La cantina del futuro, avveniristica, un vero e proprio ritorno alla terra. Tanto che sopra l’edificio ci saranno addirittura i vigneti. La nuova cantina Antinori – che sorgerà nelle campagne di San Casciano Val di Pesa, a Bargino, nel territorio del Chianti Classico in provincia di Firenze – si presenta come un’opera architettonica che è perfetta sintesi fra modernità e rispetto per la tradizione e l’ambiente. A fine 2006 sono iniziati i primi lavori; la presentazione ufficiale del progetto è avvenuta nelle scorse settimane, mentre l’opera, secondo le previsioni, sarà ultimata entro il 2010, dopo poco più di tre anni di lavori. Una collina diventerà il simbolo dell’unione simbiotica tra natura arcaica e produttività contemporanea, dove l’estetica ai livelli estremi e l’innovazione tecnologica saranno contemporaneamente invisibili ma tangibili. Si apre così una nuova pagina per la famiglia Antinori, che si dedica alla produzione vinicola da più di seicento anni. Da quando, nel 1385, Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. In tutta la sua lunga storia, attraverso 26 generazioni, la famiglia ha sempre gestito direttamente questa attività con scelte innovative e talvolta coraggiose ma sempre mantenendo inalterato il rispetto per le tradizioni e per il territorio. Oggi con Piero Antinori, presidente del marchio, prende il via un nuovo capitolo di questa storia.
La cantina che non si vede – La nuova struttura sorgerà su 14 ettari di proprietà Marchesi Antinori, andando a sostituire la vecchia sede della Bardella, sempre nel comune di San Casciano, per un investimento oltre 50 milioni di euro. Ma l’intera struttura, da fuori – assicurano dalla Antinori –, non si vede. E’ questa la caratteristica principale del progetto: la cantina è completamente interrata nel ventre della collina, come “abbracciata” dalla natura che la circonda. "Un edificio di bellezza straordinaria – così la definisce l’amministratore delegato dell’azienda Antinori, Renzo Cotarella –, del volume generale di circa 233mila metri cubi, che non si vede. Qui saranno circa 150 i dipendenti (provenienti dalla vecchia sede di San Casciano e dalla cantina fiorentina, più nuove professionalità), che lavoreranno per promuovere la qualità del marchio e ottenere una produzione di 3 milioni di bottiglie all’anno per una valore stimato di 30 milioni di euro". Dall’esterno, almeno secondo quanto è possibile osservare dai rendering dello studio Archea, la cantina risulta lineare e in osmosi con la campagna, emergono soltanto due fenditure rivestite di pietra serena, mentre l’anima della struttura sarà in cotto, marmo, pietra e legno. Coperto dai filari dei vigneti, l’edificio è stato pensato non come un capannone ma piuttosto come una chiesa, ospiterà al suo interno le cantine con un sistema di volte che creano l’effetto drappeggio, dove troveranno spazio le barrique – il cui numero sarà di ben sei volte superiore rispetto alla attuale cantina – e verrà effettuato l’intero processo di vinificazione. Al di sopra sono previsti dei piani rialzati per accogliere oltre 20mila visitatori ogni anno, che come da un palco di un teatro potranno assistere allo spettacolo della maturazione del vino.
E poi le curiosità: la struttura ospiterà anche un asilo nido per i dipendenti, un parcheggio sotterraneo, un auditorium polivalente, e punti panoramici realizzati per ammirare il paesaggio circostante. Ci sarà un’area adibita alla costruzione delle barriques e la vinsanteria, un forno per il pane e il ristorante per gli enoturisti, oltre a un frantoio per la produzione dell’olio delle colline fiorentine. Tutte attività che il visitatore potrà vedere camminando proprio attraverso le passerelle sospese innestate tra le volte, in un percorso lento alla scoperta della trasformazione del vino. Una sorta di ideale prosecuzione tra ambiente e cultura, esaltata dalle strutture architettoniche, dalle volute, dagli ambienti nascosti all’occhio esterno e sublimati nella loro maestosità internamente: "Nessuna vocazione alla sottrazione, alla mimesi rinunciataria – specifica l’architetto Marco Casamonti, dello studio Archea, artefice del progetto -. Tutt’altro. Un desiderio di equilibri da preservare, di rispetto per il prodotto che matura e assume le sue caratteristiche salienti nell’oscurità, senza clamore, quasi di nascosto". C’è il vino, comunque, al centro del progetto. "Il vino si produce nella terra e dalla terra – aggiunge Casamonti -, l’idea da cui siamo partiti è il pieno rispetto di ciò che c’è e la volontà di non alterarlo, di non aggiungere nulla, di lasciare il territorio intatto. Nel nostro progetto – spiega – non c’è traccia di impiantistica all’esterno, ma solo l’obiettivo di costruire un luogo di lavoro compatibile con l’ambiente".
I riflessi sul territorio – Siamo nel Chianti Classico fiorentino, zona ad alta vocazione vitivinicola dove Antinori ha issato il proprio blasonato vessillo. Bargino, la frazione dove sorge la nuova cantina, conta soltanto 600 abitanti, che possono vantare una storia fatta di legami forti con la terra e con la tradizione rurale. Per la comunità di questa piccolo centro toscano già la presentazione del progetto ha rappresentato un evento epocale: "E’ fondamentale – commenta il sindaco di San Casciano Val di Pesa, Ornella Signorini – il rapporto di stretta collaborazione che si è venuto a creare con l’azienda, supportato da una forte condivisione di intenti e strategie che mette al centro il territorio e il mantenimento della sua identità". Il progetto avrà una forte ricaduta sul territorio e non solo in termini occupazionali. Grazie ad una convenzione siglata fra Antinori e l’Amministrazione comunale, infatti, con le nuove cantine sbarcheranno al Bargino numerosi servizi al cittadino tutti realizzati dall’azienda stessa: un presidio medico ed un dispensario farmaceutico, un parcheggio pubblico con verde annesso lungo la Cassia, il rifacimento della rete idrica e un nuovo depuratore. "Un’opportunità di sviluppo irrinunciabile – conferma l’assessore all’urbanistica Carlo Savi -; è stata dimostrata una grande sensibilità da parte dell’azienda".
Lorenzo Benocci (da VigneVini – Edagricole – Il Sole 24 Ore)