"Un uso sostenibile degli agrofarmaci è fondamentale per garantire un futuro alla nostra agricoltura, ma sono necessarie regole severe e competenze specifiche per garantire la tutela della salute umana e dell’ambiente contro i potenziali rischi connessi all’uso". E’ questo il pensiero dei dottori agronomi e dottori forestali italiani sulla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei “pesticidi”. I due provvedimenti legislativi approvati stabiliscono l’autorizzazione e la commercializzazione dei prodotti fitosanitari nonché il loro uso sostenibile e la promozione della difesa integrata. Di particolare importanza – sottolinea il Conaf – il secondo provvedimento, adottato a larghissima maggioranza, che istituisce un quadro per realizzare un uso sostenibile dei “pesticidi” riducendone i rischi e gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente e promuovendo l’uso della difesa integrata e di approcci o tecniche alternativi.
La direttiva nel dettaglio – "La direttiva – spiega Enrico Antignati, responsabile del Dipartimento agricoltura, sviluppo sostenibile ed energie rinnovabili del Conaf – impegna gli stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per incentivare una difesa fitosanitaria a basso apporto di “pesticidi”, ad adottare piani d’azione nazionali, ad assicurare che l’uso di “pesticidi” sia ridotto al minimo o vietato in aree specifiche e che l’irrorazione aerea sia vietata, a provvedere affinché tutti coloro che si occupano di fitofarmaci abbiano accesso ad una formazione adeguata e certificata, ad assicurare l’adozione di misure a tutela delle acque dall’impatto dei pesticidi".
Obiettivi condivisi – Gli obiettivi che il provvedimento stesso si prefigge, tutti profondamente condivisibili, sottolinea il Conaf, ed esplicitati nell’art. 1 (“realizzare un uso sostenibile dei “pesticidi” riducendone i rischi e gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente e promuovendo l’uso della difesa integrata e di approcci o tecniche alternativi, quali le alternative non chimiche ai “pesticidi”), "rischiano in parte di essere vanificati da come la direttiva stessa prefigura il sistema di consulenza in fase di vendita dell’agrofarmaco". Si legge infatti nel provvedimento, nelle premesse (al punto 8) e poi al Capo II (art. 6): “La vendita di “pesticidi”, anche via Internet, è un elemento importante nella catena di distribuzione ed è il momento in cui occorrerebbe fornire agli utilizzatori finali, in particolare a quelli professionali, consulenza specifica riguardo alle istruzioni in materia di sicurezza per la salute umana e l’ambiente”.
Perchè la consulenza specifica – La “consulenza specifica”, la cui importanza è più volte, e a ragione, sottolineata nel provvedimento, non deve essere fornita in fase di vendita dell’agrofarmaco (come già oggi avviene, almeno nel nostro paese) ma prima, in campagna, laddove nasce l’esigenza di difendere le colture dalle avversità di diversa natura che si presentano (insetti, malerbe, funghi, batteri, virus). "La protezione delle colture – afferma Cosimo Damiano Coretti, responsabile Dipartimento sicurezza agroalimentare del Conaf – dalle avversità deve essere effettuata con un mix di strumenti basati da un lato sulla valorizzazione di misure preventive, dall’altro sulla diagnosi e poi sulla scelta di mezzi di lotta meccanici e/o chimici". Insomma, secondo l’Ordine il corretto procedimento deve essere quello mutuato dalla medicina. "Una volta effettuata una corretta diagnosi – aggiunge Coretti -, il tecnico (o meglio, il fitoiatra) deve stabilire con quale tipo di terapia intervenire, agronomica, meccanica, fitofarmacologica, prescrivendo, se del caso, quale principio attivo utilizzare e in quale dose". Il consulente – specifica il Conaf -, correttamente definito dalla direttiva come colui che “ha acquisito un’adeguata conoscenza e fornisce consulenza sulla difesa fitosanitaria e sull’impiego sicuro dei “pesticidi”, non può però coincidere con chi ha diretti interessi commerciali ma deve, mai come in questo settore, possedere il requisito della “terzietà”. "Anche in medicina – sottolinea Antignati -, chi prescrive il farmaco è il medico, e non è l’informatore medico scientifico del farmaco che è alle dipendenze delle case farmaceutiche, né il farmacista che i farmaci li vende. Per analogia allora, la consulenza specifica dovrebbe essere fornita da parte di tecnici indipendenti con specifica competenza fitoiatrica e conoscenze approfondite nei campi della patologia vegetale, dell’entomologia, dell’agronomia, della lotta biologica e integrata". "Solo così – ribadisce il consigliere Conaf, Enrico Antignati – si garantirebbe il raggiungimento dell’obiettivo della direttiva, ovvero la tutela della salute umana e dell’ambiente contro i potenziali rischi connessi all’uso dei fitofarmaci".
Esigenza condivisa – Secondo il Conaf, l’attuazione di politiche più severe sull’uso corretto degli agrofarmaci è una esigenza diffusa e sempre più sentita: dagli enti pubblici che sono deputati ai controlli relativi al rispetto dei Criteri di Gestione Obbligatori (CGO), per quanto riguarda l’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari, che riferiscono che gran parte delle “irregolarità” riscontrate riguardano proprio il rispetto di tali norme: assenza del registro dei trattamenti, mancata registrazione dei trattamenti, utilizzo di principi attivi su colture per le quali tale p.a. non è ammesso, uso di dosi superiori a quelle ammesse. C’è interesse da parte della Grande distribuzione organizzata che, con l’introduzione del protocollo GLOBALGAP volto a definire standard di produzione dei prodotti ortofrutticoli condivisi e accettati dai maggiori gruppi della distribuzione europea, cerca soluzioni sempre più stringenti per rispondere alle crescenti esigenze di sicurezza alimentare e di rispetto dell’ambiente. E infine, da parte dei consumatori finali sempre più attenti alla salubrità degli alimenti e al rispetto dell’ambiente.