ROMA – Ministro Zaia, quale è lo stato di salute dell’agricoltura italiana? Quali sono i punti di forza attuali e le debolezze più evidenti?
Vogliamo iniziare con dei dati? L’Italia vanta 4.500 prodotti tipici e 176 marchi Dop e Igp. Quindi la salute è perfetta e viene mantenuta tale con impegno e costanza. I punti di forza sono tanti, alcuni donati da Dio che ha creato questa terra, parlo di tutta la penisola, capace di produrre delle meraviglie della natura, altri sono umani e si chiamano impegno, volontà, dedizione, amore per la propria terra. Vi sono debolezze che sono state messe in luce da più parti, che il Ministero conosce e che sono sproni ad un costante miglioramento. Infatti possiamo parlare di uno scarso ricambio generazionale ma dobbiamo anche dire che è in atto un poderoso riavvicinamento all’agricoltura e che questo dato negativo diventa sempre più un problema del passato a fronte di un futuro che vedrà una continuità generazionale nella cura della terra. Lo stesso si può dire in relazione alla minore estensione delle imprese nel nostro paese; ma anche questo è un dato che sta modificandosi e che vedrà l’aumentare delle estensioni terriere agricole. So che si critica la scarsa ricerca nel campo agroalimentare; questo dato parla del medioevo, noi viviamo, ora, un rinascimento culturale agroalimentare. Stiamo studiando, stiamo confrontando e, non dimentichiamo, ospitiamo il G8 agricolo, superba occasione di confronto e di osmosi conoscitiva.
Revisione PAC: dopo l’intesa raggiunta sull’Health Check, dello scorso novembre, che ridisegna la politica agraria comune fino al 2013, quali saranno gli sviluppi per la nostra agricoltura e le scelte per l’Italia?
La riforma della Politica agricola comune (PAC) è stata adottata con l’obiettivo di promuovere un’agricoltura più orientata al mercato e piu’ competitiva. Il maggior cambiamento è stato quello di eliminare il collegamento tra il sostegno e la produzione, anche se forme accoppiate di sostegno diretto hanno continuato ad esistere. Di fronte ad un mercato agricolo internazionale altamente concorrenziale, il settore agricolo italiano deve saper coniugare il rispetto dei tradizionali processi di coltura e di trasformazione con la modernizzazione delle aziende, la costante attenzione alla qualità dei prodotti e all’ambiente, la tutela del lavoro e delle prospettive occupazionali. In questo percorso è decisivo l’apporto delle giovani generazioni di imprenditori che dovranno adeguare la sapienza antica del governo della terra alle grandi sfide del presente. L’economia virtuale ha fallito: per troppo tempo è vissuta alle spalle degli agricoltori. Da questa crisi emerge un dato chiaro: bisogna difendere l’agricoltura e i suoi valori, non solo economici, ma anche di cultura e di tradizione. Questo significa che le previsioni degli economisti negli ultimi anni si sono rivelate tutte sbagliate, dal momento che predicavano la necessità di chiudere l’agricoltura occidentale per trasferirla nei paesi in via di sviluppo. Ci parlavano di eccedenza; ora siamo consapevoli invece che bisognerebbe raddoppiare la produzione. Dobbiamo difendere le produzioni e insieme difendere qualità e consumatori. E’ sbagliato costringerci ad un confronto squilibrato con l’agricoltura di Paesi che non hanno i nostri standard qualitativi e di tutela sociale.
Fra le difficoltà avvertite dal mondo agricolo, oltre alla questione Ici sui fabbricati rurali che si è positivamente risolta, ci sono la scadenza, della proroga per gli sgravi contributivi previdenziali (per le aziende delle zone svantaggiate o montane), e il taglio della Finanziaria delle risorse per il fondo per le assicurazioni agevolate dalle calamità atmosferiche (che negli ultimi giorni ha ottenuto il parere favorevole della Commissione agricoltura della Camera). Quale è il suo punto di vista e come pensa di intervenire?
Un importante segnale gli imprenditori agricoli lo hanno avuto con l’approvazione definitiva del Decreto Milleproroghe che contiene la norma secondo cui i fabbricati rurali non sono soggetti all’Ici indipendentemente dall’iscrizione in catasto con attribuzione di rendita. Non vengono, infatti, considerati fabbricati ai fini dell’imposta comunale sugli immobili le unità immobiliari iscritte o iscrivibili nel catasto dei fabbricati per i quali ricorrono i requisiti di ruralità. Inoltre il DL sulla competitività comprende l’inserimento della proroga al 31 dicembre 2009 delle agevolazioni previdenziali per gli agricoltori che siamo comunque riusciti a comprendere nel maxiemendamento. Stiamo anche appuntando un provvedimento per creare un Fondo di Solidarietà per le calamità atmosferiche.
Le Regioni – guidate dall’Assessore all’agricoltura della Puglia, e presidente della commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, Enzo Russo – l’hanno recentemente accusata di non applicare il federalismo in agricoltura, di non fare concertazione con le Regioni e tagliare risorse. Cosa risponde?
Non è vero. Sono Ministro della Repubblica e federalista. La critica è infondata alla radice. Secondo me per raggiungere il federalismo si deve utilizzare, come leva l’agricoltura. Parlare di federalismo non è dissertare di politica astratta ma è rendersi conto che i soldi sono dove viene prodotto reddito, quindi, anche nei campi. E’ lì che approdano le nuove tecnologie e si rinnova l’hardware del paese. La mia politica è concertare le politiche del mio Ministero. Ma attenzione, la concertazione non è la paralisi. Certo che poi ognuno deve fare la sua parte ed assumersi le proprie responsabilità.
Le operazioni “tolleranza zero”, da lei promosse, su vino, olio, pesce, pomodori e quant’ altro, hanno ottenuto un tangibile successo: quanto è importante difendere il “made in Italy”, e quali sono gli strumenti principali di tutela e promozione che intende applicare?
La filosofia della “tolleranza zero”, che ha caratterizzato fino ad ora il mio mandato, continua a dare i suoi frutti. Colpisce che qualcuno pensi di poter impunemente mettere a repentaglio la salute dei consumatori. Mi sono sempre battuto in sede europea per introdurre l’etichettatura d’origine obbligatoria per tutti i prodotti alimentari perché tutelare i cittadini-consumatori, soprattutto in questo periodo di crisi, è un dovere a cui nessuna istituzione deve sottrarsi. Il Disegno di legge approvato il 20 febbraio sancisce un patto forte fra produttori, trasformatori e consumatori, che saranno chiamati a stabilire per quali prodotti dovrà essere obbligatorio, e in che termini, indicare l’origine in etichetta. Il “made in Italy” si traduce in visibilità, esportazione, aumento di flussi turistici.
Mancano pochi giorni al primo G8 agricolo, che si terrà a Cison di Valmarino: che cosa si aspetta da questo summit con gli altri Ministri dell’agricoltura e quale sarà il contributo che intende portare?
Il G8 sarà una grande occasione per ridisegnare l’agricoltura mondiale partendo dal tema che ci è stato consegnato a Toyako, lo scorso luglio. Il che si traduce nell’affermare il valore di questa economia reale, che, a differenza di quella virtuale, resiste alle tempeste finanziarie internazionali. Insieme agli altri Paesi si dovrà individuare una strategia comune, vincente, per fronteggiare le prossime spirali dei prezzi agricoli e limitare l’impatto di future, immancabili, emergenze alimentari. Tutti siamo consci che l’emergenza alimentare, di cui mai si sarebbe pensato di dover parlare nell’evolutissimo terzo millennio, può essere superata grazie ad un ritorno, imponente, all’agricoltura. Assumendo la presidenza del primo G8 agricolo, ci prendiamo la responsabilità di tracciare una strada condivisa per uscire dalla crisi e per rispondere all’emergenza alimentare mondiale, restituendo alla produzione agricola e ai contadini il ruolo centrale che spetta loro nell’economia, abbattendo gli sprechi, per i quali paghiamo oggi, tutti, un costo sociale, oltre che economico, non più sostenibile. L’era di coordinamento e cooperazione tra i Paesi del G8 e tra questi e le economie emergenti, di cui ha parlato il Presidente del Consiglio riferendosi al summit della Maddalena si può, a mio avviso, attagliare perfettamente al settore della produzione agroalimentare, che ha come binario, il mandato dettato dal vertice dei leader di Toyako seguito al summit FAO. L’obiettivo auspicato, è, quindi, realizzare una Global Partnership, con al centro delle attività la sicurezza alimentare.
Signor Ministro, cosa ne pensa della proposta di legge che vuole ridurre il tasso alcolemico al 2% (attualmente è 0.5% grammi di alcol ogni 100 ml di sangue)? Non pensa che alle aziende agricole italiane, che hanno già troppi problemi e concorrenza, serva una maggiore tutela e in questo senso una politica di educazione alimentare e non di proibizionismo, paragonando il vino ai superalcolici? (*)
Scaricare sul vino è un falso problema. Il dramma delle stragi del sabato sera non si risolve imponendo il tasso alcolemico zero o chiudendo prima le discoteche. Il vero punto è la prevenzione: dobbiamo far capire ai giovani il valore della vita e quello che rischiano spingendo l’acceleratore. Il futuro del vino non può prescindere dall’avvicinamento dei giovani a questo prodotto. Ma tutto ciò deve avvenire nel modo corretto, per questo sono dalla parte di chi promuove un consumo responsabile e di qualità.
Ministro, quale è il messaggio che si sente di dare ai giovani che pensano ad un futuro in agricoltura?
L’agricoltura e’ giovane. L’Italia, insieme a pochissimi altri Paesi è segnalata a livello comunitario per la bassissima presenza di giovani dediti alle attività agricole. In questo ultimo anno però abbiamo dei dati incoraggianti: 100 mila aziende guidate da giovani imprenditori, che da soli fatturano il 75% in più rispetto alla media del settore. A noi il compito di sostenerli ed aiutarli, al mondo dei media quello di raccontare un settore strategico per tutto il sistema produttivo del Paese, uscito finalmente dal cono d’ombra cui era stato relegato. La parola d’ordine è: ricambio generazionale. Il mio compito è quello di aiutare tutti quei giovani che vogliono riscoprire la terra. Anche perché penso che,a dispetto delle circostanze sfavorevoli, si dimostrino molto reattivi e pronti a cogliere le sfide del mercato. Insieme dobbiamo restituire a questo settore, strategico per l’economia italiana, il ruolo e l’immagine autorevole che gli spetta. I nostri territori producono qualità ed è questa la chiave per affrontare le nuove sfide del futuro. Abbiamo costi di produzione altissimi e viviamo in un mercato che oggi ci penalizza, ma i giovani che desiderano dedicare la loro vita all’agricoltura sono tanti e tante le loro capacità. Ed io ho fiducia in loro.
(*) Domanda selezionata fra quelle giunte alla redazione di agricultura.it da parte dei lettori, ed è stata formulata da Gerardo Giuratrabocchetti, titolare dell’azienda vitivinicola Cantine del Notaio, di Rionero in Vulture (Pz)