Travi e tavole di legno, parquet e altri prodotti legnosi trasformati per la realizzazione di arredo entrano in Italia illegalmente, ovvero si tratta di legname proveniente da tagli non autorizzati dai governi locali o dalle autorità internazionali. Pefc Italia, l’associazione che promuove la gestione sostenibile delle foreste, raccoglie e rilancia l’allarme del Wwf e chiede all’Ue di intervenire per rompere questo commercio illegale che sta depauperando le foreste di mezzo mondo, ricordando inoltre che solo il 7% delle foreste italiane è certificato per la propria buona gestione (il 96% con marchio Pefc) e lo è l’8% di quelle mondiali. Il problema interessa l’Italia esclusivamente per il fatto che importa ingenti quantità di legname per la propria industria nazionale, il 90% del proprio fabbisogno. Un quinto del legname importato nei Paesi dell’Unione Europea (fra 26,5-31 milioni di metri cubi nel 2006) proviene da risorse illegali, e anche l’Italia è coinvolta in prima persona visto che secondo stime UNECE/FAO viene importata una grande quantità di legname illegale che proviene dall’Africa, Asia e Sudamerica. Secondo lo studio del Wwf questi i dati più significativi: arriva in Italia il 14% del legname fuorilegge della Bolivia, il 24% di quello del Camerun, il 33% del legno illegale della Costa d’Avorio, il 25% di quello della Repubblica Democratica del Congo, il 36% dal Congo, il 24% dal Gabon, il 14% dall’Indonesia, il 13% dalla Thailandia, il 5% dalla Malesia e il 7% dalla Cina. Negli ultimi anni nel mercato illegale italiano si sono affacciati anche i paesi dell’est facendo entrare in Italia l’illegale che esce dalla Bosnia (42%) e Ucraina (11%).
Flegt inefficace – "Analizzando i dati elaborati dal Wwf – commenta Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia – emerge un quadro estremamente allarmante per il futuro delle foreste del pianeta, una situazione che va contrastata in modo efficace e rapido. Sembra poco efficace al momento il cosiddetto Flegt, ovvero lo schema di licenze adottato dal piano d’azione europeo fin dal 2003 che avrebbe il compito di bloccare il commercio di legname illegale. Sarebbe necessaria una maggiore negoziazione con i maggiori Paesi di questo “mercato nero”, cominciando da Russia (10.4 milioni di legname illegale esportato nel 2006) e Cina che esprimono i numeri più elevati. Bisogna invece garantire la certificazione delle foreste e la successiva tracciabilità del legname, il sistema più sicuro per abbattere l’illegalità. Una situazione a cui è molto sensibile da tempo la Federlegno-Arredo, che più volte ha sottolineato l’importanza della tracciabilità".
Danno economico per 10 miliardi di dollari – Sono illegali il 23% dei prodotti legnosi importati dall’Europa dell’Est, il 40% di quelli del Sud-Est asiatico, il 30% del Sud America e fra il 36-56% dei prodotti che escono dal continente africano. Un mercato che provoca ingenti danni economici: la Banca mondiale ha stimato che il commercio illegale ha fatto perdere 10 miliardi di dollari al mercato mondiale di legname, e circa 5 miliardi di dollari all’anno di tasse governative evase. Il taglio del legname illegale è la prima causa dei cambiamenti del clima visto che il 25% delle emissioni di gas serra è imputabile alla degradazione delle foreste e alla deforestazione. E’ inoltre una forma di crimine organizzato che, oltre a sostenere altre attività illecite, danneggia pesantemente a livello economico le popolazioni locali che non hanno un ritorno dal taglio illegale, oltre a rischi ambientali come frane e alluvioni. "Pefc Italia – aggiunge Brunori – ribadisce ai Governi nazionali e all’Unione Europea, la necessità di incentivare la corretta gestione della risorsa forestale, di dire “no” con decisione ad ogni forma di commercio che non sia legale, attraverso più controlli, il rispetto delle leggi attuali e più certezze di provenienza dell’intera filiera del legno, dal bosco all’armadio che entra nelle nostre case. Per tale motivo l’entrata in vigore del DM 11 aprile 2008 (Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione), predisposto dal Ministero dell’Ambiente e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (n. 107 del 8 maggio 2008) è il passo giusto verso la trasparenza degli acquisti, il riconoscimento per le aziende italiane che hanno già la certificazione di tracciabilità e un segnale etico e morale per tutti i consumatori, che devono responsabilizzarsi nella scelta dei prodotti legnosi e cartacei, scegliendoli possibilmente certificati per la gestione sostenibile delle foreste di origine".