E’ emergenza per l’agricoltura. L’ondata di maltempo che sta colpendo in queste ore il nostro Paese, con piogge, temporali, nubifragi violenti, grandinate, trombe d’aria sta provocando gravi danni anche alle campagne. Risultano particolarmente colpiti i frutteti, i vigneti, le colture di mais, e gli orti a campo aperto dove sono andate distrutte molte coltivazioni. Lo sottolinea la Confederazione italiana agricoltori che segnala conseguenze pesanti in quasi tutta Italia, sopratutto nel Lazio, Campania, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Friuli Venezia Giulia. Secondo la Cia, a subire i danni maggiori è stato, comunque, il settore della frutta, soprattutto ciliegie, albicocche, susine e pesche. In diversi frutteti il raccolto è andato distrutto per la grandine che si è abbattuta con straordinaria violenza. Non è andata meglio per gli ortaggi che in questo periodo sono abbondanti nei campi. Danni – afferma la Cia – si registrano per le colture di melanzane, pomodori, zucchine, peperoni e insalate. La pioggia, che si è abbattuta per ore e con grande intensità, ha provocato, inoltre, allagamenti nei terreni agricoli. Alcune aziende agricole – segnala la Cia- sono state invase dalle acque. Molti sono stati gli smottamenti e le frane. Questo perchè i terreni non sono riusciti ad assorbire l’abbondante acqua. Mentre le forti folate di vento (in alcune zone ci sono state violente trombe d’aria) hanno avuto conseguenze per le serre e le attrezzature aziendali. In Puglia il problema è invece la siccità di acqua. “Così – come ci spiega il tecnico della Cia senese, Lamberto Ganozzi – la pioggia impedisce di andare nei vigneti per fare i trattamenti antiparassitari; mentre nella nostra provincia il grano inizia ad avere un po’ di problemi, proprio a causa delle troppe precipitazioni”. La Coldiretti ha invece lanciato l’allarme sulla diminuzione dei quantitativi di acqua negli invasi della regione che contengono a maggio 226,81 milioni di metri cubi in meno rispetto allo scorso anno e si prevede un calo degli investimenti pari al 20-25% per il pomodoro, coltura già fortemente provata dalla crisi idrica dell’anno scorso.
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