Prosegue la querelle su Ici e fabbricati rurali. Con l’approvazione del decreto milleproroghe e la definitiva esclusione dei fabbricati rurali dall’ICI, si rende necessario per i contribuenti che nei mesi scorsi hanno ricevuto dai Comuni degli avvisi di accertamento, provvedere alla richiesta di annullamento degli stessi. Annullamento che in alcuni casi i Comuni si ostinano a non concedere.
La legge – Il decreto milleproroghe ha riconosciuto che i fabbricati che rispondo alle condizioni di ruralità, non sono considerati fabbricati anche ai fini della determinazione dell’ICI. La strada scelta dal legislatore ha attribuito alla norma un evidente effetto retroattivo. Già dalla fine del 2007 alcuni Comuni, anche in Toscana, si sono affrettati a notificare ai titolari di fabbricati rurali, gli avvisi di accertamento con recupero dell’imposta fin dal 2003. In alcuni casi gli stessi contribuenti hanno preferito mettere mano al portafoglio e pagare, in altri, hanno impugnato i suddetti accertamenti e presentato ricorso presso la Commissione tributaria, in altri ancora, non hanno fatto nulla. Nel primo caso (pagamento effettuato) il contribuente può presentare entro 48 mesi un’istanza di rimborso. In caso di risposta negativa da parte del Comune o di mancata risposta nel termine di 90 giorni, il contribuente può presentare ricorso in Commissione Tributaria.
Il ricorso – Per i ricorsi già presentati è opportuno che il contribuente presenti una memoria difensiva alla Commissione tributaria competente anche se sarebbe auspicabile un atto di buon senso dei Comuni, per dichiarare la “cessata materia del contendere”. Nell’ultima ipotesi, se non sono trascorsi 60 giorni dalla notifica dell’avviso di accertamento, il contribuente deve presentare una istanza di annullamento in autotutela dell’avviso stesso.