Dopo sette anni di assenza torna sulle tavole degli italiani la vera bistecca fiorentina, quella con l’osso. La Commissione europea ha dato il via libera alla commercializzazione di questo pezzo di carne ottenuta da animali adulti fino a 30 mesi, proibita a seguito dell’emergenza ‘mucca pazza’ dal 31 marzo del 2001. Soddisfazione da parte della Cia Toscana che attraverso il suo vicepresidente Valentino Vannelli commenta così la decisione: “E’ una scelta importante che riconosce e premia l’impegno costante degli allevatori toscani e italiani, orientati da sempre alla qualità, alla sicurezza alimentare e alla genuinità delle produzioni. Una decisione che premia anche, d’altra parte, la nostra consapevolezza sulla garanzia di sicurezza rappresentata dai nostri allevamenti, grazie al costante impegno da parte dei produttori. Auspichiamo che casi simili non si debbano verificare ancora considerata la posta in gioco: in primis per la salute umana ma anche per l’altro prezzo che la categoria e il comparto zootecnico hanno pagato a seguito dell’allarme BSE. Ci auguriamo anzi – conclude Vannelli – che la decisione comunitaria favorisca la ripresa dei consumi di carne bovina, al momento caratterizzata da un trend decisamente negativo.
Controlli severi – La decisione di oggi è arrivata dopo che la Commissione si è confrontata con gli Stati membri e con il Parlamento europeo e tenuto conto degli ultimi pareri scientifici. “La decisione di oggi e’ un’ulteriore riflessione sui progressi che l’Europa ha compiuto contro la Bse”, il morbo della Mucca Pazza, ha affermato in una nota il commissario europeo alla Salute, Androulla Vassiliou. “Siamo fiduciosi sul fatto che l’alto livello di protezione dei consumatori fornito dalle nostre regole contro la Bse sarà mantenuto” ha precisato.
La storia del divieto – La travagliata storia della bistecca alla fiorentina era cominciata il 29 marzo quando per fronteggiare l’emergenza mucca pazza (Bse) era stata assunta la decisione di eliminare la colonna vertebrale dai bovini prima a 12 poi a 24 mesi, condannando dal 31 marzo 2001 la fiorentina. In quell’anno furono cinquanta i casi individuati del morbo, un numero che si è drasticamente ridotto negli anni arrivando ai due casi dei primi nove mesi del 2007 su circa 450.000 test effettuati sugli animali. La notizia sul rassicurante livello di sicurezza raggiunto dalla produzione nostrana arriva proprio nel momento in cui l’Europa ha deciso di bloccare le importazioni di carne dal Brasile per l’incapacità del Paese sudamericano di assicurare fino ad ora una corretta rintracciabilità della carne e di garantire che nei piatti dei cittadini europei finiscano soltanto carni provenienti da zone esenti dalla malattie come l’afta epizootica. Ma allarmi giungono anche dagli Stati Uniti dove è stato effettuato il più grande ritiro dal mercato di carne per una quantità di 65 milioni di chili che potrebbe risultare infetta.
Realtà che oggi, dopo il via libera della Commissione europea appaiono molto distanti dall’Italia e dall’Europa, dove la severità dei controlli permetterà di poter gustare nuovamente la bistecca con l’osso.