Dalla vigna alla bottiglia, un solo obiettivo: tradurre il territorio in maniera globale. L’Amarone Cesari ha scoperto le sue carte, confermandosi come un vero vino di territorio e non di me-todo, che nasce e si arricchisce delle potenzialità naturali che solo la Valpolicella può conferire e dalla sapienza di un’azienda che da sempre ha legato il suo nome a questo grande vino veronese. E’ del 1971 infatti la prima vendemmia di Amarone targato Cesari, tre anni dopo la creazione del disciplinare. A conferma la degustazione di due veri e propri cavalli di razza dell’azienda: il pluripremiato Amarone Bosan 2001, che recentemente ha conquistato a Mundus Vini, oltre il Grande oro, il premio della Giuria come Miglior rosso d’Europa, e l’Amarone della Valpolicella Classico targato 1990, prodotto esclusivo, in tiratura limitata di 2.000 bottiglie.
Giornata esperenziale – In uno splendido sabato di ottobre, riscaldato dal sole, il vigneto Il Bosco, uno dei cru aziendali, ha aper-to le proprie porte a un nutrito gruppo di giornalisti chiamati per un giorno a lasciare la propria penna e armarsi di forbici e guanti per trasformarsi in vendemmiatori. Una vera e propria “giornata esperienziale – come ha commentato il presidente Franco Cesari – capace di far scoprire cosa c’è dietro una bottiglia d’Amarone. Tanta pazienza, cura e passaggi produttivi unici, in cui fondamentale è la componente manuale, a partire dalla raccolta rigorosamente selezionata dei grappoli”. Il frutto della giornata, di-venterà un vino e i giornalisti verranno di anno in anno informati sull’evoluzione della loro bottiglia, finché non sarà pronta per essere stappata.
Mix vincente – Il vigneto Il Bosco, a sud est di Castelrotto, nel comune di San Pietro in Cariano, si estende per 5 ettari su una collina che domina l’anfiteatro naturale della Valpolicella Classica e da cui si possono ammirare i comuni che fanno grande l’Amarone: Marano, Fumane, Negrar, Sant’Ambrogio e San Pietro in Cariano, appunto. Filari di Corvina e Rondinella, allevati a pergola semplice, 3.300 ceppi/ettaro e vigne di 20 anni di età. E’ qui che si manifesta il primo valore del territorio e delle sue uve, le uniche in grado di realizzare quell’appassimento, che è si “metodo” ma che solo con queste uve può condurre all’Amarone. “La ricetta per noi vincente è il mix Corvina 80% e Rondinella 20% – ha spiegato ai neovendemmiatori l’enologo di Casa Cesari Luigi Biemmi –,ma stiamo valutando l’inserimento anche di alcuni autoctoni storici come l’Oseleta”.
Questione di terroir – Adagiate in cassette di circa 5 kg l’una, le uve sane vengono trasferite alla cantina di appassimento di San Floriano, dove è proseguita la visita. Le uve restano a riposo, tenute costantemente sotto controllo in termini di ventilazione e giusto grado di umidità fino a dicembre-gennaio, quando si procede alla pigia-tura. E anche qui l’attenzione deve essere massima, perché ci si trova a lavorare in condizioni climatiche fredde, che possono causare arresti nella fermentazione. Ancora una volta il territorio è protagonista: “Dopo aver fatto diverse sperimentazioni – ha specificato ancora Biemmi – utilizziamo lieviti selezionati anche di ceppi indigeni”.
Cantine e progetti – Ultima tappa la cantina di Cavaion Veronese, dove si realizza l’affinamento in legno ed il riposo in bot-tiglia, che beneficia delle particolari condizioni naturali date dalla presenza di una falda acquifera che consente il rinfresco naturale degli ambienti. “La cantina è del 1997 – ha specificato il responsabile marketing dell’azienda, Cristoforo Materossi – in questi dieci anni molte cose sono cambiate, oggi la produttività è cresciuta, ad esempio per quanto riguarda solo l’Amarone, suddiviso in Il Bosco, Bosan e Amarone Classico, è pari a oltre 300.000 bottiglie. Recentemente abbiamo acquistato del terreno a Fu-mane e presto sorgerà una nuova cantina”. Un progetto che darà nuovo slancio alla Gerardo Cesari, confermandola come un progetto in continua evoluzione sin dalla sua fondazione.
Vini protagonisti – Il momento del pranzo ha visto protagonisti, in abbinamento con i piatti dell’artista del Gabriele Ferron de La Pila Vecia, i campioni della Gerardo Cesari, offrendo al naso e al palato il risultato tangibile delle lavorazioni presentate durante la mattinata. In degustazione: Lugana Cento Filari 2007, Ripasso Bosan 2005, Amarone Bosan 2001, Amarone della Valpolicella Classico 1990, Recioto della Valpolicella Classico 2006.
Amarone mon amour – A Paolo Grigolli, enologo e consulente della Gerardo Cesari, il compito di descrivere le sfumature che un Amarone può raggiungere nella sua lunga vita: se il Bosan 2001 si contraddistingue per la grande freschezza, estranea a un uso eccessivo dei legni, lasciando sempre in primo piano il frutto, un Amarone con 18-20 anni alle spalle lascia emergere profumi di confettura, frutta passita, prugna e marasca che evolvono verso lo speziato. Signorile, armonico, privo di durezze, persistente, un vino “sicuramente da meditazione” ha concluso Grigolli.