Tempi duri per il Brunello di Montalcino: dopo lo scandalo scoppiato alla vigilia del Vinitaly, dagli Stati Uniti arriva la minaccia di fermare a partire dal 9 giugno le importazioni del rinomato rosso toscano. A meno che le spedizioni non siano accompagnate da analisi di laboratorio che certifichino che si tratti di vino prodotto solo con uve Sangiovese. Uno stop che scatta dopo settimane di polemiche: alla vigilia della rassegna nazionale più famosa dedicata al vino il Brunello di Montalcino era stato accomunato al vino adulterato. In realtà nelle bottiglie di Brunello non c’è mai stato niente che minacciasse la sua qualità, ma la sua purezza sì. Alcuni produttori, infatti non usavano sole uve Sangiovese (come impone il rigido disciplinare), ma anche Merlot e altre uve. Decisione che ha portato l’Us Alcohol and Tabacco Tax and Trade Bureau a lanciare l’ultimatum all’Italia. E le reazioni non si sono fatte attendere.
La lettera di Susanna Cenni al ministro Zaia – Susanna Cenni, deputata del Pd e fino a poche settimane fa ministro all’agricoltura della Regione Toscana, ha inviato una lettera al neo ministro all’agricoltura Luca Zaia. “I nuovi provvedimenti – scrive Susanna Cenni al Ministro dell’agricoltura – assunti dal governo Usa rischiano di mettere in seria difficoltà l’esportazione del Brunello di Montalcino negli Stati Uniti, primo paese di esportazione nel mercato di questo vino. In questo modo rischiano di essere penalizzati anche quei molti produttori che lavorano da anni con onestà e trasparenza, se non supportati adeguatamente dal governo italiano e da tutti gli istituti preposti al sostegno dell’export ed alle relazioni commerciali tra il nostro paese e gli Stati Uniti”. “Nei prossimi giorni – prosegue la deputata senese – il Consorzio per la tutela del Brunello, cui aderiscono tutti i produttori, ti chiederà un incontro che mi permetto di sollecitare. Questa vicenda è conseguenza in primo luogo di una vergognosa campagna mediatica che ha accostato Montalcino e le sue aziende a sofisticazioni e grandi frodi su prodotti che niente hanno a che fare con vini di alta qualità che vengono sottoposti a molteplici controlli dalla vigna alla cantina. Se le indagini confermeranno l’ipotesi di violazioni del disciplinare, chi ha sbagliato giustamente ne pagherà le conseguenze, ma non possiamo consentire a questa vicenda di penalizzare un’intera comunità, tanti lavoratori e produttori onesti, e un prodotto d’eccellenza del Made in Itay. Il comparto del Brunello conta oltre 300 imprese iscritte all’Albo, oltre 2000 ettari di superficie e una produzione di circa 80mila ettolitri di vino certificato all’anno. Sono certa – conclude Cenni – che, forte anche della tua esperienza in una regione produttrice di grandi vini, saprai supportare anche il Brunello nella difficile situazione che si è determinata”.
La risposta del Comune di Montalcino – Storica patria del Brunello, la città di Montalcino non ha voluto far attendere una sua risposta in merito a tutta la vicenda (dal Vinitaly all’ultimatum Usa). Il sindaco di Montalcino, Maurizio Buffi e la giunta comunale hanno manifestano grande preoccupazione per la grande montatura mediatica. “Un immagine costruita in decenni di lavoro non può essere incrinata da una campagna giornalistica che ha avuto il coraggio di accostare l’inchiesta sul vino adulterato a livello nazionale con l’inchiesta della Procura di Siena. Si tratta di un’operazione vergognosa che Montalcino ed il suo vino, uno dei più importanti nomi del made in italy nel mondo, non possono accettare” si legge in un comunicato stampa diramato oggi. “Stiamo valutando come procedere contro questa operazione di linciaggio di un territorio e della sua produzione di eccellenza e come riportare il problema alla sua giusta dimensione. Nell’interesse della collettività ilcinese, ma anche di uno più generale che è quello dell’intero comparto dei prodotti tipici di qualità italiani, auspichiamo una rapida definizione della vicenda nella massima chiarezza e trasparenza. La giustizia deve fare il suo corso, ma i tempi devono essere strettissimi. Il territorio e l’economia di Montalcino si trovano in forte difficoltà nel sopportare queste vicissitudini, che mettono a rischio il tessuto economico, ma anche sociale, di un paese che fonda le sue basi sull’immagine e la qualità del Brunello” conclude il comunicato.
I danni stimati – Francesco Marone Cinzano, presidente del Consorzio del Brunello ha recentemente dichiarato che il polverone mediatico non ha intaccato il giro d’affari che, quindi, non ha subito danni. Si stima però, che se gli Stati Uniti dovessero applicare il blocco alle importazioni le perdite si aggirerebbero intorno ai 20-30 milioni di euro, considerando che il mercato americano assorbe ogni anno il 25 per cento della produzione di Brunello.