetico, razze, territorio e qualità delle produzioni. Su questo legame si fondano le opportunità di valorizzazione della filiera agroalimentare del paese. Le produzioni che hanno origine nei nostri allevamenti (latte, formaggi, uova, prosciutti e salumi, carni rosse e bianche), benchè deficitarie rispetto al consumo – ha sottolineato Andena – sono alla base del grande patrimonio di prodotti tipici tricolori che contraddistinguono, sia per le caratteristiche organolettiche che per le peculiarità territoriali, l’agroalimentare nazionale nel mondo». Difendere la zootecnia e lavorare per un suo ulteriore consolidamento e sviluppo è quindi nell’interesse generale dell’Aia. «Senza il rilancio dell’allevamento nazionale – ha concluso Andana – non è infatti realistico ipotizzare ne il contenimento del deficit della bilancia agroalimentare ne un incremento del nostro made in italy».
Franco Cervelin