Un’azienda di piccole e medie dimensioni produce in un anno carte per pratiche burocratiche che, se messe in fila, raggiungono i 3,5 chilometri di lunghezza, oppure come nel caso di una successione si arriva a 23 chilogrammi di peso di scartoffie dovute alla burocrazia italiana di tutti i livelli. E poi, un vitivinicoltore deve far fronte a 748 adempimenti burocratici, mentre un allevatore da latte “solo” 792.
Lo dice la Cia-Confederazione italiana agricoltori della Toscana, che ha inaugurato una vera e propria crociata a favore della riduzione dei procedimenti amministrativi a carico degli imprenditori agricoli, ed ha sottolineato come sia necessario intervenire a tutela delle numerose imprese che operano in agricoltura.
La Cia si è fatta carico di trovare una soluzione a questo disagio e ha proposto una petizione popolare per semplificare le procedure e ridurre le spese burocratiche. Per le imprese i costi onerosi, e le lungaggini temporali con cui devono confrontarsi, rischiano di ridurre l’attività produttiva e la competitività sui mercati, impedendo loro di migliorare la propria efficienza e produttività.
La raccolta di firme avrà come punti fondamentali quello di non richiedere documenti già in possesso della pubblica amministrazione, l’attivazione di uno “sportello unico” che possa uniformare i tempi delle istruttorie e unificare le modalità di controllo facendo confluire i dati in unico organo competente in materia.
“Questo tipo di riforma – ha detto il presidente della Cia Toscana, Giordano Pascucci – non necessita di un intervento legislativo da parte del Governo, ma basta un accordo tra i 21 enti che operano nel settore (che vanno dall’Inps all’Inail, dalla Camera di commercio al Comune, dalla Guardia forestale all’Ispettorato agrario, dall’Agea all’Uma), che eviti all’impresa agricola la ripetizione dello stesso adempimento burocratico”. “La riduzione del 25 per cento degli attuali vincoli amministrativi – ha aggiunto Valentino Vannelli, della vicepresidenza della Cia Toscana – porterebbe ad un risparmio di circa 5 miliardi di euro a livello nazionale, e di 250milioni di euro per la Toscana, che potrebbero essere destinati allo sviluppo e alla competitività dell’impresa agricola italiana”.
La soluzione di questo problema è molto sentito dagli operatori del settore, emblematica è l’esperienza di un giovane imprenditore agricolo toscano che per succedere all’azienda del padre ha dovuto fare i conti con una mole di adempimenti tali da fargli pensare di desistere nell’impresa, pari, appunto, a circa 25 kg. Inoltre anche i semplici cittadini consumatori potrebbero trarne vantaggio. Infatti il risparmio potrebbe essere reinvestito per ridurre il costo dei prodotti al consumo di circa il 10 per cento.
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