Nel cuore dell’Umbria c’è una terra dove il sacro e il profano si fondono alla perfezione, piacere e sacralità s’incontrano per deliziare i cinque sensi. Ed ecco la vista di una vallata modellata con cura dalla mano dell’uomo, il profumo del mosto e della cucina locale, il suono delle campane nelle chiese del centro storico, le dita che si perdono nelle trame dei preziosi tessuti artistici e, soprattutto, il gusto di un vino unico, seducente e ammaliante ad ogni suo sorso. Tutto questo è Montefalco dove è possibile vivere una suggestione onirica specie in occasione della Settimana Enologica. Cultura, arte, gusto e tradizioni rivivono tra le strade del centro e nelle campagne circostanti per celebrare il prodotto principe della terra: il Sagrantino.
Sagrantino tra storia e leggende – Anche l’origine di questo vino lo vuole in un limbo tra sacro e profano. Tra storia e leggenda c’è chi narra l’approdo di questo vitigno in terra umbra dalla Grecia grazie ad alcuni monaci bizantini, altri sostengono che siano stati invece i frati francescani, intorno al XIV-XV secolo, ad introdurlo dopo i viaggi di predicazione in Asia Minore, altri ancora raccontano che l’uva sia originaria della Spagna e che la sua introduzione sia stata opera dei Saraceni. Ma quello che è più affascinante nella storia del Sagrantino è il suo ultimo mezzo secolo di storia, quando, quasi per sfida, è diventato un seducente vino da pasto dopo essere stato per anni un prezioso passito. Difficile da vinificare per la forte presenza di polifenoli che ne esaltano gli aromi dolci, il Sagrantino secco nasce solo nei primi anni ’70 ed il vitigno invade tutte le campagne di Montefalco dopo essere stato coltivato con cura e gelosia nei cortili e nei giardini di gran parte delle famiglie del centro, specie quelle più ricche che esponevano le proprie bottiglie di passito quasi come una vanto reale. Negli ultimi anni la storia del Sagrantino e cambiata, ha invaso le campagne del luogo così come i mercati nazionali e internazionali portando benefici economici alla popolazione ma mantenendo salde quelle radici che affondano nelle tradizioni e nella cultura rurale del posto, quelle tradizioni e quella cultura che sembri assaporare in ogni sorso e in ogni bottiglia. Quelle tradizioni e quella cultura che è possibile toccare con mano in occasione della Festa della vendemmia quando, in occasione della Settimana Enologica, i carri allegorici delle frazioni si riversano nella piazza principale di Montefalco. Altra curiosa iniziativa, sempre in occasione della Settimana Enologica, è l’abbinamento tra vino e cinema con il Sagrantino Film Festival.
I segreti delle aziende – Ecco perché, proprio in occasione della Settimana Enologica, è doveroso perdersi nelle degustazioni che si svolgono nel chiostro di Sant’Agostino. Qui apprendi i segreti delle aziende. Tra i nomi più noti quello di Caprai che dal ’93, in occasione dei 25 anni dalla prima bottiglia di Sagrantino secco, produce un vino speciale (20-25 mila bottiglie nel 2005) che è il frutto di una selezione clonale in vigna. Oppure l’azienda Antonelli dove la signora Brunella – incontrata allo stand in occasione della manifestazione – descrive il suo vino affascinante e misterioso e, quasi a custodire un segreto, ti sussurra le caratteristiche del “Chiusa di Pannone”, un vino in uscita per la prima volta ad ottobre di quest’anno e che è il frutto della vendemmia 2003 su una selezione nelle vigne vecchie trent’anni. E poi ancora Tiburzi, nata per mano del Cavaliere Gustavo Tiburzi come ingrosso commercio carni, ha continuato nella commercializzazione delle carni e dei salumi tipici gettandosi poi, nel ’99, anche nell’avventura del Sagrantino. Oggi i vigneti ricoprono circa 8 ettari di terreno per una produzione di oltre 60mila bottiglie annue commercializzate per metà all’estero. Curiosa è poi la storia dell’azienda agricola Romanelli che nasce nel ’78 per la coltivazione dei cereali, l’allevamento di bovini e suini e la lavorazione di carni. In pochi anni viene prodotto anche un olio extravergine da agricoltura biologica e lo scorso anno l’approdo al Sagrantino. Ecco come in degustazione il giovane ed entusiasta Devis Romanelli porta fiero il primo vino della sua cantina: un igt (80% sangiovese – 12% sagrantino – 8% merlot) prodotto in 35mila bottiglie su vigneti giovani di 6 anni ma in grado di portare in bottiglia 14 gradi di un vino giovane, curioso e intrigante. Su uno degli scorci più belli delle campagne sorge poi la Cantina Colle Ciocco, tra le più grandi e le più antiche del territorio. Fondata nel 1935 da Settimio Spacchetti è oggi condotta dai figli Lamberto ed Eliseo coprendo 19 ettari di terreno coltivati per circa metà in vigneto e per l’altra metà in oliveto. Tra i prodotti sicuramente più accattivanti, oltre al sagrantino sia secco che passito, anche la grappa prodotta col tradizionale sistema di distillazione discontinuo a corrente di vapore. Su di un altro colle che domina la vallata spoletina, nell’azienda Bocale, mentre la vista si perde nella “Ringhiera dell’Umbria”, è possibile sorseggiare un Sagrantino davvero interessante in grado di invecchiare dai 7 ai 10 anni prima di sprigionare un aroma di grande struttura. Di generazione in generazione si tramanda poi l’arte del vino nell’azienda Antigniano. Già nel XVIII secolo l’avo Don Giuseppe Broccatelli invecchiava un rinomatissimo Vinsanto. Da allora si tramanda il gusto e la passione di operare nel settore sulle soleggiate colline di Torgiano dove la produzione vinicola spazia dal Sagrantino al Grechetto passando dal Pinot Grigio fino agli spumanti dolci e brut. Una menzione speciale però per un delicatissimo vino liquoroso realizzato con Malvasia toscana e grechetto passito. Per conoscere i segreti delle aziende diverse poi le proposte di itinerario offerte dalla Strada del Sagrantino.
Una sosta nei ristoranti – Il trionfo di sapori nel calice si abbina poi alla perfezione ad un incredibile varietà di piatti tipici che traggono fondamento dalla sapiente mano dell’uomo nella lavorazione della carne e dal vasto bouquet dei prodotti della terra. Impossibile resistere agli strangozzi al tartufo cucinati da l’Alchimista in piazza del Comune e, basterebbero pochi passi per sedersi al ristorante Federico II e degustare un prelibatissimo brasato al Sagrantino. Abbandonando poi la piazza principale del borgo è impedibile la sosta per un pasto alla trattoria Coccorone per deliziare il palato con tutti i piatti della più antica tradizione culinaria locale, dai salumi tipici dell’Umbria, pasta fatta in casa e carne deliziosa cucinata con i profumi del sagrantino.
Il viaggio dei sensi – Sapori e tradizioni, leggende e narrazioni, arte e storia, natura e cultura si intrecciano così a Montefalco ed esplodono in un idillio per i cinque sensi in occasione della Settimana Enologica. Una tappa imperdibile nell’Umbria più verde, una sosta irrinunciabile in grado di catturare l’occhio e l’amore del visitatore proprio per quella caratterizzazione tra sacro e profano che, dal gusto alla vista, dal tatto ai suoni e ai profumi, impenetrabile si lega al ricordo di una meta nel limbo tra piacere e sacralità.