Con l’innalzamento del livello qualitativo che sta accompagnando lo sviluppo dei vini romagnoli si è reso necessario apportare alcune modifiche ai disciplinari di produzione. E così recentemente sulla Gazzetta Ufficiale numero 19 e su quella numero 21 sono stati pubblicati i decreti di modifica dei disciplinari di Cagnina, Pagadebit, Sangiovese e Trebbiano.
Le novità – Le principali novità riguardano anzitutto l’innalzamento generalmente di gradi, 0,50% del titolo alcolometrico volumico naturale minimo per le uve destinate alla venificazione, e di conseguenza del titolo alcolometrico totale del vino al consumo. Per gli impianti di tutti i vini invece è stata definita la densità minima di ceppi per ettaro. Occorrerà l’inserimento della data di immissione al consumo per la Cagnanina di Romagna, non prima del secondo giovedì del mese di ottobre dell’anno di raccolta delle uve. Infine per il “Sangiovese di Romagna” che può fregiarsi della specificazione aggiuntiva “riserva”, la valutazione organolettica e chimico-fisica non potrà essere valutata prima di 22 mesi di invecchiamento.
Gli altri cambiamenti – L’importante lavoro compiuto dal Consorzio Vini di Romagna per apportare le modifiche ai disciplinari non è però definitivo. Infatti, in tempi relativamente brevi saranno necessarie ulteriori cambiamenti in virtù dei nuovi provvedimenti portati dalla OCM del settore vino e che riguarderanno designazione ed etichettatura. Provvedimenti che entreranno in vigore dal 1° agosto 2009. In base al nuovo regolamento della Commissione Europea i vini a Denominazione di Origine Controllata e/o Garantita (DOC/DOCG) diventeranno tutti DOP, Denominazione di Origine Protetta, e le domande di "protezione" dovranno essere indirizzate e avvallate direttamente dalla Commissione dell’Unione Europa e non più dai singoli Stati.
I vini da tavola – Mentre per i vini più alti della piramide qualitativa è ormai certo questo percorso, esistono ancora dei grossi interrogativi sui vini generici: sparirà la definizione di “vino da tavola” e la nuova definizione sarà solo “vino” , ma con la novità che anche questa categoria di prodotti potrà riportare il nome dei vitigni di origine e l’annata della vendemmia. Il rischio è quello che vini generici con vitigni blasonati possano contrastare importanti e storiche Denominazioni di Origine.
“Romagna” – Per salvaguardare i territori delle Denominazioni di Origine serve quindi puntare più sul territorio. E’ per questo che attualmente è in discussione nel Consorzio Vini di Romagna la possibilità di un nuovo disciplinare che raggruppi gli attuali vini DOC, sotto una nuova denominazione “Romagna”, che permetta poi di indicare il vitigno e, come nel caso di una tipologia del Sangiovese, di poter riportare anche le menzioni geografiche.