Dal 2000 gli agricoltori della Toscana, ma non solo, sono gli unici lavoratori “autonomi” che non hanno visto crescere i loro redditi. E anche nel 2007 il reddito agricolo è sceso dello 0,9 per cento (meno 10,4 per cento nel 2005 e meno 3,4 per cento nel 2006). E’ quanto sottolinea la Cia Toscana sulla difficile realtà dei redditi agrari. Viceversa – aggiunge l’organizzazione – sono cresciuti a dismisura i costi (+ 6,1% nello scorso anno) e gli adempimenti burocratici, in grado di paralizzare l’attività imprenditoriale.
"Le aziende continuano a registrare un trend fortemente negativo sotto il profilo dei redditi – afferma Giordano Pascucci, presidente della Cia regionale -. Una tendenza che dura da anni, ormai, e che non lascia intravedere una svolta positiva. La Toscana è in linea con le altre regioni; e l’Italia a livello europeo occupa posizioni da fine classifica, visto che dietro abbiamo solo Malta, Grecia, Portogallo e Romania". Di diverso tenore invece i dati relativi ai Paesi principali concorrenti, Spagna e Francia. Il reddito agricolo spagnolo è aumentato dal 2006 al 2007 del 10,4 per cento; quello francese del + 7,5%. Nell’Ue a 27 i redditi sono cresciuti complessivamente del 4,7 per cento, con la Lituania al top europeo (+ 58,5%). La causa di questa differenza? "Nel 2007 la nostra agricoltura – sottolinea Pascucci – non ha recepito i benefici di un corso favorevole dei prezzi dei prodotti agricoli a livello internazionale. A questo si devono aggiungere maggiori costi: del prezzo dei mangimi (13-15%), del caro petrolio (+ 38% rispetto al 2005)".
Le difficoltà del nostro Paese sono ormai di natura strutturale, a partire dall’organizzazione economica e di filiera del sistema agroalimentare. Da qui l’esigenza di una conferenza nazionale sull’agricoltura, già in programma per la primavera prossima, ma che è destinata a slittare a causa delle elezioni politiche. La Cia Toscana auspica che fra gli impegni che si prenderanno le forze politiche durante questa campagna elettorale, l’agricoltura sia tenuta in piena considerazione, e che la conferenza possa svolgersi in tempi brevi, magari nel prossimo autunno, per mettere in atto ulteriori politiche e strategie pluriennali e strutturali con l’obiettivo di rilanciare la competitività delle imprese agricole e rafforzare il reddito degli agricoltori.
"La strada per rilanciare la competitività del nostro sistema agroalimentare – continua il presidente della Cia toscana – passa necessariamente nella valorizzazione della qualità. D’altra parte, proprio la qualità e la distintività del nostro agroalimentare sono gli elementi fondamentali sui quali puntare per aggredire sempre di più i mercati esteri". E poi "Indubbiamente – conclude il presidente della Cia – il problema della competitività è tutto interno al nostro Paese. Dobbiamo, quindi, muoverci in maniera adeguata sgombrando il campo dai tanti ostacoli. La qualità è basilare, ma è altrettanto vero che sulle imprese agricole pesano oneri, sia economici che burocratici, che si dimostrano frenanti e impediscono molte volte di conquistare spazi sui mercati".
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