L’esecutivo comunitario continua a negare all’Italia la presentazione dei dati che giustificherebbero la decisione, presa dal commissario Ue alla pesca Joe Borg, di anticipare alla metà di giugno la chiusura della caccia al tonno rosso nel nostro Paese.
La posizione del governo italiano – Un atteggiamento, questo, che il governo italiano, e in particolare il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, non è disposto ad accettare, tanto che ha ribadito, come annunciato nei giorni scorsi, di essere pronto a far ricorso alla Corte di giustizia europea.
Le quote – “Il 24 giugno il commissario Joe Borg ci aveva assicurato che ci avrebbe dato i dati relativi alla pesca del tonno rosso in Italia – ha spiegato il ministro – poi dopo venti giorni di richieste ci fa dire ufficialmente che non ce li farà avere”. Zaia ha quindi precisato che in base alle informazioni a disposizione del Mipaaf, nel nostro Paese è stata pescata nei mesi scorsi una quantità di tonno rosso pari al 48-50% della quota assegnata. Inoltre delle 68 imbarcazioni per la pesca del tonno rosso, ha aggiunto il ministro, alcune quest’anno non sono nemmeno mai uscite in mare.
La chiusura della pesca anticipata – Appare quindi impossibile, secondo il ministro, che i nostri pescatori abbiano pescato più delle 4.116 tonnellate di tonno rosso fissate dalla Ue quale quota per l’Italia. La decisione della Ue di chiudere anticipatamente, dal 30 al 16 giugno, la pesca del tonno rosso è stata giustificata dalla Commissione come una misura volta ad “arrestare l’estinzione della specie". Il blocco è stato imposto all’Italia, alla Grecia, alla Francia a Cipro e a Malta, che secondo Bruxelles avevano già esaurito le proprie quote ancor prima della fine della stagione di pesca.