Dieci anni fa l’agricoltura faceva notizia soprattutto per le emergenze sanitarie e per la distruzione, con fondi pubblici, di pomodori e altri prodotti agricoli a causa della loro eccessiva produzione. Dopo un decennio l’alimentazione è tornata ad essere uno dei grandi temi di dibattito mondiale, l’offerta agricola è tornata ad essere strategica e sull’agricoltura, anche in Toscana, si torna ad investire. In questo contesto Regione, Arsia ed Irpet hanno presentato oggi a Firenze nella sala convegni del Monte dei Paschi di Siena il decimo rapporto annuale sull’economia agricola e rurale. E in questo periodo il cambiamento è significativo: dieci anni fa neppure si parlava, ad esempio, di sviluppo rurale. Oggi il Pil agricolo supera i 3 miliardi di euro, il 3,3% del totale regionale, e il 5,9 su scala nazionale, originato per il 62% da agricoltura selvicoltura e pesca, e per il 38 dall’industria alimentare. Le aziende agrarie sono 46.000 con 50.000 occupati (più circa 11.000 lavoratori irregolari). A fronte però di una crescita complessiva dei temi connessi all’agricoltura, il 2007, oggetto dell’indagine presentata oggi, propone dati in chiaroscuro, come ha sottolineato il presidente della Regione Claudio Martini: ““In un anno – sintetizza Martini – in cui tutta l’economia ha rallentato, anche il comparto agroalimentare ha avuto i suoi contraccolpi tanto che il Pil nel 2007 ha avuto una crescita bassa, fermandosi ad un +0,3%. In particolare l’agricoltura ha subito gli effetti dell’aumento dei prezzi agricoli al consumo. Per il 2007 si annotano segni positivi, penso al vivaismo e all’agriturismo (+7% e + 11% rispetto al 2006), ma anche indicatori negativi: l’olivicoltura, che è parte dell’immagine stessa della nostra regione ha perso in anno il 22% del valore corrente; conseguenza prevalentemente di eventi climatici avversi. Altre spie rosse da tenere sotto osservazione riguardano l’export agroalimentare (-2,6%) e l’occupazione agricola che nel 2007 ha registrato una contrazione del 16%, superiore a quella nazionale, ma in linea con quella delle altre regioni del centro. Tuttavia occorre ricordare che nel medio periodo abbiamo un incremento significativo: la media degli occupati negli anni 2002-2007 risulta infatti superiore del 21% rispetto al valore del quinquennio precedente. Questo aumento è il più alto registrato tra le regioni leader nelle produzioni agricole, in molte delle quali si registra invece una riduzione anche rilevante (in Emilia Romagna del 22%, in Umbria del 40, nel Lazio del 12%)”.
Coltivare il futuro – Non solo: il settore continua a avere la spinta necessaria a investire su stesso, a “coltivare il suo futuro”: e un segnale chiaro arriva dai primi dati del Piano di sviluppo rurale, che ha chiuso la prima serie di bandi appena un mese fa. Le domande presentate, in questa primissima fase (il piano si sviluppa fino al 2013 con oltre 800 milioni di euro di interventi) sono state ben 9.000. “In particolare – ha evidenziato il presidente – sorprende l’elevato numero di giovani che hanno fatto domanda di primo insediamento, 1.500, come l’alto numero di soggetti che hanno presentato progetti di investimento, circa 4.000 imprenditori agricoli”. "La sfida per la pubblica amministrazione – ha detto Martini – sarà ora quella di selezionare i beneficiari, dando priorità ai giovani e agli investimenti che mirano ad un’elevata sicurezza sul lavoro e ad un miglior impatto ambientale".
Obiettivi – Tra gli obiettivi indicati da Martini per il rafforzamento del settore c’è anche l’adeguata spinta alle politiche di filiera, per sostenere la presenza della nostra offerta sui mercati (con i progetti di filiera corta come strumento integrativo) e il costante sostegno verso un’agricoltura sostenibile (di qui battaglie come quella sugli Ogm). Infine il presidente ha annunciato l’imminente varo del piano agricolo regionale. “Siamo stati tra le prime Regioni in Italia a tagliare il traguardo del Piano di sviluppo rurale. Dobbiamo adesso mantenere lo stesso livello di impegno e di attenzione per raffinare l’intervento pubblico regionale, ricalibrando gli altri interventi con il piano agricolo regionale che sarà varato entro l’anno".
Vince la multifunzionalità – "Il Rapporto sull’economia agricola della Toscana che giunge quest’anno alla decima edizione evidenzia, per il 2007 – ha commentato Maria Grazia Mammuccini, amministratore Arsia -, un quadro con luci e ombre nel quale però è possibile leggere un rafforzamento dell’agricoltura toscana nell’arco dei dieci anni. Da sottolineare, poi, come per la redditività delle imprese ‘vinca’ la diversificazione e quindi anche la multifunzionalità, a dimostrazione che proprio qualità e diversificazione rappresentano una strategia vincente a fronte delle incertezze del mercato, insieme alla specializzazione e qualificazione raggiunta dalle imprese agricole: basti pensare che le colture arboree, che dieci anni fa rappresentavano il 30% oggi sono il 50% della produzione agricola toscana".
La Cia chiede politiche di aggregazione – "Emerge un’agricoltura dinamica e questo fa ben sperare per il futuro, ma rimane una situazione di criticità dove continua il tracollo dei redditi delle imprese agricole (-18% contro un +16% della media europea negli ultimi 7 anni) oltre alle sempre più numerose difficoltà nei mercati". Questo il commento di Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana in occasione della presentazione del X Rapporto dell’agricoltura toscana presentato quest’oggi a Firenze da Regione Toscana, Arsia e Irpet. "E’ necessario dare impulso alle strategie di sostegno attraverso gli impegni assunti con la conferenza regionale dell’agricoltura. Ci deve essere una crescita che deve coinvolgere l’intera agricoltura regionale – ha aggiunto Pascucci – anziché dividere i diversi settori di appartenenza. C’è bisogno di politiche di aggregazione che valorizzino le nostre produzioni locali per far si che già dal prossimo anno ci sia un’inversione di tendenza rispetto ad un quadro attuale che vede il settore rurale in difficoltà nei suoi comparti trainanti, dalla olivicoltura al vino passando per le produzioni legnose alla frutticoltura".
Marta Santopolo