Il 2008 è stato un anno molto positivo per il frumento. Le prime stime dell’industria molitoria indicano un incremento dei volumi di frumento duro (+ 30 per cento) e tenero (+ 10 per cento). Tuttavia, sul versante della qualità, i primi risultati indicano che la campagna di raccolta è stata a macchia di leopardo. Bene il Centro (Toscana e Marche) e il Sud Italia (Puglia e Sicilia); qualche difficoltà al Nord, dove su Piemonte e Lombardia pesano le forti piogge di maggio e giugno. Si salvano invece le produzioni di grano tenero in Emilia Romagna e Veneto.
Le considerazioni di Italmopa -“La campagna di raccolta dei cereali sta procedendo complessivamente in maniera positiva – ha dichiarato Ivano Vacondio, presidente di Italmopa, l’associazione aderente a Confindustria che rappresenta e tutela l’industria molitoria italiana intervenendo a Siab-Veronafiere-. La qualità sia del frumento tenero che di quello duro è buona, anche se non appare omogenea per tutte le regioni italiane, ma senza dubbio potremo contare su un aumento delle rese per ettaro, mediamente soddisfacenti, e dunque dei volumi di commodities che saranno disponibili. Anzi, per il grano duro prevediamo di toccare il record di produttività”.
Produzione in aumento – Le industrie aderenti ad Italmopa, per la campagna 2008, si apprestano a lavorare circa 6 milioni di tonnellate di grano duro (dei quali 4,5-5 milioni prodotti in Italia, “con un aumento del 30 per cento, che ci consentirà di ridurre l’approvvigionamento dall’estero di circa il 10 per cento”), mentre circa 3,5 – 3,6 milioni saranno i quantitativi ottenuti dalla raccolta grano tenero. Numeri interni in crescita, dovuti in parte anche all’utilizzo del set-aside per coltivare cereali.
Il frumento duro – Materia prima principale per la produzione di pasta, Vacondio calcola, come anticipato, “un aumento del 30 per cento in più di produzione”. Sotto il profilo qualitativo, “senza dubbio in Puglia e in Sicilia possiamo essere più che soddisfatti, anche in un’ottica di resa molitoria, così come nel Centro Italia, in Toscana e nelle Marche, mentre è prematuro esprimere valutazioni sul raccolto al Nord, peraltro appena iniziato, ma con situazioni a macchia di leopardo: le piogge soprattutto in Emilia, Lombardia e Piemonte comprometteranno in parte le produzioni per ettaro e la qualità del prodotto”.
Il frumento tenero – “In Emilia Romagna siamo a circa metà delle fasi di raccolta – dichiara il numero uno di Italmopa – e il rendimento delle coltivazioni è positivo, con un aumento del 10 per cento in più sul 2007 in volumi e un target medio di qualità assolutamente buono. Una situazione analoga si sta verificando anche nel Veneto”. Decisamente più problematico l’andamento in Piemonte e Lombardia, regioni che hanno dovuto fare i conti in maniera pesante con il maltempo, che ha provocato in diverse aree l’allettamento del frumento e che in qualche caso ha favorito la diffusione di patologie varie.
Il mercato – Difficile prevedere quale sarà l’andamento del mercato, anche se Vacondio condivide in linea di massima gli studi diffusi dalla Commissione Agricoltura dell’Unione europea, che calcolano anche per il 2008 prezzi sostenuti dei cereali, ma comunque piuttosto lontani dai livelli record del 2007 e dei mesi scorsi. Eppure, Ivano Vacondio stigmatizza il comportamento che si è diffuso fra gli agricoltori a partire dai mesi scorsi e che non accenna a cessare in questo periodo di raccolta. “Si tratta di un elemento che ci preoccupa fortemente – ammette – e riguarda la pratica delle aziende agricole di sottoscrivere contratti con magazzini e consorzi agrari di conto-deposito. Sperano che il prezzo del frumento acceleri e in questo modo provocano un eccesso di domanda rispetto all’offerta reale. Ma il grano è una merce deteriorabile, non è come il petrolio, l’acciaio o lo zinco. Non si conserva in eterno”.
Gli errori degli imprenditori – L’atteggiamento degli imprenditori agricoli, in parte secondo Vacondio influenzato dai media, sta mettendo in difficoltà l’industria molitoria e rischia di ripercuotersi sull’intera filiera, agricoltori compresi. “Servono quote programmate di immissioni sul mercato – conclude – per poter assecondare la richiesta del mercato e non arrecare distorsioni sui listini. Anche perché il risultato sperato da quanti ritengono i cereali non è scontato. Se nessuno adesso vende, arriverà il momento in cui saranno costretti a farlo di colpo. E il prezzo di conseguenza crollerà”.