Trent’anni di Confederazione italiana agricoltori della Toscana per sostenere un’agricoltura che si è trasformata nel corso dei decenni, ma che oggi come allora ha problemi da risolvere per quello che sempre più è un settore importante e vitale per l’economia. Si sono aperte con il convegno di oggi a Firenze, presso la sede della Banca MPS, le iniziative per celebrare i tre decenni della Cia regionale, una forza rurale che è nata nel 1978 grazie alla costituente fra l’Alleanza contadini, la Federmezzadri e l’Uci, da chi ha vissuto in prima persona la Resistenza e le lotte contadine. Allora, nel ’78, si chiamava Cic, Confederazione italiana coltivatori e contava 38.180 soci, 12.800 titolari di tessera, 14.850 coadiuvanti e 10.450 pensionati. Oggi la Cia è una forza sindacale moderna e al passo con le esigenze del settore e i numeri in Toscana ne fanno una delle prime organizzazioni di categoria in Italia: 84.598 iscritti, 21.450 titolari di impresa; 13.126 donne (di cui oltre la metà titolari di impresa), 2.425 giovani e 75.863 pensionati; oltre a 53 sedi provinciali.
“A trent’anni dal congresso costituente – ha sottolineato Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana – la Confederazione è diventata protagonista e rappresenta oltre un terzo dell’agricoltura toscana. Tra le sfide del nostro prossimo futuro quella sul fronte della capacità di rappresentanza, relazionale e progettuale, in modo tale da creare un’agricoltura veramente competitiva e, tra le priorità in quest’ottica, c’è senz’altro quella del ricambio generazionale. Bisogna mettere l’impresa agricola al centro dello sviluppo economico, rafforzando le filiere locali e regionali, rafforzando il rapporto tra produttore e consumatore. Inoltre – ha aggiunto – sul piano dello sviluppo economico si registra un gap tra i segnali di ripresa in atto a livello nazionale ed i dati riguardanti la Toscana, al di sotto di quelli nazionali: dagli esiti della programmazione intrapresa dalla Regione dipenderà la capacità del “sistema Toscana” di recuperare il gap registrato e di superare la crisi in corso”.
Ricordando che la Cia Toscana è la prima organizzazione regionale per numero di iscritti il presidente della Cia nazionale Giuseppe Politi ha sottolineato il fatto che il settore rurale non è solo una vetrina di prodotti tipici: “Il rischio è che si parli di agricoltura solo per i prodotti di nicchia e di problematiche ambientali – ha precisato Politi -: non è così. Troppo spesso ci si dimentica che gli imprenditori agricoli sono cittadini come gli altri e con gli stessi diritti, ma il loro reddito continua a precipitare anno dopo anno (-0.9% nel 2007). E’ necessario lottare e marciare non per fare la guerra alle altre categorie (commercio, artigianato, etc.), ma per ottenere le giuste condizioni economiche ed il reddito adeguato, altrimenti non si comprende come mai si debba continuare a produrre grano o olio”. Nel suo intervento il presidente Consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini ha parlato di quanto sia famosa la Toscana nel mondo grazie all’agricoltura, al suo paesaggio e alle produzioni di qualità. “Se oggi godiamo di un’immagine estremamente positiva a livello internazionale – ha sottolineato il presidente Nencini – lo dobbiamo a chi ha lavorato la nostra terra. Qui nel 1200 è nata la mezzadria che è durata fino a pochi anni fa”. E fra le criticità da monitorare: “Dopo le badanti e l’edilizia, anche l’agricoltura – ha detto Nencini – si troverà a fare i conti, in modo sempre più consistente, con la forza lavoro extracomunitaria: è necessario intervenire prima che la situazione rischi di implodere”.
L’agricoltura toscana secondo Aldo Manetti, presidente della Commissione agricoltura del Consiglio regionale della Toscana, dovrà tenere conto di alcune priorità: “E’ indispensabile una produzione agricola di qualità e non di quantità – ha ricordato -; favorire le politiche di filiera corta attraverso l’eliminazione di passaggi intermedi; operare per fronteggiare i cambiamenti climatici in atto e le problematiche legate alla scarsità delle risorse idriche, a cominciare dalla questione degli invasi; infine incentivare ulteriormente le energie rinnovabili, partendo dall’utilizzo delle biomasse di provenienza agricola e forestale”.
Ha invece ripercorso le tappe della Cia, con parallelismi fra la storia dell’agricoltura e della società in questi trenta anni, Valentino Vannelli della vicepresidenza Cia regionale, toccando i temi dell’Europa fra democrazia e partecipazione civile: “La politica agricola ha rappresentato da sempre uno dei cardini della costruzione europea – ha affermato -; il mondo agricolo è cresciuto e si è sviluppato parallelamente con le istituzioni comunitarie, nel segno dell’integrazione politica, economica, sociale e culturale”.