Praticamente scomparso negli anni sessanta, il suino di razza Cinta senese vive oggi una stagione felice. La carne ed i prodotti trasformati del maiale nero dalla tipica fascia bianca che cinge le spalle incontrano sempre maggiori consensi sul mercato, tanto da spingere antichi e nuovi allevatori a guardare con attenzione alla razza e ad investire risorse aziendali nell’attività zootecnica specifica. La rusticità della razza allevata allo stato brado o semibrado, l’alimentazione reperibile nei terreni marginali altrimenti non utilizzabili rendono la Cinta senese un’interessante opportunità di reddito per agricoltori e allevatori. Ma l’alta remuneratività della Cinta senese, come spesso accade per i prodotti la cui fama cresce improvvisamente, ha scatenato gli appetiti di speculatori che vogliono trarre facili guadagni. Per questo è nato il Consorzio per la Tutela della Cinta senese. "Fin dalla nostra costituzione ci siamo posti l’obiettivo di richiedere la DOP alla Cinta senese – spiega Nicola Zanda, presidente sezione suini Associazione allevatori senesi – e, in attesa che fosse compiuto l’iter necessario, di adottare un sistema di autotutela attraverso un disciplinare che non lasciasse dubbi. Questo disciplinare costituisce l’ossatura di quello che è stato presentato alla Regione Toscana e al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, per poi essere inviato a Bruxelles, per la definitiva approvazione da parte dell’Unione europea". L’innovazione posta dal Consorzio per la Tutela della Cinta senese, rispetto a quanto avviene di solito per i prodotti agroalimentari, sta proprio nella scelta di tutelare non un singolo prodotto, ma l’intero animale e tutte le opportunità di consumo che se ne traggono. Allevata fin dal tempo degli Etruschi, si diffuse particolarmente nel Medio Evo. Ne sono testimonianza le raffigurazioni pittoriche, i santi e scorci nei quali sono presenti esemplari di Cinta. La più famosa delle quali è certamente quella del Buon Governo che Ambrogio Lorenzetti dipinse nella prima metà del Trecento nel Palazzo pubblico di Siena. Attraverso il riconoscimento della DOP, la Cinta senese rafforzerà gli strumenti a propria tutela, in un momento che sembra propizio per le produzioni tipiche. L’Unione europea stabilisce per i prodotti denominati che le operazioni di lavorazione, successive alla produzione e alla stagionatura, devono essere effettuate nell’area di produzione prevista dai disciplinari. Una decisione che tutela la filiera ed i consumatori che possono stare certi della tracciabilità e della rintracciabilità del prodotto".
I contenuti del disciplinare:
-Per beneficiare della DOP gli animali devono essere di razza Cinta Senese iscritti al Registro Anagrafico Nazionale;
– La DOP è limitata al territorio della Regione Toscana;
– Sono evidenziati i forti legami storici, culturali, ambientali della Cinta Senese nel territorio toscano;
– Gli animali devono essere allevati allo stato brado e/o semibrado in bosco e/o terreni pascolativi, possono essere ricoverati in stalla solo nel periodo della riproduzione-parto. Dal quarto mese di età devono vivere all’aperto;
– L’alimentazione è consentita solo con il pascolo e l’uso di sfarinati e/o alimenti di origine esclusivamente vegetale possibilmente da specie toscane;
– Particolare attenzione viene posta alla tracciabilità del prodotto con attenta identificazione dell’azienda e del capo allevato, suo utilizzo e trasformazione;
– L’allevamento avrà limiti di consistenze di capi per ettaro che salvaguardano l’impatto ambientale (max 1.500 Kg per ettaro di peso vivo complessivo).
La cinta senese oggi:
In Toscana
– 185 allevamenti
– 1850 capi da riproduzione
In provincia di Siena
– 81 allevamenti
– 810 capi da riproduzione
Il grigio senese e i suoi pregi
I lattonzoli e i magroni della provincia di Siena definiti generalmente col nome di grigi senesi costituiscono il prodotto di incrocio fra scrofa Cinta e verro Large White.
La Cinta – tipo da grasso, rustica, assimilatrice di mangimi scadenti, si accoppia con una razza da carne – la Large White, precoce ma delicata, per dare un prodotto che unisce i pregi delle due razze.
Infatti il grigio senese rappresenta il tipo di suino con caratteristiche intermedie fra quello da grasso e quello da carne, con il vantaggio di essere rustico, assimilatore e precoce, cioè quel tipo che è maggiormente richiesto sia dal consumo familiare e sia dall’industria salumeria.
Sistema di allevamento
L’allevamento dei suini avviene allo stato semibrado. Infatti nei ricoveri o castri il suino in allevamento viene trattenuto soltanto nelle ore calde del mezzogiorno e durante la notte. Per il resto della giornata viene mandato al pascolo. Pascolo nel bosco di querci e di lecci per le aziende ricche di superficie boschiva; pascolo sui sodi, sui prati vecchi, sulle stoppie, sui seminativi a riposo, per le aziende povere di bosco. Al ritorno dal pascolo, ciò che avviene due volte al giorno, una verso le 10/11 e una alla sera, il suino riceve una razione alimentare integrativa a base di crusca, di cruschello, di farina di granoturco e di orzo, o di altri concentrati diluiti con abbondante acqua tiepida; la cosiddetta “broda”, in quantità insufficiente, per cui l’animale si trova sempre in uno stato di fame.
Questo sistema di allevamento, basato solo sul pascolo, offre dei vantaggi enormi per la salute e la costituzione dell’animale. L’azione benefica della luce solare diretta, dell’aria pura, dei movimenti in libertà, l’alimentazione costituita in prevalenza da erba fresca di varia composizione, di radici, di sottoprodotti del sottobosco (ghiande, castagne, funghi, etc), agisce favorevolmente su tutti gli organi e relative funzioni, esaltandone l’attività e attivandone il ricambio organico.
il grigio senese in provincia di Siena:
– 22 allevamenti
– 1500 capi prodotti all’anno
Chianina (dati al 31/12/2004)
Provincia di Siena, (Toscana), (Italia):
allevamenti – 105, (531), (1145)
vacche – 2446, (9104), (17499)
giovenche – 601, (2678), (5086)
giov. best. – 2376, (8196), (14093)
tori – 68, (296), (585)
totale – 5491, (20274), (38073)
Zootecnia, l’impegno del Comune di Monteroni d’Arbia
Un impegno con l’obiettivo di promuovere il territorio e i suoi prodotti attraverso metodi, mezzi e strumenti innovativi quello che sta portando avanti il Comune di Monteroni d’Arbia.
Un territorio particolarmente ricco di prodotti, coltivazioni e allevamenti di origine autoctona a marchio Dop – nel cuore delle Crete Senesi -, che sono però poco conosciuti perché poco valorizzati.
La promozione e la commercializzazione di questi “beni” è infatti fortemente contrastata non solo dalla mancanza di una connotazione specifica e puntuale del territorio ma anche e soprattutto dalla concorrenza di prodotti provenienti dall’estero, spesso poco sicuri o di bassa qualità.
"Il progetto che l’amministrazione comunale intende sviluppare – sottolinea il sindaco di Monteroni d’Arbia Jacopo Armini –, si basa sul potenziamento e la maggiore diffusione dell’immagine di questa “parte nascosta” del territorio, evidenziando in maniera nuova le sue risorse, i prodotti e l’originalità degli stessi". Questo avverrà promuovendo una nuova cultura basata sull’educazione alimentare, la sicurezza del prodotto, l’originalità e la tracciabilità dello stesso. "Sulla conoscenza consapevole e responsabile – aggiunge Armini – di ciò che è presente sul territorio e di come utilizzarlo al meglio. Un percorso che comincia dal basso, dall’origine dei prodotti stessi e che si avvale delle peculiarità degli stessi per rendere peculiare tutto il territorio".
Fra gli strumenti utilizzati, oltre ad uno studio condotto e diffuso tramite pubblicazione da parte dell’Associazione Senese Allevatori finalizzato alla sperimentazione della tracciabilità quale strumento di conoscenza e valorizzazione dei prodotti locali, c’è quindi il convegno dell’8 dicembre 2005 incentrato sulla tracciabilità come grande opportunità della zootecnia senese.
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