“In una fase in cui le imprese agricole fanno i conti con crescenti ed onerosi costi di produzione e contributivi, il decreto legislativo 194/2008 in materia di controlli sanitari pone ulteriori problemi che rischiano di mettere in seria difficoltà economica migliaia di produttori, a causa di aumenti di costi che si prospettano vertiginosi (anche del 300-400%). Per questo motivo è assolutamente necessario una revisione complessiva del provvedimento. E, nel frattempo, è indispensabile una proroga al pagamento delle tariffe che molte Regioni hanno già richiesto”. E’ quanto sottolinea il presidente della Cia Toscana, Giordano Pascucci, che ha anche inviato una lettera all’assessore al Diritto alla salute della Regione Toscana, Enrico Rossi, per sollecitare, da parte della Regione, un intervento nei confronti del ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali Maurizio Sacconi.
Aumenti vertiginosi – “Siamo in presenza – sottolinea Pascucci – di un aggravio tariffario che mette sullo stesso piano sia la piccola azienda agricola che la grande industria di trasformazione. Un provvedimento, dunque, inadeguato e la sua ridiscussione diventa quanto mai impellente, proprio per evitare agli agricoltori nuovi gravami che possono pesare in modo opprimente sulla gestione aziendale e compromettere la stessa competitività”. La Cia Toscana è a conoscenza del fatto che già alcune ASL, sul territorio, stanno informando le imprese agricole riguardo l’entità delle tariffe da pagare per i controlli ufficiali. Tenuto conto della necessità di chiarire ancora molti punti della norma e in attesa degli indispensabili chiarimenti interpretativi e sulle modalità di versamento dei contributi, la Cia chiede alla Regione Toscana di invitare le Asl a sospendere eventuali richieste di pagamento delle tariffe.
Chiarimenti dalla Regione Toscana – “Affinché sulla materia vi sia una adeguata e corretta informazione delle imprese agricole – aggiunge Alessandra Alberti, responsabile servizio qualità e sicurezza alimentare della Cia toscana – riteniamo impellente un chiarimento, da parte della Regione, sulle tipologie di attività produttive interessate dall’applicazione di tale norma, sull’eventuale collegamento tra entità della tariffa e rischio sanitario specifico per tipologia di azienda, sulla possibilità di prevedere un adeguamento delle tariffe per le imprese che necessitano di diversi controlli ufficiali nel medesimo stabilimento, che verrebbero fortemente penalizzate da tale provvedimento e andrebbero incontro a pesanti difficoltà”.
Le perplessità – “Il provvedimento – aggiunge il presidente della Cia toscana – se da un lato introduce tariffe uniformi per tutto il territorio nazionale, al fine di evitare eventuali problemi di disparità di trattamento a livello territoriale, dall’altro lascia notevoli perplessità”. Tra queste, Pascucci, evidenzia la mancata consultazione con tutte le parti soggette ai controlli prima della stesura definitiva del decreto. Ad essa si aggiungono l’estensione ad ulteriori categorie della filiera alimentare e l’aumento dell’entità di quelli preesistenti e il poco chiaro collegamento tra entità della tariffa e il rischio sanitario specifico per tipologie di aziende. Non solo. L’Italia è l’unico stato Ue ad aver recepito le disposizioni del regolamento comunitario. Con questo la Cia Toscana non vuole certamente esprimere un giudizio negativo sui controlli sanitari sugli alimenti, che rappresentano una priorità assoluta. Da qui, però, ad arrivare ad oneri che rischiano di mettere in ginocchio settori come quello dell’allevamento di bestiame e quelli della produzione di miele, di sughi, di marmellate, ma anche le cantine e le aziende che vendono latte crudo, significa adottare misure penalizzanti e non orientate allo sviluppo.