Quote latte, “Rispettare le regole e tutelare le produzioni locali”

“Se il decreto legge sulle quote latte non verrà modificato in maniera sostanziale durante la discussione parlamentare, siamo pronti a ricorrere nelle sedi giudiziarie competenti, insieme alle Regioni che hanno già annunciato l’intenzione di procedere ai ricorsi, chiedendo anche gli eventuali danni subiti dagli allevatori”. Lo sottolinea Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana, aderendo all’iniziativa della Cia nazionale.

Salvaguardare la filiera toscana – Nello stesso tempo la Cia toscana ha apprezzato le indicazioni presentate dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini, per “traghettare” nel corso di tre anni la Centrale del Latte di Firenze fino alla completa privatizzazione. Però ricorda la Cia non è sufficiente pensare alla privatizzazione in 36 mesi senza uno sforzo comune per rafforzare l’intera filiera del latte legando maggiormente la Centrale agli allevamenti toscani. “E’ necessario – spiega Pascucci – ampliare e mantenere il bacino produttivo dell’area e per questo chiediamo che nella nuova assegnazione delle quote latte non devono essere penalizzate le aree e gli allevamenti dell’Italia centrale e della Toscana. Tutto il lavoro che la Regione Toscana sta facendo per la Centrale sarebbe vanificato se non viene prima di tutto salvaguardata e rafforzata la filiera toscana, che pur avendo quantità modeste esprime una grande qualità soprattutto con il latte fresco, come viene riconosciuto dai consumatori toscani che acquistano il latte del territorio”. Le produzioni di latte toscano che non rappresentano grandi numeri in termini di quantità, sono però in grado di esprimere una elevata qualità e permettono il mantenimento delle aree rurali e montane, sia a livello occupazionale e quindi economico, nonché a livello ambientale.

Quote latte – Ma l’emergenza per gli allevatori toscani è la vicenda delle quote latte. In questo senso il presidente Pascucci ha fatto chiarezza: “il decreto predisposto dal ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia è assolutamente inaccettabile – ha dichiarato Pascucci – ; per questo motivo deve essere modificato in molte sue parti, proprio per garantire i produttori che hanno rispettato le regole che, altrimenti, verrebbero penalizzati in modo che giudichiamo assurdo. Sono, quindi, legittime le proteste, che condividiamo e sosteniamo, degli allevatori che si sono mobilitati in diverse zone del Paese”.
 
Soluzioni – La Cia ha presentato alla Commissione di Palazzo Madama le proposte della Confederazione per cambiare in molte parti il decreto legge. Proposte che sono state sottoposte anche all’attenzione dei vari gruppi parlamentari. “Tra le nostre richieste – ricorda Pascucci – c’è, soprattutto, quella di un adeguato finanziamento del Fondo di intervento riservato agli allevatori che hanno investito nell’acquisto di quote. Nel decreto non c’è traccia dei 500 milioni di euro che il ministro aveva annunciato. Per noi, invece, è indispensabile che queste risorse vengano individuate e rese operative”. Fra le altre proposte della Cia: il fatto che gli allevatori che aderiscono alla rateizzazione devono rinunciare ai contenziosi giudiziari, come per altro già prevede la legge 119, che va modificata l’attuale proposta di assegnazione della quota, garantendo, dopo i produttori che hanno avuto la quota “b” tagliata, gli affittuari di quota e che bisogna prevedere che venga assegnata l’intera quota b e non quella prodotta nella campagna scorsa. Secondo il presidente della Cia toscana, è necessario, inoltre, abrogare la franchigia del 5 per cento della quantità splafonata, in quanto non sembra equo non considerare chi si è impegnato a mantenere il proprio aumento di quota nei limiti fisiologici, e va modificato l’attuale meccanismo di rateizzazione, introducendo una norma che preveda che l’assegnazione di nuova quota faccia partire il pagamento del debito in modo tempestivo. Allo stesso modo va anche abrogato l’articolato che – ha rimarcato la Cia- prevede già nella campagna in corso, cioè in modo retroattivo, la restituzione del prelievo pagato in eccesso anche ai produttori non titolari di quota ed a quelli che abbiano superato il 100 per cento del proprio quantitativo di riferimento individuale.

 

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