“Da tempo l’imprenditoria vinicola è impegnata attivamente, con forti investimenti, sul fronte della qualità, guidando di fatto un cambio culturale che è riuscito a spostare i consumi su prodotti che necessariamente richiedono un approccio più maturo; il vino non si beve per trangugiare alcol e sballare ma per piacere, per gustare profumi e sapori, per allargare le proprie percezioni e la propria sensibilità, magari su territori e ricordi”. Queste le considerazioni del presidente dell’Unione Italiana Vini, Andrea Sartori, a commento della proposta di legge di abbassare da 0,5 a 0,2 gr/l il tasso di alcolemia nel sangue per il guidatore.
Le campagne di sensibilizzazione – Soprattutto sui giovani sono state fatte importanti campagne di sensibilizzazione orientate al bere bene, basti pensare alle tante iniziative di Agivi (Associazione giovani imprenditori vitivinicoli italiani). Significativo l’impegno dell’Uiv nel programma europeo Wine in moderation e nell’Osservatorio permanente giovani e alcol. Il risultato di tutto questo è stato un avvicinamento consapevole e curioso al vino, oggi sempre più presente nell’accompagnare anche cibi semplici e quotidiani, riconquistando faticosamente sulle tavole la posizione che merita. La stessa contrazione costante dei consumi in Italia – dagli 80 litri pro capite degli anni Ottanta agli attuali 46 – di fatto è la conferma di un loro riorientamento verso la qualità. “Oggi tutto questo rischia di essere demolito – prosegue Sartori – perché demonizzando qualsiasi bevanda alcolica saranno proprio questi consumatori più sensibili ad allontanarsi dal prodotto e non certo i navigati dello sballo. Insomma, oltre al danno la beffa”. Su un problema sociale di simili dimensioni, additare l’alcol come unica causa appare decisamente riduttivo alla più rappresentativa organizzazione di settore.
La velocità come uno dei maggiori fattori di rischio – “Ci si potrebbe chiedere come mai – si domanda Sartori – in un Paese dove il limite massimo è fissato a 130 km orari vengano costruite e importate automobili che possono tranquillamente viaggiare a velocità nettamente superiori. E ancora, visto che proprio la velocità è uno dei maggiori fattori di rischio, ci si potrebbe chiedere come mai ai neopatentati e ai ragazzi in generale venga concesso di guidare di tutto, indipendentemente dal fatto che poi alzino il gomito in discoteca”. A questo proposito per Uiv è decisamente più ragionevole la scelta della Germania: tasso zero per i ragazzi al di sotto dei 21 anni e per i neopatentati (due anni dal rilascio della patente).
I controlli a macchia di leopardo – “Infine – allarga il discorso Sartori – perché i controlli di polizia sono a macchia di leopardo, concentrati in alcune regioni e praticamente assenti in altre? In Italia i controlli sono pari a un decimo di quelli effettuati in Francia e a un terzo rispetto alla media europea. Inoltre, come si può pensare che con un tasso a 0,2 si guidi meglio rispetto al valore di 0,5? Non è un caso che in Inghilterra, con un tasso a 0,8 e controlli seri, gli incidenti siano sensibilmente diminuiti. Il mondo del vino vuole dare un proprio contributo a costruire una società più responsabile – conclude Sartori – ma è un impegno che va allargato e condiviso. Un problema tanto drammatico non può trovare come soluzione un divieto di fatto assoluto ed esteso nella logica fallimentare di una società neoproibizionistica”.