Le emissioni di anidride carbonica prodotte dal Festival della Valdorcia (685 quintali) saranno compensate con una gestione attiva di un ettaro e mezzo della foresta del Monte Amiata. Insomma per il XIII Festival della Valdorcia-XXIX Festival internazionale di Montalcino emissioni zero per gli spettacoli che si sono svolti per venti giorni nei cinque comuni valdorciani (Montalcino, Pienza, San Quirico d’Orcia, Radicofani e Castiglione d’Orcia) compreso il grande evento finale, il concerto di Paolo Conte. Grazie alla partnership con Pefc Italia, il sistema di certificazione per la gestione forestale sostenibile, il Festival della Valdorcia ha voluto fare un bel regalo al territorio ai piedi del Monte Amiata, fra l’altro la prima foresta italiana ad ottenere (nel 2003) la certificazione Pefc a livello nazionale. "E’ forse più utile far “respirare” al meglio una foresta di casa nostra come il Monte Amiata – sottolinea Antonio Brunori, segretario nazionale di Pefc Italia – attraverso il diradamento di faggete o pinete, per far crescere di più le piante grazie allo sfoltimento delle piante malate o in sovrannumero, piuttosto che piantare nuovi alberi nelle foreste tropicali". E’ il primo esempio del genere in Italia: "L’auspicio è che quanto viene fatto nell’area Valdorcia-Amiata possa essere replicato altrove – spiega Brunori -; questo Festival, oltre ad essere ad “emissioni zero” una formula che va tanto di moda, è anche a “chilometri zero” visto che si interviene sulle foreste del territorio". Riforestare in Italia costa di più e rende di meno che farlo nelle foreste, ad esempio del Costa Rica: a parte i costi amministrativi, la foresta tropicale assorbe CO2 per 3 volte un bosco appenninico e ben 10 volte più di un bosco alpino. Pefc Italia ha calcolato i consumi di elettricità, di acqua, di riscaldamento, produzione di materiale pubblicitario, spostamenti degli organizzatori e del pubblico (5mila persone in totale) e altri consumi: il totale di anidride carbonica emessa nell’ambiente dal Festival della Valdorcia 2008 è appunto di 684,89 quintali che possono essere riassorbiti grazie ad una “gestione attiva” della superficie equivalente di foresta del Monte Amiata pari a 1,447 ettari. Ovvero grazie ai diradamenti ad hoc, e la maggiore crescita della pianta, il bosco viene seguito per tutta la sua vita ed è in grado di assorbire in maniera ottimale la CO2, operazione senz’altro più idonea – secondo Pefc – che piantare un albero e abbandonarlo senza prendersene cura. Inoltre va ricordato che la gestione attiva è la maniera migliore per prevenire gli incendi. I lavori di diradamento saranno eseguiti dai forestali del Consorzio dell’Amiata: "L’Amiata – afferma Pierpaolo Camporesi, presidente del Consorzio forestale che opera nel versante grossetano della montagna – è da tempo un modello riconosciuto a livello nazionale per la corretta gestione forestale (tant’è che non si verificano incendi dal 1973), e questa collaborazione con un festival prestigioso come la Valdorcia è per un noi un modo attivo e concreto per comunicare anche ai cittadini quanto sia importante per l’ambiente il lavoro quotidiano dei forestali. Il bosco è una risorsa fondamentale e va conservato e gestito nel migliore dei modi per il bene di tutti: flora, fauna e persone".
La musica di Paolo Conte fa respirare le foreste dell’Amiata
Informazione pubblicitaria