Piena sintonia di idee e condivisione di progetti tra la Confederazione – Unione italiana vini e il ministro delle Politiche agricole sulle questioni più delicate del settore vitivinicolo. È quanto è emerso al Consiglio della Confederazione – l’anima politica dell’Associazione che rappresenta attraverso le sue aziende associate oltre il 50% del fatturato dell’intero comparto – alla presenza del ministro Luca Zaia.
Controlli severi – Tra i temi all’ordine del giorno, i controlli e la ricaduta sulle imprese di alcune disposizioni previste dalla nuova Ocm del vino. “Solo il 2% del vino prodotto in Italia è irregolare – ha affermato il ministro – ma non possiamo più permettere che casi come quello del Brunello veicolino un’immagine distorta della nostra imprenditoria, con le relative pesanti conseguenze sul mercato. Ciò che è scritto in etichetta deve essere assolutamente veritiero. Il mondo intero ci guarda e ci invidia per la ricchezza del nostro panorama vitivinicolo. Ecco perché i controlli vanno fatti con grande serietà”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Confederazione, Andrea Sartori: “Per noi imprenditori i controlli si traducono nell’eliminazione della concorrenza sleale, un plauso quindi alla ‘tolleranza zero’, e non è un caso che la nostra Associazione abbia ottimi rapporti con l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità, che sia partner di importanti catene distributive nel controllo di qualità dei prodotti e che si proponga tra i soggetti certificatori delle nostre denominazioni”.
L’Ocm non va – Critico il ministro sui contenuti della nuova Ocm. “Personalmente – ha precisato Zaia – avrei gestito la trattativa in modo diverso. Comunque oggi dobbiamo prendere atto delle nuove disposizioni e cercare di non complicarci la vita. Ad esempio, a partire da agosto 2009 le procedure per il riconoscimento delle denominazioni cambieranno poiché verranno gestite da Bruxelles, occorre quindi sfruttare il tempo che abbiamo a disposizione prima di quella data per bonificare situazioni complesse che si trascinano da tempo”.
Uiv preoccupata – Sempre in merito alla riforma Ocm, le maggiori preoccupazioni espresse dal Consiglio della Confederazione hanno riguardato quelle disposizioni che i singoli Paesi possono applicare con grandi margini di autonomia. Tra gli esempi ricordati, il vino Prosecco in lattina, vietato in Italia ma consentito in Germania, e in prospettiva l’utilizzo del nome di vitigno in etichetta per i vini da tavola, certamente molto circoscritto in Italia (limitato a poche varietà internazionali, tipo Merlot, Cabernet, Sauvignon e Chardonnay) ma probabilmente più esteso in altri Paesi.
Parola all’Ue – “L’Unione europea – ha precisato Ersilia Moliterno, della Direzione generale Agricoltura della Comunità europea – si limita a dettare delle linee direttrici che verranno poi adattate dai singoli Paesi, del resto le scelte restrittive di alcuni Paesi si scontrano con quelle molto più flessibili di altri e questo non possiamo impedirlo poiché si tradurrebbe in una discriminazione dei Paesi Ue nei confronti dei Paesi terzi, quest’ultimi avvantaggiati da una normativa molto snella e orientata al mercato”.
Molti dubbi – “In pratica – ha concluso il segretario generale della Confederazione, Paolo Castelletti – nella riscrittura dei regolamenti viene considerato un nuovo Paese produttore, cioè l’Unione europea, aprendo così la strada a importanti opportunità di mercato ma facendosi carico anche dei relativi rischi”.