Apiro è un piccolo borgo montano (poco più di 2mila abitanti) delle Marche, in Provincia di Macerata, e da circa un anno le scuole elementari, una casa famiglia per anziani, e varie strutture che ospitano uffici amministrativi del comune si riscaldano senza inquinare e creando nuove risorse per l’agricoltura locale. Un progetto promosso dalla Regione Marche per il quale l’Università Politecnica delle Marche e l’Assam (Agenzia servizi Settore Agroalimentare delle Marche) hanno curato il monitoraggio. Gli obiettivi del progetto, di cui si è parlato al Chimica Verde Expo (Zero Emission, Fiera di Roma) e che ha trovato applicazione nella centrale di teleriscaldamento di Apiro, sono stati quelli di riutilizzare le biomasse ricavate da coltivazione dell’azienda agricola comunale e dagli scarti dell’attività agricolo-forestale del territorio creando così opportunità per gli agricoltori e nello stesso tempo dando la possibilità di ridurre l’inquinamento atmosferico.
L’impianto – L’impianto realizzato è di 1.200 kW di potenza, alimentato principalmente con cippato di pioppo e sorgo coltivato, ma anche con paglia e altri scarti agricoli. L’energia prodotta dalla centrale per ora verrà utilizzata per riscaldare edifici comunali: oltre al municipio, la scuola elementare e quella media, un teatro e una casa di riposo. In futuro, con un ampliamento della centrale, si prevede di produrre anche energia elettrica ed erogare servizi ai privati. “Un buon esempio di come si possano utilizzare i finanziamenti europei – spiega Andrea Bordoni responsabile filiere agrienergetiche della Regione Marche – e di come si possa dare un contributo autonomo a problemi come l’effetto serra e il deficit energetico (il 50% nelle Marche)”.
Le biomasse utilizzate – In termini di emissioni di CO2 il bilancio dovrebbe essere positivo: si utilizza cippato proveniente da pioppi e l’anidride carbonica assorbita per fotosintesi dalle piante supera quella risultante dalla combustione. Per quanto riguarda le polveri sottili la temperatura di combustione più alta di quella normalmente usata dovrebbe garantire di minore dispersione di residui. Le biomasse con cui viene alimentato l’impianto sono interamente locali, “cosa molto importante nel valutare la sostenibilità di una centrale di questo tipo” come riferiscono i progettisti. Per lo scopo in terreni di comunali si sono predisposte coltivazioni di sorgo, che verrà poi lavorato essicato e bruciato integralmente e sono stati piantati pioppi ad accrescimento rapido. Il resto del combustibile sarà costituito invece da residuati agricoli: paglia, rami, sterpaglie e altri scarti. I pioppi per ora non sono ancora pronti, spiega la docente, ma quando la centrale sarà a regime si prevede che sarà alimentata per circa il 50-60% dalla biomassa coltivata e per il resto dai residuati.