Tra gli scenari presenti e futuri quello delle energie rinnovabili è senz’altro uno dei più importanti, con cui tutto il mondo produttivo deve confrontarsi. Non da meno KWS, impegnata come è da sempre nell’ambito della ricerca agronomica, oggi sta investendo molto sulle piante da bioenergie, in particolare su mais e barbabietola per la produzione di bioetanolo e biogas, sulla colza, invece, per il biodiesel. Volano fondamentale di questi investimenti, tesi a migliorare la qualità e la quantità delle produzioni agricole, sono i rapporti con i più importanti centri di ricerca universitaria, italiani ed internazionali, che il gruppo KWS ha intrapreso da diversi anni.
Ricerca– In Italia, tra le varie collaborazioni, KWS ha in corso da un anno con l’Università di Bologna, una prova triennale di rotazione per colture dedicate alla produzione di biogas (mais, sorgo, girasole e triticale). Mauro Vecchiettini docente di Agronomia Generale, presso l’Università di Bologna ha dichiarato: “Il contributo di KWS a questa ricerca è molto importante perché non si limita esclusivamente ad un supporto finanziario, ma ad una ricerca integrata attraverso il loro attrezzatissimo laboratorio. L’obiettivo della ricerca è finalizzato a verificare la qualità delle biomasse, ricavate dalla rotazione di due colture, o semplicemente di una, nell’arco dello stesso anno. Fra tre anni potremmo avere dei dati attendibili sul versante qualità e quantità, in relazione ai costi. In pratica – continua Vecchiettini – l’Università fa le prove di campo per rilevare le produzioni di biomassa e KWS in laboratorio per la ricerca del potere metanigeno di queste biomasse. In Italia si può dire che KWS è una delle poche aziende che sta operando in questa direzione, perché si tratta di sperimentazioni molto complicate, che oltre ad un costo notevole di apparecchiature necessita di un know how molto elevato”.
Il mais è in assoluto la pianta con più potere metanigeno e KWS ha avviato un serrato programma di studio per la produzione di biogas.
Obiettivi – L’intento è ottenere ibridi predisposti a produrre abbondante massa verde con una qualità idonea alla formazione di metano. Il mais da biomassa oggi viene coltivato nelle aree circostanti agli impianti di produzione del biogas, in particolare modo nella Pianura Padana, ma l’interesse verso le energie rinnovabili sta crescendo e anche il centro e sud Italia possiedono impianti e colture dedicate. In Italia siamo ancora agli inizi. Per avere un’idea del potenziale esistente basti pensare che in pochi anni possiamo avere almeno 1000 impianti da 1 Mw, il che significa tra 200.000 e 300.000 ettari di colture dedicate. Un dato che tradotto in termini di produzione energetica coprirebbe il rifornimento di elettricità e calore per circa 2 milioni di persone. Il tutto a zero emissioni di CO2, infatti quella liberata dall’impianto è pari a quella assorbita dalle colture dedicate tramite l’attività di fotosintesi. Da un punto di vista economico, il gestore dell’impianto ha delle agevolazioni fiscali.
Remunerazione – Queste, però, da sole non bastano per un’adeguata remunerazione, è necessario, infatti, che il gestore possa avere a disposizione materiale verde per tutto l’anno, per non andare in perdita. Alla quantità poi, si aggiungono altri fattori legati ai valori di mercato, quali la qualità del prodotto e la possibilità di conservarlo il più a lungo possibile. Affinati questi parametri, è indubbio che per l’agricoltore questo tipo di colture può costituire una buona fonte di guadagno e anche l’ambiente, nel contempo, ne trarrebbe un gran beneficio, per la significativa riduzione delle emissioni di CO2 nell’aria. KWS ha inoltre un altro importante primato. È la prima ditta sementiera che ha avviato anche un programma di selezione della barbabietola per la produzione di biogas e che sta sviluppando studi relativi a: tecniche di coltivazione, macchine per la raccolta dell’intera pianta, lavaggio delle radici, tecniche di insilamento. La barbabietola non è solo una pianta formidabile per lo zucchero, ma rappresenta una matrice organica particolarmente idonea anche per produrre biogas. Questo è quanto risulta dagli studi che la KWS sta svolgendo da circa 1 anno in Germania, in collaborazione con alcune ditte produttrici di impianti di biogas ed alcune Università. Infatti, l’aggiunta della barbabietola (foglie più radici) agli insilati di cereali, aumenta la resa in biogas e riduce i tempi di “digestione”. I positivi risultati che si stanno ottenendo in Germania sono attentamente seguiti anche da alcuni operatori della filiera bieticola italiana, per valutare la possibilità di rilanciare la coltivazione della barbabietola per biogas, in aree non più interessate alla produzione dello zucchero.