Se il clima impazzisce, se le stagioni si sono ridotte ormai a due o tre, la maggior colpa sembra essere delle sostanze che in tutto il mondo continuiamo ad immettere in atmosfera. Un contributo alla loro riduzione come ormai è noto potrebbe venire anche dal mondo agricolo e forestale che può fornire un combustibile pochissimo inquinante adatto a riscaldare, formato da scarti legnosi e agricoli in genere.
Da questi che comunque dovrebbero essere smaltiti, si può ottenere oltre al più conosciuto ed usato cippato, un combustibile con un alto potere energetico che a parità di volume, non di peso, ha un potere calorico circa il doppio rispetto al legno. Questo prodotto è il pellet che si ottiene semplicemente triturando ed essiccando il materiale iniziale per togliergli buona parte dell’umidità per poi ricompattare il tutto dandogli una forma cilindrica di pochi centimetri.Per effetto della lignina contenuta nella legna il compattamento avviene facilmente e senza il ricorso a sostanze chimiche o additivi. L’interesse per il pellet è aumentato anche in Italia e in questi ultimi anni è stato molto utilizzato per il riscaldamento domestico tanto che nello scorso 2006 sono state vendute circa 50mila stufe alimentate a pellet. Di un utilizzo più generalizzato, con caldaie che assicurino il riscaldamento a più vaste realtà come edifici pubblici, alberghi, industrie, centri commerciali, è stato discusso in un seminario organizzato da Eta-Renewable Energies, azienda che da dieci anni si occupa di energie rinnovabili con ricerche, elaborazione di progetti e sviluppo di sistemi innovativi, realizzazioni di impianti, editando pubblicazioni scientifiche e organizzando esposizioni internazionali, workshop, e seminari come quello tenuto a Firenze nei giorni scorsi.
Con l’illustrazione degli aspetti tecnici sul funzionamento di sistemi per il riscaldamento a pellet, dei possibili contributi e prestiti dedicati agli investimenti verdi, con la presentazione di diverse realtà già realizzate e operanti in Italia e di una panoramica sul mercato dei pellet in Italia ed in Europa, è apparso chiara la potenzialità del settore.
I risparmi economici di chi modifica il vecchio impianto o ne adotta uno ex novo alimentato a pellet sono documentabili. Rispetto ad un sistema a gasolio a parità di calore prodotto il costo è più o meno della metà : 2 kg di pellet = 9,8 kwh al costo di 0,44 e 1 kg di gasolio= 10 kwh al costo di 0.88 euro. Un risparmio notevole quindi nell’utilizzo di questo combustibile ecologico,
quello che incide in negativo è il costo elevato della caldaia a pellet di cui però un 36% della spesa d’acquisto è detraibile dal reddito tassabile e in tre quattro anni viene comunque ammortizzato dai risparmi ottenuti usando pellet invece di un altro combustibile.
Rispetto al metano a parità di calore prodotto il risparmio è circa del 28% e il tempo di ritorno dell’investimento è indicato in 5-7 anni a seconda della differenza del prezzo dei combustibili. A vantaggio dell’uso del pellet c’è una facile maneggevolezza e utilizzo del prodotto che non sporca ed è inodore e può essere distribuito tramite autocisterna o camion oltre che acquistato direttamente nei negozi di caminetti o supermercati dove viene venduto anche in sacchi da 15 kg (che danno circa 10 ore di autonomia con una stufa ). Ai tanti privati che già utilizzano il pellet per il riscaldamento tramite stufe si stanno già aggiungendo utenze più o meno grandi che utilizzano caldaie di maggiore potenza che perciò hanno e avranno bisogno di quantità elevate di questo innovativo combustibile. In Italia esistono circa 50-60 produttori di pellet ottenuto da segatura e scarti di legno, ma all’estero e in Italia, molte ricerche sono state avviate per ottenere pellet utilizzando anche scarti di piante zuccherine, mais, sorgo e anche dal vinacciolo, da aggiungere a potature legnose di alberi da frutto, olivi, vigneti e dal legname proveniente dall’ordinaria gestione forestale dei boschi.
Con un utilizzo di quello che viene definito “agri- pellet” (ottenuto dagli scarti di piante e potature varie) si avrà un più ampio mercato di risorse da biomassa, fino ad oggi frenato anche per via del trasporto e dello stoccaggio visto il maggior spazio richiesto dallo stivaggio di questi materiali.
L’agri pellet è potenzialmente un combustibile appetibile specialmente in zone rurali, dove i boschi (che forniscono la materia prima per ottenere cilindretti legnosi) sono relativamente scarsi ma abbondano scarti da potature di alberi da frutto, di olivi, di vigneti, che invece che in semplice cippato potrebbero trasformarsi più convenientemente in pellet.
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