Sul mercato statunitense per la prima volta le esportazioni di vino australiano, con una crescita record del 13,7%, sorpassano in valore quelle italiane che pure aumentano a un tasso del 7,9%. A sottolineare la perdita del primato italiano e’ la Coldiretti, sulla base dei dati dell’ Italian Food & Wine Institute relativi al gennaio 2006. L’ Italia, pur con una quota di mercato rilevante e pari al
29,1% che consente di mantenere saldamente il posto d’onore tra i vini stranieri davanti alla Francia, perde dunque momentaneamente la storica leadership nel mercato statunitense dove aumenta l’interesse per i nuovi Paesi produttori come
l’Australia che, con una produzione pari a 13,3 milioni di ettolitri, ha adottato una strategia di esportazione aggressiva
fondata anche su prezzi piu’ contenuti, che gia’ in passato aveva consentito per un breve periodo un sorpasso anche se solo
in termini quantitativi. Nonostante i notevoli progressi nelle produzioni locali, nel gennaio 2006 i cittadini statunitensi
hanno consumato piu’ vini stranieri con un aumento della spesa del 10,1% rispetto all’anno precedente. «Per riconquistare il primato detenuto nel 2005, dopo il grande percorso di valorizzazione qualitativa, la nuova sfida – sostiene la Coldiretti – e’ quella di esaltare le differenze e presentare negli scambi commerciali non solo vini, ma un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, del paesaggio e di testimonianze artistiche e naturali». L’Italia, secondo la Coldiretti, ha dunque le carte in regola per tornare a vincere anche negli States con una produzione di vino made in Italy nel
2005 pari a 48,1 milioni di ettolitri, un fatturato di 9 miliardi di euro e un valore delle esportazioni di 3 miliardi di
euro realizzati grazie anche a 460 vini Doc, Docg e Igt. Un patrimonio di immagine per le imprese nazionali che va difeso
nei confronti delle imitazioni che, solo negli Stati Uniti, sviluppano un mercato quasi uguale a quello delle esportazioni
italiane.
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