Primi dati certi dai vari mercati e dalle spedizioni delle case spumantistiche nazionali: conferma dei consumi di fine anno come nel 2007 e un aumento delle spedizioni nel 2008. Si presume di stappare 110-112 milioni di bottiglie nazionali in soli 25 giorni di feste. Cresce la regalistica con le bottiglie di spumanti: meno cesti ( -10%), ma più monoconfezione di bottiglie made in Italy(+ 5%) direttamente alla distribuzione. In crescita anche i tappi di Champagne e di Cava, come consumo diretto e acquisto per regali (+ 8%). Per il Forum emerge che c’è un margine di crescita dei consumi nazionali per una carenza ancora di conoscenza e di cultura verso il prodotto. La concentrazione del consumo “e la non rinuncia” alle feste di fine anno è la prova della “attesa” della festa inteso come momento di gioia irrinunciabile. Si rinuncia al ristorante, al cinema … ma non si dice di no alla tavola e alla festa in famiglia, sacra perché si auspica un anno diverso.
Attesa e acquisto – La attesa fa crescere l’acquisto anche in momento di contrasti e di difficoltà. I dati generali parlano per “tutti i consumi” di un calo degli acquisti solo del 3%, quindi marginale. Per gli spumanti incrementa sempre più il consumo domestico, cala il consumo al ristorante e in enoteca. Fra i giovani le bollicine come aperitivo hanno soppiantato i cocktails; al bar la mescita tocca tutti i prodotti dagli extrabrut agli extradry. Nelle esportazioni si registra un + 11% di volumi e + 29% in valore nei primi 11 mesi del 2008. I mercati mondiali – gli emergenti Russia e Brasile, ma anche Georgia, Lettonia, Estonia,Israele, ecc..– chiedono bottiglie di vini spumanti italiani, c’è mancanza di prodotto presso gli importatori e i distributori esteri. Il prodotto italiano piace perché è fresco, moderno, non eccessivamente alcolico,fruttato e con un prezzo giusto. Dall’analisi svolta il consumo è sempre meno imposto dalle guide che segnano un fortissimo calo di interesse. Mentre c’è bisogno di informazione diretto sul prodotto per incrementare i brindisi concentrati alle feste: bisogna sfatare il principio che lo spumante non è solo per l’aperitivo e per il dessert. Destagionalizzare è il traino dei consumi. Cresce di più il fatturato rispetto ai volumi.
Fiducia – “Una bottiglia di spumanti da fiducia, evidentemente – dice Giampietro Comolli, direttore del Forum Spumanti&Bollicine – a un brindisi emozionale al nuovo anno non si rinuncia. Dal 2005 un panel di consumatori rappresentativo di più settori nazionali ed esteri risponde a domande con continuità, grazie al sostegno del Ministero delle Politiche Agricole – dipartimento politiche agricole-tutela del consumatore. Il segnale più importante – ribadisce Comolli – è l’aumento del valore sul mercato indipendentemente se i volumi crescono o scendono. Il caso francese è emblematico: esportiamo un 10% in meno di bollicine, ma abbiamo aumentato il fatturato del 15%. Segno importante che il mercato mondiale riconosce agli spumanti italiani un valore più alto del passato, si acquisiscono mercati nuovi pronti a spendere di più, si diventa competitor di prodotti anche più blasonati perché oggi il mercato mondiale sta comprimendo i prezzi verso il basso. La qualità riconosciuta dei nostri vini e la competitività del prezzo soddisfano la domanda attuale. Questo interesse internazionale deve essere colto da imprese e consorzi per creare un forte unitario messaggio nazionale verso i mercati nuovi ed emergenti ”.
Fonti dell’indagine – Telemarket svolta dall’Ones-Osservatorio Nazionale Economico dal 1 novembre al 10 dicembre fra 150 case spumantistiche; 80 punti vendita in grandi città; 60 centri grande distribuzione; 30 ristoranti delle guide; 25 winebar e alberghi.
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