Elogio dell’enologo invisibile: Roberto Cipresso

«Il Vinitaly è sinonimo di vino ma il mondo del vino non si ferma al Vinitaly». Così Roberto Cipresso, enologo, fondatore e anima di Winemaking, società che opera dal 1998 per garantire assistenza ai vignaioli nel lungo e affascinante percorso che va dal terreno al vino, commenta l’apertura della maggiore fiera nazionale dedicata al settore. «Il Vinitaly ha avuto e continua ad avere una grande ruolo nella presentazione delle novità vinicole e nella diffusione della cultura vitivinicola nel mondo – commenta l’enologo di Bassano trapiantato da diversi lustri a Montalcino – ma oggi il settore sta attraversando una crisi di dimensioni planetarie e nulla può essere trascurato se non vogliamo soccombere di fronte ad una concorrenza internazionale che fa della massificazione del prodotto e dei prezzi contenuti i propri punti di forza. La nostra missione è progettare vini di territorio: ci definiamo architetti, perchè pensiamo e immaginiamo come saràil vino prima di metterci al lavoro. Esaltiamo l’espressione e il carattere unico della varietà e del sito attraverso la sensibilità del produttore. Crediamo che la diversità e non l’omologazione sia la ricetta per vincere la sfida del mercato globale, soprattutto se riusciremo a costruire un sistema che prima educhi gli amanti del vino, poi li consideri consumatori. Attenzione quindi a qualsiasi fascia di consumo, a partire dai giovani e a quelle iniziative come Critical Wine che rappresentano altri aspetti e approcci a questo mondo». Cipresso e del suo gruppo di lavoro lavorano in controtendenza, convinti che l’enologo debba svolgere un lavoro di consulenza che aiuti il vignaiolo ad esaltare le qualità del proprio vino rendendolo unico e irripetibile, simile solo a sè stesso. «Abbiamo maturato esperienza in tutte le regioni italiane e all’estero (dalla Slovenia alla Francia, all’Argentina) – aggiunge Cipresso – e ovunque abbiamo rispettato il carattere del territorio e del produttore. L’enologo deve restare invisibile, irriconoscibile. Chi deve emergere è il vino e il vignaiolo».

Cristian Lamorte

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