Il recente caso di mucca affetta da Bse, meglio noto come virus della Mucca Pazza, rilevato in Lombardia e confermato dagli esperti del Centro di referenza per le encefalopatie animali dell’Istituto zooprofilattico di Torino, non deve destare preoccupazione, né deve generare allarmismi. Lo ha sottolineato oggi il Commissario straordinario del Governo per le emergenze zootecniche Ettore Ianì. Quello riscontrato dagli esperti dell’Istituto di Torino nell’ambito del programma di sorveglianza quotidiana effettuato sui bovini di età superiore a 30 mesi, è infatti un caso isolato, il primo registrato nel nostro Paese da due anni.
Positività – La positività al “Prionics Test” è stata accertata in un bovino di razza frisona italiana di 13 anni, proveniente da un’azienda lattifera lombarda e macellato lo scorso 17 settembre. “Si è trattato con grande probabilità della coda di una contaminazione avvenuta anni fa, nel periodo in cui nell’alimentazione degli animali erano utilizzati mangimi contaminati da farine di carne e ossa, mangimi ora vietati dall’Unione europea”, rassicura il commissario Ianì, aggiungendo che “da allora sono stati fatti enormi passi avanti nel rafforzamento del nostro sistema di controllo nazionale nella lotta alla cosiddetta Mucca Pazza”.
Dal 2001 sono 142 i casi di Bse – E’ sufficiente ricordare, spiega ancora il commissario, che dal 2001 a oggi, su più di 5 milioni di animali testati in Italia, sono stati accertati solo 142 casi di BSE. I dati a disposizione indicano un andamento del contagio in forte riduzione di anno in anno: si è passati da circa 50 casi ad unico caso all’anno. “Se, come auspichiamo, questo trend positivo proseguirà, secondo gli esperti la malattia potrebbe scomparire entro il 2010-2011”. Alla luce di questi dati, conclude Ianì, “L’accertamento della positività in Lombardia è l’ulteriore dimostrazione dell’efficacia del sistema di sorveglianza e prevenzione posto in essere da un centro scientifico di eccellenza quale è il Centro di Referenza per la Bse di Torino”.