In questi giorni abbiamo assistito al caso diossina che ha riproposto l’eterno scontro fra i media e la rappresentazione della realtà. Proprio di questo si è parlato sabato 29 marzo ad Agriumbria al convegno “Terra e media: un rapporto inquinato”, dove erano presenti esponenti sia del mondo del giornalismo che delle organizzazioni di categoria. Salvaguardare le “meraviglie del creato”, tutelare gli operatori del settore insieme a noi consumatori finali, questi gli obiettivi di Agriumbria, arrivata alla sua quarantesima edizione e definita “manifestazione non inquinata”. Il dito è stato puntato contro i media, con accuse anche pesanti e forse troppo generalizzate.
I media – “I quotidiani si occupano di agricoltura soltanto quando scoppia un caso – così puntualizza subito Franco Siddi segretario della federazione italiana dei giornalisti – occorre invece un ritorno alla rappresentazione corretta della realtà, riscoprire tutti gli elementi che concorrono a realizzare la società, l’ambiente, la terra, la natura”. Quello che viene mandato in onda, specie nelle televisioni, è soprattutto l’aspetto folcroristico, si parla di fiere, manifestazioni e del prodotto finito, che seducono l’ascoltatore. Si analizza poco invece tutto il processo che c’è dietro, tutto il duro lavoro che ha portato il cibo nelle nostre tavole, “le notizie dovrebbero essere costruite non solo per far parlare – prosegue Siddi – ma anche per comunicare ed informare meglio le persone su quello che acquistano e poi mangiano”.
La voce degli agricoltori – Il problema principale emerso dalla tavola rotonda di sabato è stata la polemica dei produttori contro l’informazione, accusata di montare casi, offuscare il made in Italy, provocare danni d’immagine all’estero e soprattutto ripercussioni economiche nei confronti degli agricoltori che si trovano, come in questi giorni, a dover combattere col crollo di vendite delle mozzarelle di bufala accusate di contenere diossina; non c’è un problema mozzarella, ma una notizia mozzarella, destinata presto a scomparire, mentre i danni per gli agricoltori rimarranno, non solo per settimane, ma per anni. L’allarmismo creato in questi giorni dai media sul caso campano ha provocato reazioni a catena, bloccando le esportazioni delle bufala; soltanto dopo si è scoperto ad esempio, che in realtà quella della Corea del Sud non era reale bufala esportata, ma solo un caso di pirateria alimentare. Questo hanno sottolineato gli esponenti degli agricoltori presenti al convegno, in particolare Antonio Sposicchi presidente della Cia Umbria, Sergio Marini presidente regionale della Coldiretti e Paola Nano dell’ufficio stampa dell’associazione Slow food.
La difesa dei giornalisti – Dall’altra parte, quella dei giornalisti, che si trovano spesso ad utilizzare fonti inquinate e strumentalizzate, c’è una richiesta al sindacato per una politica di maggiore correttezza delle informazioni. C’è anche da dire, come sottolinea Ignazio Marino di Italia Oggi, che “Non c’è una forte richiesta del lettore riguardo ad argomenti come l’agricoltura, per questo molti giornali non investono molto in questo campo, aggiungiamo il fatto che la maggior parte delle proprietà dei giornali sono di proprietà di gruppi economici ed ecco spiegato in parte perché l’agricoltura è toccata solo marginalmente e solo quando esplode uno scandalo come la diossina finisce in prima pagina”. La responsabilità di un’informazione corretta passa anche dai lettori e dagli ascoltatori perché i media si basano su quello che il pubblico richiede, l’inversione di tendenza deve partire anche da loro. Purtroppo non fa audience parlare di macchine agricole, aziende agricole, alimentazione degli animali, ma si tengono incollati davanti alla tv milioni di spettatori o di lettori che fremono per sapere quanto guadagna il politico, la vita sentimentale di Carla Bruni, se la velina e il calciatore hanno una storia.
Responsabilità – Le responsabilità quindi sono da imputare a più parti: il pubblico che pecca spesso di troppa superficialità e si ricorda dell’agricoltura soltanto quando scoppiano i casi che lo toccano direttamente; i giornalisti, che devono cercare di dare le informazioni nella maniera più corretta possibile controllando sempre l’affidabilità delle fonti, e anche gli agricoltori che non devono aspettare che una notizia finisca in prima pagina per avvertire dei problemi che possono danneggiare il prodotto. Occorre quindi uno sforzo collettivo per evitare importanti ripercussioni a tutta l’economia del paese.
Barbara Maccari
Nella foto da sinistra Antonio Ricci, Roberto Conticelli, Guglielmo Nardocci, Sandro Capitani, Sergio Marini, Ignazio Marino, Franco Siddi, Paola Nano.