Possibili modifiche al rigido disciplinare del Brunello. L’ipotesi è stata avanzata questa mattina dal ministro delle Politiche agricole Luca Zaia all’Ansa, mentre era in visita a Mosca ,sostenendo che quella del disciplinare del Brunello di Montalcino “non è una questione ideologica”, ma piuttosto di rispetto di procedure (utilizzo di determinati uvaggi), del lavoro dei produttori e della fiducia dei consumatori. Durante la visita, il ministro ha pranzato con Vittorio Galgani, presidente della Camera di Commercio di Siena. Nel corso del colloquio sembra sia emersa la possibilità di conferire maggiori poteri di controllo sul vino alle Camere di commercio italiane.
Le richieste dei produttori – La richiesta di eventuali modifiche al Disciplinare dovranno giungere prima di tutto dai produttori del celebre rosso di Toscana: “Se i produttori ravviseranno la necessità di modificare il disciplinare – ha aggiunto Zaia – noi andremo loro incontro e cercheremo di evitare le pastoie burocratiche”.
Le istituzioni chiedono chiarezza – Le dichiarazioni rese dal ministro Zaia hanno trovato la piena condivisione da parte delle istituzioni locali senesi. Il presidente della Provincia di Siena, Fabio Ceccherini ha detto di confidare in una risposta tempestiva e responsabile del Consorzio del Brunello e dei produttori per individuare le migliori soluzioni su questo punto. “Le istituzioni locali – ha aggiunto – sono pronte a collaborare auspicando che la definizione del nuovo quadro consenta una risposta ed efficace azione di recupero e rilancio dell’immagine del Brunello”. Ad intervenire sulla situazione che sta vivendo il vino senese e sulle indagini in corso è intervenuta nel corso di un convegno della Cia di Siena sullo stato di salute dell’agricoltura anche l’onorevole senese Susanna Cenni: “Auspico che si faccia alla svelta con le indagini, i produttori devono fare sentire la voce e prendere posizione. I disciplinari o si rispettano o non vanno bene”. E sul tema ha aggiunto poi l’assessore provinciale all’agricoltura Claudio Galletti: “Non si può fare finta che non sia successo niente – ha detto – c’è già un danno d’immagine, calo delle vendite e crisi in molti mercati. Per pensare ad un rilancio delle nostre Docg ci vuole chiarezza e che i produttori si rimbocchino le maniche con azioni significative”. Sullo stato di salute dell’intero comparto agricolo ha invece sottolineato Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana: “L’intera agricoltura senese e toscana è sotto stretta osservazione. Con le vicende vino ci stiamo giocando una bella parte di futuro, c’è bisogno dell’impegno di tutti. E’ fondamentale che quando si scrivono i disciplinari vengano poi fedelmente rispettati, per non compromettere la fiducia dei consumatori”.
Vernaccia di San Gimignano assolta – Buone notizie, intanto per la Vernaccia di San Gimignano che è stata assolta e non presenta nessuna irregolarità. E’ quanto emerge dai controlli effettuati dalla magistratura. Le ispezioni fatte al vino toscano non hanno portato a nulla e neanche un litro di quelli ritirati per i controlli, disposti dalla magistratura di Siena per presunte frodi al disciplinare di produzione, è finito sotto sequestro. Il chiarimento viene dal presidente del consorzio della denominazione San Gimignano, Giovanni Panizzi, che in un comunicato di oggi ricorda la vicenda iniziata due settimane fa con il sequestro di 30 ettolitri di vino rosso, l’equivalente di circa 4.000 bottiglie, in una delle cantine consorziate. Il sospetto era che l’azienda utilizzasse i trucioli per l’invecchiamento di vino rosso destinato a diventare San Gimignano Rosso Doc, nonostante la legge vieti questa pratica nella produzione di vini a Denominazione d’origine. A questo proposito Panizzi precisa che i trucioli di legno sono però consentiti per gli Igt e i vini da tavola, tipologie che vengono prodotte entrambe anche sul territorio di San Gimignano.
Marta Santopolo