Cereali, il vero aumento sarà solo dal 2012-2013

Dopo le fiammate dei prezzi registrate nei mesi scorsi e la rapida frenata a livello mondiale, per i cereali si prevede un mercato in altalena, fra timidi rialzi e ulteriori ribassi. Così almeno ha dichiarato Luca Rossetto, professore dell’Università di Padova (Economia e politica agraria e forestale), nel corso della tavola rotonda “Produrre qualità è reddito”, organizzata da Veronafiere e Informatore Agrario.

Analisi – Previsioni sulla base di analisi del settore e sull’attuale mercato dei future, che indicano il prezzo del mais al marzo 2009 a 165 euro la tonnellata e a 174 euro la tonnellata il prossimo luglio. I listini di questi giorni indicano un valore intorno ai 135-140 euro la tonnellata. Sostanzialmente stabile, invece, il prezzo del frumento tenero, quotato oggi intorno ai 220 euro la tonnellata e indicati nei future di marzo 2009 a 215 euro/ton e a 225 euro/ton nel luglio successivo. Insomma, i prossimi mesi non registreranno forti oscillazioni come gli imprenditori agricoli hanno visto negli ultimi periodi. Piuttosto, alti e bassi contenuti. Almeno fino al 2012.

Mercati comunitari – “La ripresa dei listini in maniera più significativa – ha avvertito Rossetto – potrebbe avvenire sui mercati comunitari per il mais dopo il 2012, mentre per il frumento fra il 2013 e il 2014. Negli Stati Uniti, invece, si prevedono indicativamente le medesime dinamiche analizzando il mais, seppure a valori più bassi rispetto all’area europea, mentre il frumento dovrebbe avere un rialzo fra il 2012 e il 2013”. Il condizionale è d’obbligo, secondo Rossetto, in quanto ad influenzare l’andamento delle mercuriali contribuiscono diversi fattori: le rese, innanzitutto, ma anche l’effetto dell’abolizione del set-aside (la messa a riposo dei terreni) sull’aumento delle produzioni. Inoltre, si dovrà verificare i rapporti di cambio euro/dollaro, le aspettative degli utilizzatori, gli effetti della crisi finanziaria, le politiche sui biocarburanti, ma anche l’effettiva concretizzazione di percorsi orientati al miglioramento della produttività e i risultati delle elezioni negli Stati Uniti.

Gli effetti della speculazione sui mercati – Rossetto ha illustrato anche le cause dell’aumento dei prezzi, fenomeno che ha accompagnato i listini per buona parte del 2007 e i primi mesi di quest’anno, suddividendone il peso percentuale nella responsabilità dell’andamento dei listini. “Possono essere individuate cause strutturali e congiunturali – ha elencato alla platea di oltre 300 imprenditori agricoli -. Fra le cause strutturali, in particolare, hanno influito in una misura del 20 per cento circa la concentrazione dell’offerta mondiale dei cereali, in mano a Stati Uniti, Brasile, Unione europea, Canada e Argentina, il rallentamento della produzione, i costi della logistica, ma anche la crescita della domanda mondiale e in parte anche la domanda di biocarburanti. Fra le cause congiunturali, hanno inciso per circa il 15 per cento le condizioni climatiche negative e nella stessa misura la svalutazione del dollaro, mentre è compresa fra il 20 e il 30 per cento la responsabilità di manovre speculative”. A partire dalla seconda metà del 2007, infatti, sui mercati delle commodities si sarebbero riversati circa 200 miliardi di dollari (128 miliardi di euro), “effetto dello spostamento di fondi dal mercato immobiliare, in crisi dopo l’esplosione della bolla dei subprime, a quello proprio dei mercati delle materie prime”.

Il futuro agricolo degli Usa – In proposito, le politiche annunciate per l’agricoltura dai candidati alla Casa Bianca, sarebbero divergenti. “Barack Obama sembra orientato a confermare l’attuale impostazione del “Farm Bill” – ha spiegato Rossetto – mentre John McCain ha annunciato un approccio più liberista sulle politiche agricole”.

L’Health Check della Pac: quale futuro per il set-aside? – Spostando invece l’attenzione al futuro dell’agricoltura europea, il professor Rossetto – a margine dell’incontro a Veronafiere – è intervenuto sul dibattito legato al set-aside. Eliminarlo definitivamente oppure sospenderlo temporaneamente? Questa infatti è una delle questioni in agenda al Consiglio europeo dei ministri agricoli, nell’ambito dell’Health Check, lo Stato di salute della Pac. “Nell’ultima campagna, buona parte dell’aumento della produzione di cereali è stata determinata dall’abolizione del set-aside – ha detto Rossetto – che tuttavia ha comportato una frenata nei prezzi, sulla base di una certa rigidità delle dinamiche di mercato del mondo agroalimentare. Quindi forse sarebbe meglio sospendere temporaneamente il set-aside, nell’attesa di aumentare gli stoccaggi, per poi introdurlo di nuovo ed evitare eccessivi ribassi dei listini.”

Le produzioni di cereali 2007-2008 in Europa – Secondo Rossetto, infatti, già nell’annata agraria 2007-2008, la concomitanza del blocco del set-aside e migliori rese produttive (arrivate a 5,5 tonnellate ad ettaro per il frumento e 6,6 tonnellate ad ettaro per il mais) avrebbero inciso – rispettivamente di un terzo per il set-aside e di due terzi per la resa colturale – sull’aumento delle produzioni di cereali, innalzatosi a livello comunitario del 23 per cento rispetto alla stagione precedente, “che in termini quantitativi significa 26-27 milioni di tonnellate in più per il frumento e 10 milioni di tonnellate in più per le produzioni maidicole”.

E l’andamento produttivo in Italia – Nella campagna cerealicola conclusa fra luglio (per il frumento) e settembre (per il mais) di quest’anno, anche l’Italia ha collezionato trend in aumento per superfici e produzioni, rispetto alla stagione 2006-2007. Il frumento tenero ha toccato i 3,9 milioni di tonnellate raccolte (+20 per cento), a fronte di 700mila ettari impiegati (+5 per cento). Boom nella produzione di grano duro (+42 per cento), balzata a 5,7 milioni di tonnellate, e crescita del 6 per cento delle superfici (1,52 milioni di ettari). Più contenuto il segnale positivo del mais: 1 milione gli ettari coltivati (+3 per cento) e 10,3 milioni di tonnellate raccolte (+5 per cento). Cresce anche l’import di grano duro (2,1 milioni di tonnellate, +8 per cento) e mais (2,3 milioni di tonnellate, +8 per cento), mentre indietreggiano le importazioni di grano tenero, che con 4 milioni di tonnellate perdono l’8 per cento.

Rosanna Paliotta

 

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