Che l’olio faccia bene alla salute è risaputo. Ma solo negli Stati Uniti possiamo vederlo scritto nelle etichette dell’olio extravergine d’oliva. La positiva normativa decisa dalla Food & Drug Administration, autorizza, da circa due anni, che in etichetta si possa inserire la dicitura “utile alla prevenzione di malattie cardiovascolari”, per tutti gli extravergine d’oliva sia che provengano dall’Italia, dalla Tunisia o dal Sudafrica. “E’ curioso – commenta Giampiero Cresti, direttore degli Olivicoltori Toscani Associati, che rappresenta 25mila aziende olivicole toscane – che questa dicitura in etichetta sia autorizzata in Usa, dove non si produce olio, e sia vietata in Italia ed in Europa, cioè dove c’è una maggiore cultura e tradizione per l’olio d’oliva. La normativa della Food & Drug Administration rimane comunque molto positiva per l’intero comparto, perché rende “giustizia” alla salubrità dell’extravergine per la salute umana, come studi scientifici dimostrano da molti anni”. Ma perché nel Vecchio Continente non possiamo sostenere i benefici dell’olio? A vietarlo è il regolamento CE 1019/92 che descrive esattamente tutto quello che può essere scritto in etichetta, ad esempio la provenienza o data di imbottigliamento. E tutto ciò che non è specificatamente precisato deve essere provato da atti inconfutabili. Resta impossibile quindi dimostrare che l’olio d’oliva faccia bene alla salute dei consumatori. Per la legge di casa nostra diventa un reato di falso in etichetta, addirittura punibile dalla Repressione Frodi o dai Nas.
Lorenzo Benocci