Lo rileva la Cia sulla base dei dati Ismea-AcNielsen. Dal 2000 al 2004 il latte fresco comune ha fatto registrare un calo nelle vendite del 3,6, mentre sono cresciute dell’1,4 per cento quelle di latte di alta qualità. In calo il latte Uht. Allo yogurt naturale si preferisce quello ai gusti.
In Italia si beve meno latte ma di qualità e lo yogurt, dopo una flessione registrata nel 2001, mostra una lieve ripresa, anche i consumi restano in calo. A rilevarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che, sulla base dei dati da Ismea-AcNielsen, mette in evidenza che gli acquisti domestici di latte sono diminuiti negli ultimi cinque anni del 2,6 per cento e quelli di yogurt dell’1 per cento.
Dall’indagine -fa notare la Cia- emerge comunque che gli italiani sono sempre più orientati alla qualità. Sta di fatto che il latte fresco comune è sceso del 3,6 per cento e quello Uht del 2 per cento, mentre il latte fresco di alta qualità ha fatto registrare un aumento, sempre nel periodo 2000-2004, dell’1,4 per cento.
I dati di Ismea-AcNielsen mettono in risalto che il consumo di latte fresco comune è passato da 1.06.700 tonnellate del 2000 a 918.054 tonnellate del 2004; quello di alta qualità è, invece, salito da 361.031 a 381.538 tonnellate. Il latte Uht, che risulta ancora il più venduto nel nostro Paese è sceso, dal canto suo, da 1.552.235 a 1.434.273 tonnellate.
I principali acquirenti di latte fresco -segnala la Cia- sono gli abitanti del Sud che nel 2004 ne hanno comperato circa 257 mila, praticamente il 29 per cento del totale. Seguono gli abitanti del Centro con 219 mila tonnellate (25 per cento del totale), quelli del Nord-Ovest con 212 mila tonnellate (24 per cento) e, infine, quelli del Nord-Est con 189 mila tonnellate (22 per cento). Tuttavia, proprio nel Mezzogiorno si è avuta, nell’ultimo quinquennio, una flessione ad un tasso di variazione medio annuo del 4,5 per cento. Meno consistente è stato il calo nel Nord-Est e nel Centro, rispettivamente, del 3,9 per cento e del 3,7 per cento.
Il latte fresco di alta qualità ha maggiori acquirenti nel Sud, anche se sia nel Centro che nel Nord-Ovest si sono avuti, negli ultimi cinque anni, gli aumenti più consistenti nelle vendite, rispettivamente, del 6,1 per cento e del 5,8 per cento.
Per quanto riguarda lo yogurt, si ha forte contrazione -sostiene la Cia- per quello naturale i cui acquisti sono passati, sempre nel periodo 2000-2004, da 53.244 a 43.993 tonnellate, con una flessione del 4,7 per cento. Lo yogurt ai gusti ha avuto un leggerissimo calo pari allo 0,2 per cento (da 208.596 a 207.061 tonnellate).
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