I produttori di Vino Nobile speravano e sapevano fin da subito come sarebbe andata a finire e la comunicazione del Mipaaf giunta nella serata di ieri, mercoledì 29 ottobre, ha confermato che il paventato blocco Usa per i vini di Montepulciano è stato di fatto superato. "Sapevamo fin dall’inizio della vicenda quale sarebbe stato il suo esito – spiega il Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Federico Carletti – perché i produttori di Montepulciano sono uniti all’interno del Consorzio e puntano coesi a produrre nel massimo rispetto della qualità convinti che le regole vadano rispettate; tutto ciò non poteva che agevolare l’agenzia americana a far rientrare i dubbi manifestati durante la scorsa estate".
Come per il Brunello, Zaia in prima linea – Forte l’impegno del Ministero delle Politiche Agricole e del Ministro Luca Zaia in persona che insieme all’ambasciata italiana hanno contribuito a risolvere in tempi rapidi la questione. Anche la Regione Toscana, la Provincia di Siena e il Comune di Montepulciano si sono dimostrati sensibili e vicini nei confronti della realtà di Montepulciano. La Ttb dopo un periodo di osservazione sostanzialmente dimostra di avere fiducia nel disciplinare dei vini di Montepulciano, ma allo stesso tempo nel lavoro del Consorzio e sicuramente nelle singole aziende che operano nel territorio con un minimo comune denominatore, produrre ottimi vini.
Il vino traina l’economia – A Montepulciano il vino rappresenta un vero e proprio motore per l’economia locale con un indotto calcolato intorno al 70%. Nel 2007 i circa 90 imbottigliatori presenti nel territorio (oltre 70 sono associati al Consorzio) hanno prodotto nei circa 1.200 ettari iscritti all’albo della Docg circa 54mila ettolitri di vino destinato a divenire Nobile mentre per il Rosso nei 360 ettari vitati sono stati prodotti circa 22mila ettolitri. Oltre 8milioni le fascette rilasciate dal Consorzio nel 2007 per Nobile di Montepulciano e oltre 3milioni quelle per il Rosso Doc. Il mercato parla di un 60% di prodotto esportato e del restante 40% destinato al mercato nazionale. Tra i principali mercati la Germania, la Svizzera e l’Austria per l’Europa, mentre crescono le quote destinate a Gran Bretagna e paesi nordici. Si riconferma in forte crescita anche il mercato Usa che nel 2007 ha assorbito circa il 12% delle esportazioni.