Vini toscani, ora la Cina è davvero più vicina

Vini toscani in Cina? Oggi sembra più facile per il sistema delle piccole e medie aziende vitivinicole che intendono aprirsi a quell’enorme mercato che, stimano gli esperti, nel 2009 stapperà qualcosa come 750 milioni di bottiglie e che nel 2011 dovrebbero diventare un miliardo. È stato da poco aperto a Shanghai il centro Shangai Yihang Wine Business Consulting per la promozione e commercializzazione dei vini toscani ad opera della Regione toscana, insieme all’Enoteca Italiana di Siena e alle province di Siena, Arezzo, Firenze e Grosseto. Parte attiva in questa azione di promozione internazionale è stata svolta dalla Provincia di Siena, presente in Cina con l’assessore alle attività produttive Mauro Mariotti. Agricultura.it lo ha intervistato.
 
Perché la scelta di aprire in Cina un centro di promozione?
Guardare a quello che succede in Cina, ai rischi per il nostro sistema produttivo ma anche alle opportunità che questo grande paese offre, viene da lontano, da quando nel 2005 la Provincia di Siena promosse il convegno Siena-Cina proprio per aprire un confronto con il sistema economico e produttivo territoriale. In quell’occasione emerse direttamente la richiesta di un supporto organizzativo e di consulenza per aprire canali commerciali. Adesso, finalmente, grazie anche alla sinergia con la regione Toscana, con altre Province (Firenze, Grosseto, Arezzo), con l’Enoteca Italiana, con la Camera di  Commercio e con i consorzi di prodotto, siamo riusciti nell’intento e spetta ora alle aziende cogliere l’occasione.
 
Perché proprio a Shangai. Non era ad esempio meglio Pechino dove a breve si terranno i Giochi Olimpici?
La scelta è caduta su Shangai che nel 2010 ospiterà l’Expo universale; una città di 18 milioni di abitanti, vero cuore economico e commerciale del paese e uno dei centri del business mondiale. Ma anche centro culturale di alto profilo, dunque ben predisposto verso prodotti di alta qualità come i nostri vini. Finora, infatti, i cinesi erano abituati a bere i distillati dei cereali, e adesso si stanno avvicinando ai grandi vini di qualità che diventano status symbol. Spetta dunque alle nostre etichette farsi spazio.
 
Quali servizi vengono offerti per le nostre imprese vitivinicole da questo centro?
Il centro, gestito da una società che si chiama Shangai Yihang Wine Business Consulting e presieduta dalla senese Camilla Dei (componente anche del cda dell’Enoteca Italiana), ha il compito di dare servizi e consulenze a quelle imprese che vogliono entrare nel mercato cinese ma che da sole non hanno risorse, finanziarie e umane, per farlo. Le formalità per vedere accreditate le proprie etichette sono infatti molte, così come complessa è l’attività burocratica da espletare. Per questo la società affiancherà le imprese. Infine, nello spazio espositivo c’è la possibilità di organizzare workshop, degustazioni e inviti, incontri con importatori e distributori e ristoratori
 
E chi dà garanzie della serietà dei contatti intrapresi?
Diciamo che la società lavora con personale cinese che dà ampie garanzie di serietà e professionalità. Aggiungo che siamo stati accolti benissimo dalla autorità locali che hanno voluto presenziare alla nostra inaugurazione e anche questo è un segnale positivo di interessamento. Ed infine la presenza, datata ormai da un anno, della Banca Monte dei Paschi di Siena, che peraltro è partner dell’iniziativa, serve ad avere quelle garanzie di solvibilità dei potenziali clienti delle nostre imprese.
 
Quanto è costato in termini di risorse questa iniziativa?
È un’operazione da 1,200mila euro per tre anni, che comprende i costi per l’avviamento della struttura e del personale qualificato che vi lavorerà. Poi la società e il centro dovranno finanziarsi da soli, appunto con i servizi offerti alle aziende agricole.
 
Dunque si è attivato per la Cina un meccanismo virtuoso di creare sistema tra istituzioni e sistema delle imprese per accompagnarle nell’export?

Credo proprio di si. Vede, Germania e Francia sono presenti in quel paese già da tempo e con rappresentanze nazionali che aiutano le proprie imprese. In Italia invece siamo abituati ad andare sempre ognuno per conto proprio, con grossi sprechi e non sempre buoni risultati. Nel nostro piccolo, credo che questo sia l’unico esempio italiano di sinergia tra pubblico e privato per unire le forze, fare sistema tra enti locali, camere di commercio e consorzi di prodotto per dare al meglio strumenti a supporto delle imprese. Naturalmente le istituzioni accompagnano questa prima fase, con l’auspicio che poi siano i privati a dare continuità al percorso avviato. Una battuta che mi ha colpito in quei giorni è stata che in questo momento i giovani cinesi guidano tedesco, vestono italiano e bevono francese. L’augurio è che nei prossimi tre anni possiamo riuscire a farli “bere senese”.

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