Il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia ha illustrato, nel corso di una conferenza stampa organizzata oggi a palazzo Chigi, i contenuti dell’atteso decreto legge, approvato dal Consiglio dei ministri, sulle quote latte. Il provvedimento, ha spiegato il ministro, consentirà agli allevatori di rateizzare, con un tasso d’interesse del 5-6%, le multe comminate dall’Unione europea a coloro che non hanno rispettato i vincoli previsti, fissando, allo stesso tempo, le modalità di ripartizioni delle nuove quote di produzione ottenute dall’Italia nel novembre scorso in occasione del negoziato sull’aggiornamento della Politica agricola comune.
Il decreto – “Il decreto – ha sostenuto il titolare del Mipaaf – non è una sanatoria ma un provvedimento per evitare nuove mungiture, oggi il prezzo del latte è ridicolo, ci vogliono tre litri di latte per comprare un caffè, dal primo aprile non ci saranno più splafonamenti, chi lo farà subirà un aumento della multa del 150%”. Inoltre, ha annunciato Zaia, “dal primo aprile consegneremo le quote a tutti”.
Il meccanismo approvato dal Consiglio dei ministri prevede che la prima rata dovrà essere pagata entro il 31 dicembre di quest’anno e, nel caso di mancato pagamento, si dovrà ricominciare. Inoltre, se la cifra da pagare rientra in 100mila euro, la si potrà versare dilazionata fino a 10 anni, nel caso di 200mila euro si dilazionerà fino a 20 anni e fino a 30 anni per 300mila euro.
Per Coldiretti decreto luci e ombre – Nel decreto sulle quote latte ci sono luci e ombre che auspichiamo possano essere chiarite in sede di conversione parlamentare. E’ quanto ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare i contenuti del Decreto. "Il Decreto – ha precisato Marini – risolve sicuramente molte questioni come il consolidamento della quota B tagliata, l’attribuzione di quota agli affittuari e l’istituzione di un fondo da destinare ai produttori che hanno acquistato quote nel corso degli anni, ma rimangono forti perplessità sui criteri individuati per la regolarizzazione delle multe pregresse".
Il "NO" della Cia – E’ un decreto che non ci soddisfa. Non risolve i problemi del settore lattiero caseario. Oltretutto non è rispettoso nei confronti degli allevatori che in questi anni sono stati alle regole. Quindi, nella discussione parlamentare dovrà essere necessariamente modificato. Così si è espressa la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito al decreto approvato quest’oggi. Il provvedimento -rileva la Cia- ha incontrato difficoltà anche all’interno dello stesso governo e non risponde in maniera adeguata alle esigenze dei produttori. E’ grave, in particolare, che l’annunciato Fondo per gli interventi del settore e che riguarda le aziende che hanno investito per aumentare la quota produttiva si “riempia” soltanto a partire dal gennaio del 2010. In questo modo vengono pesantemente penalizzati gli allevatori che hanno rispettato la legge. Non solo. E’ negativo il fatto che i produttori che hanno splafonato non debbano rinunciare ai contenziosi giudiziari per aderire alla reatizzazione del pagamento delle multe pregresse. Per la Cia, dunque, si pone forte l’esigenza di adeguati emendamenti parlamentari per giungere ad un provvedimento che dia un futuro alla stragrande maggioranza degli allevatori che con enorme sacrificio sono stati alle regole stabilite sulle quote latte e, contemporaneamente, concedere equi meccanismi di rientro del sistema ai produttori che vorranno mettersi in regola. Per questa ragione la Cia ha annunciato un deciso impegno affinchè il Parlamento, nell’iter di conversione del decreto, introduca quelle modifiche che finalmente consentano agli allevatori italiani di avere certezze e prospettive per le loro aziende e per la zootecnia da latte nazionale. La Cia ribadisce, inoltre, l’esigenza di accompagnare le necessarie modifiche al decreto con un Piano d’intervento che garantisca il settore zootecnico, oggi uno dei cardini dell’agricoltura italiana. Anche perchè i produttori stanno vivendo un periodo di calo dei prezzi alla stalla ed un conseguente aumento dei costi di produzione.