Assicurare la presenza del tradizionale agnello pasquale sulle tavole delle popolazioni colpite dal terremoto già costrette a subire tante privazioni e aiutare i pastori abruzzesi danneggiati è l’obiettivo del piano nato dalla collaborazione tra Coldiretti e l’Assessorato all’agricoltura dell’Abruzzo. Lo rende noto l’ unità di crisi della Coldiretti che invita anche la distribuzione commerciale e tutti i cittadini italiani ad acquistare agnello e formaggi di provenienza nazionale e abruzzese come gesto di sostegno all’economia locale.
L’impegno di Coldiretti – Nelle zone colpite, nonostante le difficoltà organizzative e logistiche, la Coldiretti sta lavorando nella definizione delle modalità di raccolta, macellazione e trasporto logistico per fare arrivare la carne nei campi allestiti dopo il sisma, ma anche per garantire ai pastori un prezzo equo importante per evitare che si verifichino sul mercato speculazioni al ribasso nei compensi riconosciuti negli allevamenti a causa delle difficoltà provocate dal terremoto. Il terremoto – spiega la Coldiretti – ha infatti allontanato i turisti e ridotto le spedizioni verso le grandi città come Roma dove storicamente vengono acquistati agnelli abruzzesi considerati di grande qualità.
L’agnello c’è – Si stima che la carne di agnello viene servita quasi in una tavola su tre tra quelle imbandite per il tradizionale pranzo di Pasqua, che rappresenta un appuntamento determinante per la sopravvivenza dei pastori poiché – sottolinea la Coldiretti – in occasione di questa festività si acquista quasi la metà degli 1,6 chili di carne di agnello sono in media consumati in un anno da ogni italiano. La carne di agnello viene servito a tavola nelle classiche ricette al forno, arrosto con le patate, al sugo o brodettato, ma le festività pasquali rappresentano anche – precisa la Coldiretti – l’occasione per recuperare i piatti storici della transumanza (in Abruzzo agnello cacio e ova, il molisano agnello sotto il coppo, nel Lazio l’abbacchio alla scottadito) con l’effetto di consentire la sopravvivenza di un mestiere antico ricco di tradizione che consente la salvaguardia di razze in via di estinzione e vantaggio della biodiversità del territorio. Tuttavia la metà della carne di agnello in vendita durante il periodo pasquale rischia di essere importata, soprattutto dai paesi dell’est, all’insaputa dei consumatori e spacciata come made in Italy. Una situazione che – denuncia la Coldiretti – danneggia gli allevamenti italiani e gli stessi cittadini consumatori, vista anche la superiore qualità della produzione nazionale.
Tradizione – Per garantirsi acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio della Coldiretti è dunque quello di preferire carne di agnello a denominazione di origine, quella garantita da marchi di provenienza territoriale, o di rivolgersi direttamente ai pastori, quando è possibile. La Coldiretti chiede che venga esteso anche alla carne di agnello l’obbligo di indicare l’origine in etichetta al pari di quanto avviene per quella bovina e di pollo e sta lavorando per riconoscere una denominazione Igp (Indicazione geografica protetta) per l’agnello dell’Italia Centrale. Per quanto i prezzi quelli riconosciuti agli allevatori italiani sono diminuiti di oltre il 10 per cento rispetto allo scorso anno e oscillano in questo momento tra i 3 e i 4 euro al chilo e non ci sono quindi le condizioni – conclude la Coldiretti – per aumenti al consumo dove occorre comunque vigilare per evitare speculazioni.