Facendo rilevare che le promesse non sono un sostituto del cibo, il Direttore Generale della FAO Jacques Diouf ha fatto appello, nel corso della sua relazione introduttiva alla riunione del Comitato per la sicurezza mondiale in programma a Roma fino al 4 novembre, ai leader mondiali affinché rispettino l’impegno solenne preso dieci anni fa di dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame entro il 2015.
A dieci anni dal Vertice Mondiale dell’Alimentazione, che aveva promesso di dimezzare il numero delle persone sottonutrite entro il 2015, nei paesi in via di sviluppo ci sono più persone affamate oggi – 820 milioni – di quante non ce ne fossero nel 1996, ha detto Diouf.
«E lungi dal diminuire questo numero è in realtà in aumento, alla media di quattro milioni l’anno», ha continuato Diouf, presentando il rapporto annuale della FAO, Lo Stato dell’Insicurezza Alimentare nel Mondo, (SOFI) 2006.
«I leader dei 185 paesi che partecipavano al Vertice in quell’occasione hanno definito la fame nel mondo inaccettabile ed intollerabile», ha poi ricordato Diouf. «E mi rincresce dire che oggi la situazione continua a rimanere intollerabile ed inaccettabile – e forse anche di più perché nel frattempo sono trascorsi dieci anni».
«La logica del business as usual non sarà sufficiente». Fallire nel raggiungimento dell’obiettivo stabilito dal Vertice Mondiale sarebbe “vergognoso”, ha aggiunto.
Secondo il rapporto SOFI 2006, gli 820 milioni di persone che oggi soffrono di sottonutrizione nei paesi in via di sviluppo rappresentano solo una trascurabile riduzione di tre milioni rispetto al dato di riferimento del 1990-92 usato dal Vertice che era di 823 milioni.
Ma il risultato è anche peggiore se paragonato al totale di 800 milioni registrato nel 1996 – un aumento di 23 milioni. Per onorare l’impegno preso al vertice si dovrebbe ridurre il numero dei sottonutriti di 31 milioni l’anno da oggi sino al 2015, mentre il trend attuale è al contrario di un aumento al ritmo di quattro milioni l’anno.
Negli ultimi dieci anni la proporzione delle persone che soffrono la fame nei paesi in via di sviluppo è scesa ma contemporaneamente è cresciuta la popolazione mondiale, fa notare il SOFI. Nel biennio 1990-92 nei paesi in via di sviluppo era sottonutrita una persona su cinque, mentre adesso la percentuale è scesa al 17 per cento.
L’Obiettivo di Sviluppo del Millennio sulla fame
Le proiezioni della FAO indicano che la proporzione potrebbe ulteriormente calare passando dal 17 al 10 per cento nei prossimi nove anni. "Questo significa che il mondo è sulla buona strada per il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo del Millennio sulla riduzione della fame", dice il rapporto.
Ma le proiezioni indicano anche che il numero totale delle persone sottonutrite nei paesi in via di sviluppo nel 2015 sarà di 582 milioni – 170 milioni in più rispetto all’obiettivo del Vertice Mondiale dell’Alimentazione che era di 412 milioni.
Più di metà sarà concentrato nel sud e sud-est asiatico, con rispettivamente 203 milioni e 123 milioni di persone sottonutrite. L’Africa sub-sahariana rimarrà la regione con la maggiore concentrazione in termini percentuali con un numero di persone sottonutrite che si prevede si aggirerà per il 2015 intorno a 179 milioni, più del doppio rispetto all’obiettivo auspicato dal Vertice mondiale del 1996.
Grandi disparità
La tendenza generale ad una riduzione della fame maschera però grandi disparità da regione a regione, si legge nel rapporto. Per esempio nelle regioni Asia e Pacifico ed America Latina e Carabi si è assistito ad una riduzione generalizzata sia nel numero che nella percentuale delle persone sottonutrite.
In Africa sub-sahariana invece “il compito che la regione si trova di fronte è immane” secondo il rapporto, perché attualmente sono 206 milioni le persone senza cibo – circa 40 milioni in più rispetto al biennio 1990-92, data di riferimento del Vertice.
Ciononostante il SOFI fa notare che l’obiettivo del Vertice è ancora raggiungibile, ma solo se si interverrà concretamente ed in modo concertato. Questo significa un approccio a doppio binario che punti ad un’azione diretta contro la fame contemporaneamente ad interventi mirati allo sviluppo agricolo e rurale.
Il rapporto elenca una serie di altre misure necessarie per sconfiggere la fame negli anni a venire: indirizzare i programmi e gli investimenti verso le “zone più critiche” di povertà e sottonutrizione; rafforzare la produttività a livello di piccoli produttori; creare condizioni idonee per gli investimenti privati, e questo implica tra l’altro trasparenza e buon governo; far sì che il commercio mondiale funzioni anche per i poveri, con l’istituzione di meccanismi di protezione per i gruppi più vulnerabili; un immediato incremento del livello degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (APS) per arrivare a raggiungere quello 0,7 per cento del PIL, come promesso.
“Dobbiamo intensificare, ed in modo rilevante, il nostro impegno per raggiungere la riduzione della fame proclamata dal Vertice dell’Alimentazione. Se vi è la volontà politica, possiamo riuscirci”, conclude il rapporto.