«La produzione di carne bovina in Italia è largamente deficitaria (circa -50%) e continuerà ad esserlo, in quanto il nostro Paese non può offrire pascoli per gli animali e, di conseguenza, non abbiamo praticamente alcuna possibilità economica di mantenere vacche nutrici che dovrebbero essere totalmente alimentate nelle stalle con costi non competitivi rispetto a tanti altri Paesi membri (Francia in primis) o Paesi terzi (Sud America). È per tale motivo che il patrimonio bovino italiano, attualmente pari a circa 6,2 milioni di capi, registra un numero di vacche da latte vicino a 1,9 milioni di capi e di vacche da carne di appena 466 mila capi. "È chiaro che la mancanza di vitelli ha portato gli allevatori italiani ad acquistare fuori dei nostri confini circa 2 milioni di capi da ingrassare nei nostri centri specializzati".
È questa l’analisi preliminare che Renzo Fossato, presidente di Uniceb (l’associazione aderente a Confcommercio che rappresenta l’Unione importatori esportatori industriali commissionari grossisti ingrassatori macellatori spedizionieri carni bestiame e derivati), traccia prima di rispondere ad alcune domande, in vista di Eurocarne il Salone internazionale delle tecnologie per la lavorazione, conservazione, refrigerazione e distribuzione delle carni in programma a Veronafiere dal 21 al 24 maggio 2009, organizzato in collaborazione con Ipack-Ima spa. Uniceb parteciperà alla rassegna come associazione di categoria.
La produzione di carne bovina in Italia sconta, accanto ad una produzione deficitaria, oneri pubblici, fiscali, previdenziali, sociali, elevati rispetto ad altri Paesi stranieri. Come restare competitivi?
"Il problema del nostro Paese non è tanto quello degli oneri pubblici, fiscali, previdenziali o sociali ma quello messo in evidenza nella premessa. L’aumento, per esempio, dei prezzi mondiali del mais e della soia ha portato conseguenze molto gravi per i nostri costi di alimentazione, a differenza dei Paesi dove per molti mesi dell’anno gli animali si alimentano autonomamente al pascolo".
Le importazioni di carni bovine hanno raggiunto il 50 per cento sulla bilancia commerciale. Quale sarà il futuro e come si verranno a delineare le rotte dell’import di carne? Cambieranno?
"Per quanto premesso, le previsioni sulle future importazioni di carni bovine sono pessimistiche. Anche per quanto concerne l’Unione europea è da evidenziare che da pochi anni è diventata importatrice netta di carni bovine e le stime sono di una riduzione continua della percentuale di autosufficienza.
«È facile la previsione di spostamento dall’Europa al Sud America (Brasile in primis) per le future importazioni di carni".
Quali sono i problemi maggiori in questa fase, nell’importazione di animali vivi dall’estero? Un accordo in seno al Wto avrebbe potuto influire sui ristalli di provenienza estera? Con quali conseguenze per la filiera della carne in Italia?
"La grande preoccupazione riguarda la diffusione sempre maggiore della blue tongue (lingua blu) in Europa, che ostacola o impedisce il rifornimento di broutard dalla Francia, nostra tradizionale fornitrice.
È noto che l’Uniceb da tre anni sta studiando la possibilità di trovare altre fonti di approvvigionamento di giovani bovini e spera che sarà possibile realizzare una prima, sia pur piccola, importazione di vitelli via mare dallo Stato brasiliano di Santa Catarina, dichiarato lo scorso anno dall’Oie (Office International des Epizooties, ndr) indenne da afta epizootica senza vaccinazione e che ha in questi ultimi giorni completato il sistema di identificazione e registrazione (anagrafe bovina) degli oltre 4 milioni di capi del suo patrimonio bovino.Ovviamente, ciò si potrà realizzare previo un accordo in sede Wto per l’annullamento degli oneri doganali o attraverso la concessione di uno specifico contingente di importazione nella Ue ad oneri doganali quasi azzerati".
Qual è il commento di Uniceb sugli esiti della Health Check della Pac (Politica agricola comune)? Le misure approvate che riflessi avranno sulla filiera della carne?
"Il compromesso raggiunto a Bruxelles su Health Check della Pac ci appare tutto sommato accettabile rispetto ai rischi che presentava inizialmente la proposta. Ora dipenderà naturalmente da come l’Italia applicherà le modifiche introdotte dall’Health Check. Tuttavia, da parte nostra siamo contenti del contenimento relativo all’aumento della modulazione obbligatoria ed al mantenimento, ancora per tre anni, della possibilità di trasferire a titolo oneroso i titoli speciali mantenendo le loro caratteristiche.
Alcuni dubbi, invece, li nutriamo circa le reali misure che potranno essere realizzate attraverso il nuovo articolo 68 a favore del settore delle carni bovine, in quanto i mezzi a disposizione ci sembrano francamente esigui, soprattutto in considerazione del fatto che questi fondi vanno divisi con i comparti del latte, del riso e dei cereali. La paura che noi nutriamo è che qualunque riduzione dei pagamenti diretti nei confronti dei produttori di carni bovine si traduca in una diminuzione della produzione, in quanto il settore senza aiuti non può in alcun modo, con i costi attuali, continuare ad essere competitivo".
Come si evolveranno gli spostamenti di animali e di carne bovina nel mondo nei prossimi anni? Quale scenario per l’Italia, l’Unione europea, gli Stati Uniti e i Paesi con economie emergenti (in particolare Brasile, India, Russia, Cina)?
"In merito all’evoluzione degli spostamenti di animali e carni, vediamo sia nell’Europa nella vecchia composizione che nei nuovi Paesi membri dell’Est una produzione in netto calo, mentre assistiamo all’esplosione del Brasile con un patrimonio bovino di oltre 200 milioni di capi ed al contemporaneo calo della produzione argentina dovuta, secondo noi, alla attuale cattiva gestione politico-economica del Governo. In futuro, invece, la Cina e l’India, due grandi nuovi Paesi emergenti con 2,5 miliardi di abitanti, potranno produrre grandissime variazioni dei mercati, dei prezzi e dei volumi scambiati.Un’altra incognita potrebbe essere rappresentata dalla Russia dove sembra che i programmi governativi siano invece per una forte ripresa dei settori bovino, suino ed ovino".