Temperature più alte (quest’anno 1,5 gradi in più rispetto alle medie dell’ultimo decennio), piogge meno frequenti ma più intense (comunque con un –10% rispetto al periodo 1997-2006), cicli colturali modificati (con notevoli anticipi nei cicli di maturazione). Parte dai dati di un 2007 fortemente anomalo la vasta riflessione a tuttocampo sul rapporto tra l’agricoltura toscana e i cambiamenti climatici svoltasi oggi al Palazzo dei congressi di Firenze e cui hanno partecipato amministratori, tecnici, docenti universitari, rappresentanti del mondo agricolo.
Dalla lettura dei dati è emersa la consapevolezza che questa annata molto particolare si inserisce in un quadro di mutamenti sempre più strutturali (i dati degli ultimi dieci anni confermano per la Toscana l’incremento medio di un grado di temperatura rispetto al passato) di fronte ai quali sono necessarie contromisure adeguate. “Il convegno è servito a individuare le strategie di fondo per fronteggiare un problema che sarà sempre più centrale per la nostra agricoltura” ha sottolineato l’assessore regionale all’agricoltura Susanna Cenni. “Oggi – ha aggiunto – non è più sufficiente il sistema degli indennizzi di fronte a danni provocati da eventi metereologici eccezionali. Bisogna muoversi preventivamente, per esempio aiutando l’azienda agricola a sviluppare tutti i meccanismi di autodifesa necessari, dall’utilizzo di sementi più adatte a stagioni siccitose, a quello di tecniche agronomiche idonee (come l’aridocoltura). Come Regione intendiamo muoverci in questa direzione sviluppando un’azione di assistenza tecnica e di formazione professionale alle imprese perché il mutamento climatico non venga subito, ma fronteggiato nel modo migliore dai nostri produttori”. “A questo fine – ha aggiunto – è nostra intenzione varare un sistema di premi per le imprese che sviluppino azioni virtuose in relazione al risparmio idrico e continuare a sostenere quelle che ammodernano o potenziano i loro impianti irrigui”.
Per stimolare le difese in relazione ai mutamenti metereologici, ha aggiunto l’assessore, è poi necessario che l’agricoltura toscana continui a perseguire le sue scelte di fondo: “Una agricoltura attenta alla biodiversità, decisa a non introdurre elementi di inquinamento (con la forte spinta verso il biologico e l’azione anti ogm), capace di valorizzare un rapporto più diretto tra produttore e consumatore (con il progetto filiera corta) pronta a cogliere la sfida delle energie rinnovabili (specie le biomasse), è, allo stesso tempo, una agricoltura che alimenta i suoi anticorpi più naturali di fronte alle spinte imprevedibili del mutamento climatico”. Sostenere il nostro modo di produrre all’insegna della qualità, dell’identità territoriale e della genuinità è quindi la risposta più adeguata a questo mondo che cambia, “e cambia – ribadisce l’assessore – soprattutto perché l’uomo ha gestito il suo pianeta in modo sconsiderato”.
Il convegno di oggi (cui hanno partecipato docenti universitari, tecnici, amministratori, rappresentanti del mondo agricolo) è stato organizzato da Regione e Arsia, l’agenzia per lo sviluppo e l’innovazione in campo agricolo e forestale che gestisce molti servizi di studio e di monitoraggio delle tematiche connesse al mutamento climatico (sono dei servizi Arsia i dati che riportiamo in queste pagine): “E’ indubbio – ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, amministratore Arsia – che l’agricoltura sia il settore maggiormente esposto all’impatto dei cambiamenti climatici, ma non per questo i momenti di emergenza si devono tradurre in allarmismi eccessivi. Occorre invece un investimento strategico in ricerca e innovazione finalizzato a dotarsi di analisi di impatto specifiche per l’agricoltura toscana, di adeguati sistemi di monitoraggio e occorre soprattutto il supporto alle imprese agricole e ai sistemi territoriali per affrontare quegli stessi cambiamenti climatici con servizi e tecniche agronomiche innovativi”.
Dal convegno è anche emerso come la Toscana, rispetto ad altre regioni italiane dominate da colture intensive, sia meno esposta ai problemi determinati dai cambiamenti climatici (le sue produzioni di punta non necessitano di molta acqua): una condizione che però non esenta la Regione da perseguire con decisione la strada dell’innovazione e dell’efficienza: occorrono, si è sottolineato, azioni di pianificazione della aree irrigue e l’utilizzo di tutte le forme più innovative di risparmio idrico: è necessario recuperare e se possibile accrescere, in un quadro di compatibilità ambientale, tutte le risorse idriche disponibili. Ma vediamo alcuni degli spunti statistici emersi nel convegno.
Il mutamento climatico – le temperature
Tra settembre 2006 e maggio 2007 le temperature sono salite ovunque in Toscana rispetto alla media dei dieci anni precedenti. Lo scarto medio è di 1,5 gradi, con una punta di 1,9 in provincia di Pistoia e un minimo di 1,3 nel grossetano. Questo comportamento meteorologico ha determinato un sensibile anticipo nella semina e nello sviluppo dei cereali e nella ripresa vegetativa primaverile delle colture arboree da frutto.
Il mutamento climatico – Le piogge
Se salgono le temperature, scendono invece le piogge: tra settembre 2006 e maggio 2007 sono caduti in media in Toscana 705 mm di pioggia, 86 in meno rispetto alla media dei dieci anni precedenti, con una differenza percentuale del 10%. Il calo è più sensibile in prossimità della dorsale appenninica e nelle zone interne, in particolare in quelle meridionali (con un picco del –35% nella zona meridionale della provincia di Siena)e più contenuto nell’area costiera centrale (-2% per la provincia di Pisa).
Il mutamento climatico – i possibili effetti sul settore agroforestale
Se i cambiamenti climatici previsti verranno confermati nei prossimi anni, per il settore agro-forestale potrebbero prospettarsi scenari caratterizzati da: alterazione nel ciclo delle colture (anticipi vegetativi, della maturazione) con conseguente modifica delle aree di coltivazione e distribuzione di alcune specie agrarie e forestali; una maggiore sensibilità delle colture agli sbalzi di temperatura (gelate o ondate di caldo), e all’attacco di parassiti.
Il mutamento climatico – la situazione della Toscana
In questi ultimi anni il sistema agricolo toscano ha iniziato a trasformarsi cercando di adattarsi alle mutate condizioni colturali imposte dai cambiamenti climatici limitando in particolare le colture ad elevato consumo idrico e adottando tecniche irrigue più razionali e a minor impatto ambientale. Il tutto partendo da un dato di base favorevole: la Toscana ha un fabbisogno idrico legato all’agricoltura minore che molte altre regioni. Solo il 6% della superficie coltivata è irrigata (rispetto al 19% della media nazionale e al 35% del Nord Italia). Questo perché alcune delle colture principali (viticoltura e olivicoltura) hanno bisogno solo della cosiddetta irrigazione di soccorso (da utilizzare dunque non stabilmente ma solo secondo necessità) e perché si è ridotta fortemente la presenza di alcune colture irrigue: è diminuita del 40% la produzione di mais, è scomparsa quella di barbabietola da zucchero (a seguito della modifica della relativa Ocm). Per altre produzioni irrigue, quali la floricoltura e il vivaismo ci si sta sempre più orientando verso l’uso di acqua riciclata, mentre per l’orticoltura, si stanno adottando tecniche sempre più finalizzate al risparmio (circa il 30% delle aziende ha irrigazione a goccia).
Rosanna Paliotta