In principio (da 25 anni ormai) fu il Tavernello. Ma il vino in brik, non solo quello dell’azienda più famosa, era visto un po’ di traverso dal mondo dell’enologia italiana. Oggi siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione e d’ora in poi anche alcuni tipi di vini Doc potranno essere confezionati e distribuiti in contenitori diversi dal vetro e in particolare nei cosiddetti “bag in box”, ovvero delle sacche in plastiche racchiuse in scatole che permettono di mescere il vino attraverso un apposito rubinetto, impedendone però il contatto con l’aria e la luce. Colpa o merito, a seconda dei punti di vista, delle esigenze del mercato che cambia. Il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia ha infatti firmato un provvedimento che permette di utilizzare questo di tipo di confezione anche per i rossi, i rosati e i bianchi Doc, con esclusione di quelli per i quali è prevista l’indicazione della sottozona di produzione, della menzione “riserva”, “superiore”, “vigna” e delle altre menzioni tradizionali. Continueranno invece a potere essere venduti solo in bottiglie di vetro tutti i vini Docg.
L’apertura del ministro Zaia – Con questo provvedimento, ha spiegato Zaia “abbiamo preso atto delle richieste del mercato, in particolare della domanda dei Paesi del nord Europa, dove il bag in box può essere un utile strumento di penetrazione per il vino italiano”. Pur in questa prospettiva, ha però aggiunto il ministro, “abbiamo voluto salvaguardare l’immagine delle nostre migliori produzioni, ponendo condizioni particolarmente restrittive per l’utilizzo di queste tipologie di contenitori”. Il decreto, precisa ancora il Mipaaf, è stato adottato in risposta all’esigenza espressa dalle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, in occasione della riunione del Comitato Tecnico Permanente di coordinamento in materia di agricoltura del 13 marzo 2008. Sulla possibilità di utilizzare confezioni diverse dal vetro per alcuni tipi di Doc è stato inoltre acquisito il parere degli enti e delle organizzazioni di categoria del comparto vitivinicolo, al quale è seguito, il 23 luglio scorso, il via libera dello stesso Comitato Tecnico Permanente della Conferenza Stato-Regioni. Con il provvedimento è stata definita anche una proceduta semplificata per la modifica dei disciplinari, per agevolare i produttori interessati a utilizzare in tempi brevi questa nuova opportunità.
Sorpresi i produttori – La decisione del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia di consentire la distribuzione e la vendita di alcuni tipi di vini a denominazione di origine controllata nelle cosiddette “bag in box” ha colto di sorpresa gli addetti ai lavori destando, nei migliori dei casi, molti dubbi. È, per esempio, il caso di Marco Caprai, titolare della cantina “Arnaldo Caprai” e, col suo Sagrantino, uno dei produttori italiani più rinomati nel mondo. È l’immagine trasmessa dalle nuove possibili confezioni a destare maggiori perplessità in Caprai che, in una nota, ha dichiarato “non è che il vino in bag in box voglia per forza dire prodotti di bassa qualità certo è che quella confezione non porta un grande valore aggiunto”. Che ha poi aggiunto “esclusi i Docg e i vini con menzione, il provvedimento è allargato a tutti i vini italiani. La nuova norma pone problemi a tutti i territori che lavorano verso la qualità”. Caprai, infine, si domanda se valesse veramente la pena di estendere indiscriminatamente la norma, e non invece limitarne la scelta a quelle zone che ne avessero fatto richiesta, e poi, “perché – conclude – aprire alla bag in box e non, invece, rivedere alcuni disciplinari che obbligano al tappo di sughero?". Sulla questione del vino in scatola si è espresso anche il presidente della associazione le Città del Vino Valentino Valentini, da parte del quale è arrivata una vera e propria bocciatura del decreto di Zaia. Dopo aver definito “essenziali” l’etichetta e la confezione di un vino, Valentini ha direttamente polemizzato con la decisione del Mipaaf “Per aiutare qualche vino che oggi è in difficoltà – ha detto il presidente – si mettono in difficoltà quelli che problemi non ne hanno”. Il presidente delle Città del Vino ha poi sottolineato come il decreto salvaguardi solo i 39 vini nella lista delle Docg e come, dal primo agosto del 2009, in base a quanto previsto dalla nuova Ocm vino, la distinzione tra Docg e Doc lascerà il posto alle sole Dop. A quel punto, ha concluso Valentini “tutte le Dop potranno utilizzare il bag in box. Senza salvare nessun vino eccellente”. Critiche anche dal ministro dell’Ambiente del governo ombra, Ermete Realacci, per lui la decisione di Zaia è quanto meno discutibile. Quello che non è chiaro, secondo Realacci, è il fatto che aprendo anche ai Doc la possibilità del nuovo confezionamento, si rischia di danneggiare l’immagine del vino di qualità che ha avuto performance straordinarie anche in momenti di generale difficoltà. Di parere opposto, per rimanere in ambito politico, il deputato radicale del Pd, nonché enologo, Maurizio Turco, secondo il quale “Il vino di qualità continuerà a essere di qualità. Per quello di qualità minore si apre una ulteriore opportunità”. Le vere incapacità della politica, ha poi concluso Turco, sono da individuare negli incentivi per estirpare i vigneti. La tutela dell’immagine e della qualità dei vini è al centro delle preoccupazioni anche per l’Associazione italiana sommeliers (Ais), che parte però da considerazioni più tecniche. Antonello Maietta, vicepresidente dell’Ais, ha infatti sottolineato come, mentre è certo che il vetro e il tappo di sughero permettono un interscambio con l’esterno di cui il vino si avvantaggia, non esistono prove che questo possa accadere con contenitori alternativi, che anzi spesso possono dare adito a una cessione di gusto estraneo, rispetto a un contenitore come il vetro che è neutro. Alle perplessità espresse da molti attori del mondo vitivinicolo ha provato a dare risposta Massimo di Giannantonio, psichiatra ordinario all’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, secondo il quale “È lo stesso scontro che esiste tra tradizione o innovazione, tra schema mentale vecchio o nuovo. Non si può dire di no all’avanzamento tecnologico, bisogna vedere quale uso si fa della tecnologia e come il prodotto dentro il nuovo contenitore riesca a mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche”.