Seimila imprese agricole totali con oltre mille che occupano dipendenti per un totale di undicimila addetti di cui duemiladuecento a tempo indeterminato. E ancora mille imprese agrituristiche, seicento allevamenti importanti con centoventimila ovini, centotrentamila bovini e cento allevamenti di cinta senese. Sono alcuni dei dati emersi nel corso della conferenza provinciale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale e che fotografano la realtà agricola e rurale della provincia di Siena. Dall’analisi è emerso che con la programmazione 2000 – 2006 l’agricoltura senese si è riconvertita verso una maggiore sostenibilità con il biologico che occupa il 20% sul totale della produzione e l’agricoltura integrata, a basso impatto ambientale, il 50%. Nella programmazione che si sta concludendo sono stati utilizzati con il Piano di Sviluppo Rurale oltre 100 milioni di euro che hanno attivato investimenti in agricoltura per oltre 300 milioni di euro.
«Oggi, come in passato, – ha sottolineato il presidente della Provincia Fabio Ceccherini – il punto di forza del nostro territorio è rappresentato da un sistema di relazioni integrato tra mondo rurale e urbano che, per rimanere competitivo, ha bisogno di politiche aggregative delle imprese e di adeguare gli strumenti a sua disposizione. E’ necessario rimettere al centro della riflessione quell’importante patrimonio di strumenti di promozione associati che abbiamo costruito nel tempo e che oggi devono essere rinnovati con una chiara distinzione tra chi ricopre ruoli di management e di indirizzo politico, in modo tale da garantire una maggiore apertura verso il mercato interno e una maggiore capacità ai sistemi territoriali di rimanere competitivi verso i mercati esterni. Occorre, pertanto, guardare ad un sistema di sviluppo e di programmazione del territorio in grado di integrare paesaggio, mondo rurale, industriale, sociale e che sappia porsi in modo attento rispetto anche all’utilizzo delle nuove energie».
«L’agricoltura senese – ha detto Claudio Galletti, assessore all’agricoltura della Provincia – è cresciuta nella qualità, nella multifunzionalità, si è maggiormente strutturata e si è orientata verso i mercati, ha visto crescere i livelli occupazionali e le presenze turistiche, anche se rimangono alcune debolezze soprattutto nel settore cerealicolo e della zootecnia dove sono necessari maggiori momenti di aggregazione tra imprese, politiche di sistema e processi di filiera, in modo tale da far avanzare anche in questo comparto la qualità». Circa il nuovo Piano di Sviluppo Rurale in via di definizione ha poi aggiunto: «Occorre ridefinire un quadro strategico di riferimento per tutto il comparto in grado di preparare un piano di sviluppo unitario tra Provincia e Comunità Montane capace di intercettare le risorse a disposizione e di indirizzarle. Le istituzioni e tutti i soggetti interessati devono orientare i cambiamenti e non subirli». Aspetto questo sottolineato anche da Susanna Cenni, assessore all’agricoltura della Regione Toscana: «Siamo felici di poter constatare che gli indirizzi e le scelte sono quelle che si ritrovano nel Piano di Sviluppo Regionale. Siena e la Toscana sono dentro a questa sfida competitiva che non riguarda solo l’attività agricola intesa in modo tradizionale, ma l’intero sistema economico. La nuova filiera si dovrà sviluppare tenendo conto dei settori della grande distribuzione e della ristorazione, del turismo e dell’ambiente. E’ il tempo di fare scelte innovative che tengano conto di alcune fragilità del sistema come ad esempio la dimensione ridotta delle nostre imprese». Infine, la nuova programmazione: «Attraverso una buona pianificazione – ha concluso Galletti – è necessario utilizzare al meglio le risorse del prossimo Piano di Sviluppo Rurale che per fortuna saranno il 15% in più rispetto al precedente, per puntare ancora, con maggiore convinzione, alla qualità, alla certificazione dei prodotti (anche quelli che hanno una denominazione ma non sono certificati), e accrescere e diversificare la qualità dell’offerta turistica, puntando sulle collaborazioni e le aggregazioni tra le imprese agricole. Un’agricoltura che sempre più dovrà avere rispetto dell’ambiente e della salute degli animali così come del lavoro e della sicurezza sui luoghi di lavoro delle maestranze. Occorre lavorare per far emergere il sommerso, per dare maggiori certezze occupazionali e spostare in avanti le relazioni sindacali. Un’agricoltura che nei prossimi anni si dovrà, infine, confrontare con le nuove frontiere, quelle delle energie rinnovabili e alternative e con la necessità, senza alterare il rapporto banca – territorio, di mettere a disposizione delle imprese una serie di misure di credito quanto più adeguate possibile alle loro esigenze».